2014, 9.300 posti in meno a Bergamo
«La metà senza ammortizzatori sociali»

Più di 9.300 persone nel 2014 hanno perso il posto di lavoro a Bergamo . I dati arrivano dalla Cisl locale. Meloni: «Mancano interventi efficaci e politiche attive». In previsione nel primo trimestre 2015, si perderanno altri 500 lavoratori.

I dati sono preoccupanti: nel 2014 le persone collocate in mobilità con la legge 236, quindi dipendenti delle piccole imprese senza alcuna indennità economica, tranne la disoccupazione (Aspi), sono state 5016.

Questo dato se possibile è ancora più drammatico di quello che riguarda i licenziamenti collettivi che lo scorso anno sono stati circa 4300, il che porta appunto ad oltre 9.300 i posti di lavoro persi nella bergamasca lo scorso anno, un po’ meno che nel 2013 quando i posti di lavoro persi furono 9.507.

Dall’analisi del Dipartimento Lavoro della Cisl di Bergamo emerge che la congiuntura economica ad oggi continua a ristagnare: la produzione industriale a Bergamo ha subito andamenti negativi portando l’indice al 96.3, un valore inferiore di quasi 4 punti rispetto all’inizio della crisi. I comparti più colpiti sono le costruzioni, il manifatturiero ed il commercio al dettaglio. Sempre nell’industria, il saldo tra ingressi e uscite degli addetti, dopo le pesanti perdite degli anni precedenti, nell’anno appena trascorso è risultato ancora negativo, anche se è diminuito di poco l’utilizzo della Cassa integrazione.

Secondo il modello di indagine Excelsior di Unioncamere Lombardia, Bergamo e Como sono le uniche provincie che nel primo trimestre 2015 non vedono migliorare il saldo tra ingressi e uscite nel mercato del lavoro. A fronte di un saldo positivo di circa 9000 unità (trainato dai settori chimico-farmaceutico, meccanica e servizi alle imprese) a livello regionale, per Bergamo è previsto invece un saldo negativo di 500 unità, con pesanti perdite di lavoro nei settori del legno/mobile, tessile, commercio al dettaglio e servizi alle famiglie.

«Urgono sempre più interventi efficaci sul versante del lavoro e delle politiche attive – dichiara Giacomo Meloni, segretario provinciale della Cisl -, con un ruolo da protagonisti da parte della Provincia e di tutte le istituzioni, un intreccio fra centri per l’impiego e settori della formazione professionale, l’avvio in tempi stretti di un vero osservatorio del lavoro, tante volte enunciato e ad oggi mai realizzato». Un osservatorio che in tempo reale permetta ai soggetti coinvolti nel mercato del lavoro di monitorare e avviare una vera politica di intreccio fra domanda e offerta di lavoro, strutturando un sistema per altro sperimentato anche a Bergamo in tempi recenti.

«Non è più il tempo di agire su fatti emotivi – continua Meloni -, ma con un vero e proprio progetto per il lavoro a Bergamo e provincia, al quale affiancare, come già proposto dal sindaco di Bergamo, una adeguata politica di attrattività del territorio, sulla viabilità e le infrastrutture a partire dalle aree dismesse e non più utilizzate, adeguate politiche di crescita e sviluppo dal Governo, di cui si intravedono i primi segnali positivi, con il contratto a tutele crescenti e gli sgravi contributivi per le aziende che assumono a tempo indeterminato».

Lo studio del Dipartimento Lavoro della CISL orobica sottolinea anche come, dopo un 2013 con il peggior risultato degli ultimi 5 anni, fatto registrare dal saldo tra assunzioni e cessazioni, con 13.000 unità in meno, il 2014 non ha fatto segnare quella tanto auspicata inversione di tendenza. La trasformazione strutturale in tutti i settori attuata attraverso scelte organizzative, tecnologiche e finanziarie, per fronteggiare la globalizzazione e l’incertezza dei mercati, sta producendo una più elevata competitività, specie all’interno delle imprese che esportano, a danno dell’occupazione.

Gli effetti negativi dell’occupazione si sono innanzitutto riflessi sull’iscrizione alla mobilità: sono stati quasi 4000 le persone che attraverso la legge 223 sono state licenziate (circa 50% tra i 30 e 50 anni; il 62% inseriti prevalentemente in qualifiche di medio- basso livello).

Per quanto riguarda i flussi di iscrizione ai Centri per l’Impiego, nel 2014, si sono affacciati agli sportelli provinciali quasi 52.000 persone, in prevalenza maschi (53%) con età media sopra ai 40 anni, il 75% di nazionalità italiana. Anche in questo caso ci troviamo di fronte a un dato superiore agli anni precedenti: nel 2008, ad esempio, i flussi di iscrizione erano esattamente la metà.

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