Negozi sempre più in crisi
Gli storici chiudono, resiste il «food»

Con la crisi cambiano i consumi e il volto della città che ospita le attività commerciali si trasforma. Le saracinesche dei negozi storici si abbassano, anche i grandi marchi abbandonano il campo per approdare nei centri commerciali. Di contro spopola il «food».

Con la crisi cambiano i consumi e il volto della città che ospita le attività commerciali si trasforma. Le saracinesche dei negozi storici si abbassano, anche i grandi marchi abbandonano il campo per approdare nei centri commerciali.

Di contro il «food» spopola, con piccoli ristoranti e sushi bar che ridanno vita a zone della città per anni dimenticate.

Anche i professionisti risentono della crisi e i più innovativi decidono di uscire dai classici appartamenti e di mettersi in vetrina, affittando i negozi del centro, dove possono contare sul passaggio di papabili clienti.

«I negozi si convertono in uffici di professionisti perché hanno la vetrina e sono più visibili – spiega Emanuele Locatelli, titolare dell’agenzia immobiliare Remondini RE –. È una moda che arriva dal Nord Europa e dalla Spagna e che inizia a vedersi anche a Bergamo, anche per il fatto che i costi degli affitti dei negozi si sono abbassati. In via Previtali, ma non solo, si vedono degli esempi, con uffici di professionisti aperti, si tratta di avvocati, pratiche auto, cliniche dentali low cost. Una volta i professionisti potevano contare sul passaparola, ma con la crisi soffrono e andando in vetrina sono sicuramente più visibili».

Alcuni settori tengono più di altri, primo fra tutti l’alimentare. Ma anche qui l’andamento del mercato fluttua in base alle mode, con i sushi bar che stanno soppiantando i kebab: «Il settore alimentare continua a tenere abbastanza bene, soprattutto laddove viene proposto un prodotto di qualità, di nicchia, che non è possibile acquistare nella grande distribuzione – continua Emanuele Locatelli –. Va moltissimo il food, con molti negozi che si convertono in ristorantini e sushi bar, basta vedere il caso di piazza Pontida o in viale Papa Giovanni XXIII. Funzionano bene i profumi, la telefonia e l’abbigliamento, ma a condizione che sia low cost o adattato alla crisi con la formula outlet. Molto bene vanno anche i negozi che vendono prodotti monomarca, così come non sembrano risentire della crisi, nel caso di piccoli ambienti, i negozi compro oro e, negli spazi più ampi, le sale giochi. In netta controtendenza sono invece i kebab e i negozi per la vendita di sigarette elettroniche che avevano fatto registrare un boom a inizio 2013. Più in generale è possibile dire che chi resiste è chi si rinnova e investe sul layout del negozio, restando competitivi si riesce quantomeno a galleggiare. Un’altra tendenza registrata è il continuo turn over di negozi, che aprono e chiudono molto più velocemente».

Per saperne di più leggi L’Eco di Bergamo del 23 marzo

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