Pagateci o smontiamo l’ospedale
L’ultimatum degli imprenditori

«La nostra pazienza è esaurita. Ma soprattutto è esaurita la nostra capacità di sopravvivenza: se entro il 10 dicembre non riceveremo le spettanze, e siamo in molti ad aspettare i pagamenti dal 2010, con le scadenze che incombono, rischiamo di saltare in aria».

«La nostra pazienza è esaurita. Ma soprattutto è esaurita la nostra capacità di sopravvivenza: se entro il 10 dicembre non riceveremo le spettanze, e siamo in molti ad aspettare i pagamenti dal 2010, con le scadenze fiscali, gli stipendi e le tredicesime che incombono, rischiamo di saltare in aria. E non lo permetteremo».

«Non sarà consentito a nessuno di mettersi delle medaglie giocando con la nostra pelle. L’inaugurazione del nuovo ospedale di Bergamo, ormai imminente, salterà. Lo diciamo all’Azienda ospedaliera e alla Regione: pagateci il dovuto o vi smontiamo l’ospedale».

Parlano in coro, diversi imprenditori che hanno lavorato, in subappalto, alla realizzazione del Papa Giovanni XXIII, e sottolineano che la decisione di un «preciso piano di smontaggio della struttura ospedaliera» è stata presa all’unanimità in una riunione alcuni giorni fa tra tutti gli imprenditori che per far valere le loro ragioni si sono affidati alla Lia di Bergamo, Liberi imprenditori associati.

La vicenda è esplosa proprio un anno fa, con una manifestazione nel novembre 2012, poco prima che l’ospedale aprisse a dicembre: decine di imprenditori che, dopo aver lavorato in subappalto della Dec spa di Bari (capofila dell’associazione temporanea di impresa che si è assicurata il contratto di costruzione, oggi in concordato preventivo e citata per danni dalla stessa Azienda ospedaliera), lamentavano di non essere stati saldati.

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