Stezzano, interrogata la contabile
Zenca dal carcere non risponde

Si è svolto in carcere nella mattinata di martedì 2 dicembre l’interrogatorio di Garanzia per Loredana Zenca, la ragioniera del Comune di Stezzano finita in cella per peculato. La contabile si è avvalsa della facoltà di non rispondere e resta in carcere.

Si è svolto in carcere nella mattinata di martedì 2 dicembre l’interrogatorio di Garanzia per Loredana Zenca, la ragioniera del Comune di Stezzano finita in cella per peculato. L’interrogatorio era riferito alla seconda ordinanza di custodia cautelare in carcere e si è svolta alla presenza del gip Alberto viti, del legale della donna Enrico Pelillo e del pm Giancarlo Mancusi.

A sorpresa Loredana Zenca si è avvalsa della facoltà di non rispondere: scegliendo la strada del silenzio, la ragioniera resterà in carcere ed è probabile che nelle prossime settimane sarà chiesto un interrogatorio davanti al pm. Nel frattempo l’avvocato Pelillo ha chiesto un’istanza di riesame al Tribunale di Brescia, con molte probabilità per una richiesta di scarcerazione della sua assistita.

Il nodo resta uno: nelle casse di una gioielleria sarebbe finiti alcune migliaia di euro che – almeno sulla carta – dovevano servire a banchi e sedie degli alunni delle medie, oppure per la manutenzione delle strade. Nel rapporto delle Fiamme Gialle, che è stato spedito al pm Giancarlo Mancusi, titolare dell’inchiesta, c’è un lungo elenco di mandati di pagamento, per un totale di oltre 870 mila euro di soldi pubblici spesi dal 2011 al 2013. Sono tutti soldi spesi illecitamente? Non è detto: la Guardia di Finanza dovrà analizzare una per una tutte le voci di pagamento e controllare se a ciascuna corrisponde effettivamente l’acquisto di un bene o servizio a favore del Comune di Stezzano. Ma fra i mandati di pagamento a cui ha fatto seguito un bonifico alla gioielleria ci sono voci giustificative di per sé più che sospette: «spese per pubblicità», «canone affitto», «aggiudicazione canone», «oneri correnti».

Per chi indaga, Loredana Zenca «clonava» i mandati di pagamento: a uno corretto (per esempio per l’acquisto di arredi per le scuole medie) ne affiancava uno destinato alla gioielleria, utilizzando fra l’altro gli stessi codici di riferimento che rimandano alle delibere di spesa. Nel report della Guardia di Finanza sono però elencati anche altri destinatari di bonifici. Ci sono i conti correnti di moglie, suocera e madre di Kenrick Kavanagh, il comandante della polizia locale reo confesso, quelli del mobilificio di Gian Angelo Monticelli a Lurano, entrambi indagati per concorso in peculato. Ci sono acquisti effettuati al negozio «Forme e Colori» di Treviglio: piatti, pentole, oggetti di arredamento e capi di abbigliamento. Al «Magazzeno moderno» di Treviglio Loredana Zenca avrebbe invece acquistato (con i soldi del Comune) prodotti per la casa, giustificandoli come «acquisti del Comune disposti in favore di famiglie appena formate o comunque bisognose».

Ci sono poi altri bonifici su cui non è stata ancora fatta chiarezza. Si tratta di altri pagamenti a esercizi commerciali (fra cui una nota catena di materiale tecnologico) e a privati cittadini: sono complici di Loredana Zenca? Come il comandante dei vigili, anche queste persone fornivano conti d’appoggio al solo scopo di diversificare la distrazione dei soldi dalle casse comunali? Presto per dirlo: le indagini sul punto sono ancora in corso e servirà tempo per chiarire ogni singola posizione. Il giudice prospetta la presenza di «altri complici», che «sono al momento ignoti» ed è anche per questo che ha disposto il carcere per la ragioniera, ravvisando il pericolo di reiterazione del reato.

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