Ucraina, il terrore dei civili. Avanti con le operazioni militari. Di Maio: nuove sanzioni dall’Italia

La guerra Restano ancora bloccati 200mila civili in attesa di essere evacuati da Mariupol, dove per seconda volta è stato sospeso il corridoio umanitario e la gente, secondo la Croce Rossa, «vive nel terrore». Putin accusa Kiev di aver impedito l’operazione, perché «non rispetta gli accordi raggiunti su queste questioni umanitarie». E il suo governo annuncia che le «operazioni militari» vanno avanti, e praticamente tutte le forze aeree ucraine «sono state distrutte».

Raid aerei russi hanno colpito attorno alle 19 locali di domenica 6 marzo diversi edifici militari e governativi e istallazioni a Kharkiv, tra cui la torre della Tv. Lo riferisce il consigliere del ministro degli Interni dell’Ucraina Anton Gerashchenko, su Telegram, precisando che i danni si stanno ancora valutando. Le forze ucraine hanno abbattuto due aerei russi, ha aggiunto, mentre continua la guerra senza sosta. Le forze russe, dichiarano, sono pronte a entrare a Kiev molto presto: la Russia ha concentrato «un sufficiente numero di truppe ed equipaggiamenti» vicino alla capitale perché la «battaglia chiave della guerra» avvenga nei prossimi giorni. A dirlo è il consigliere del ministero dell’Interno ucraino, Vadym Denysenko, citato da media locali.

Di Maio e la no fly zone

Sul conflitto il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio è intervenuto a «Che Tempo che Fa» su Rai3: «Il presidente Zelensky sta chiedendo la no fly zone per fermare gli aerei russi che bombardano ospedali, scuole, orfanotrofi, ma se la istituiamo significa mandare un nostro caccia a fermare quelli russi - spiega -. Se anche uno solo viene abbattuto dobbiamo rispondere e scoppia la terza Guerra mondiale. Zelensky chiede anche aerei ma anche questo non è possibile: si parla di aerei della Polonia e della Romania perché sono quelli che i soldati ucraini sanno usare, ma non è possibile, se glieli diamo stiamo entrando direttamente in guerra».

«Zelensky chiede anche aerei ma anche questo non è possibile: si parla di aerei della Polonia e della Romania perché sono quelli che i soldati ucraini sanno usare, ma non è possibile, se glieli diamo stiamo entrando direttamente in guerra».

Nuove sanzioni dall’Italia

«Non escludo che la prossima settimana ci possa essere un terzo pacchetto di sanzioni. Finora la Guardia di Finanza in Italia ha sequestrato 140 milioni di euro di beni agli oligarchi russi e continuerà a lavorare in questa direzione , abbiamo strumenti per aumentare la pressione, dobbiamo essere vicini al popolo russo che nelle piazze, come gli altri popoli europei, chiede la pace. Continuiamo così, purtroppo la diplomazia non ha il tempo della guerra, per questo le guerre non dovrebbero scoppiare mai» ha continuato Di Maio.

«Dobbiamo raggiungere un vero cessate il fuoco per permettere l’evacuazione, ma vero perché in questi giorni non c’era certezza che le parti mantenessero il cessate il fuoco. Le due parti non si fidano, ma dobbiamo arrivare a un cessate il fuoco di almeno 48 per portare via donne, bambini, disabili» ha spiegato.

Il popolo russo manifesta contro la guerra

Intanto continua sempre più forte la protesta nelle piazze russe contro l’invasione in Ucraina, giunta ormai all’undicesima giornata. Per le strade molti i cartelli fatti in casa, con il simbolo della pace, urlando slogan filo-Kiev. Alcuni video mostrano centinaia di persone gridare: «L’Ucraina non è il nostro nemico». Manifestazioni pacifiche in oltre 59 città del Paese, spesso represse duramente dalle forze dell’ordine. A fine giornata si registrano decine di feriti, l’uso di manganelli e di pistole stordenti, e fermi di massa: solo domenica 6 marzo sono stati circa 5mila gli arresti, tra loro alcuni giornalisti locali, (il dato più alto in sole 24 ore mai raggiunto nella storia recente) oltre 13mila dall’inizio dei cortei contro il conflitto. Un conteggio reso noto grazie al lavoro di Ovd-Info, un’organizzazione non governativa specializzata nel monitoraggio delle manifestazioni che fornisce anche supporto legale ai fermati.

Manifestazioni pacifiche in oltre 59 città del Paese, spesso represse duramente dalle forze dell’ordine.

Nonostante le intimidazioni delle autorità e la minaccia di pesanti pene detentive, la protesta quindi non si ferma. Non si tratta per ora di marce oceaniche, tuttavia proseguono tenaci, quotidiane, da 10 giorni in tutte le maggiori città di questo sterminato Paese. Molti, soprattutto nelle grandi città, a Mosca e a San Pietroburgo, sono scesi in piazza rispondendo all’appello del principe dei dissidenti, Alexei Navalny, tuttora in carcere. Fermamente contrario all’intervento in Ucraina, questa settimana ha invitato i russi a manifestare ogni giorno nella piazza principale della loro città per chiedere la pace.

A Mosca numeri da record: su circa 2.500 manifestanti, 1.600 sono stati fermati, praticamente i due terzi. Tra loro il leader dell’Ong Memorial, Oleg Orlov, e la famosa attivista Svetlana Gannouchkina, poi rilasciata. Scene di violenza arrivano da San Pietroburgo, dove una delle piazze centrali è stata transennata dalla polizia. Qui molti attivisti hanno pubblicato nelle ultime ore sui social video immagini che mostrano arresti brutali e colpi di manganello da parte dei poliziotti su cittadini inermi, anche molte donne.

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