Ultrà atalantino sotto processo
La difesa: «È un Rasta, non spaccia»

«Non ho mai spacciato, la droga era solo per il mio uso personale». L’ultrà atalantino, in aula lunedì 5 maggio per la continuazione della direttissima del 28 aprile, ha ribadito davanti al giudice la propria innocenza.

«Non ho mai spacciato, la droga era solo per il mio uso personale». L’ultrà atalantino, in aula lunedì 5 maggio per la continuazione della direttissima del 28 aprile, ha ribadito davanti al giudice la propria innocenza.

G. V., noto in curva con il soprannome di «Espinal», è stato arrestato alla fine del mese scorso dopo essere stato trovato in possesso di 40,5 grammi di marijuana e 14 di hashish, quasi interamente custoditi in casa.

Gli avvocati Federico Riva e Andrea Pezzotta, per supportare le parole di G. V., hanno chiamato in causa anche la religione: «Appartiene ai Rasta, che autorizzano l’uso della marijuana per trarne benefici particolari».

Scelto il rito abbreviato, dai banchi dell’accusa è stata chiesta una pena di un anno di reclusione. Mentre gli avvocati dell’ultrà hanno ribadito: «C’è la mancanza di certezza sulla cessione a terzi, quindi chiediamo l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato, o comunque non sussiste». Il giudice ha rinviato il processo all’udienza del 7 luglio.

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