Dai lavoro a colf e badanti?
C'è una tassa. La Cisl: iniqua

«Ancora una volta si sceglie di far pagare le famiglie per fare cassa». Mimma Pelleriti, responsabile del dipartimento Welfare della Cisl di Bergamo stigmatizza la nuova norma «Fornero» sui licenziamenti di colf e badanti.

«Ancora una volta si sceglie di far pagare le famiglie per fare cassa». Mimma Pelleriti, responsabile del dipartimento Welfare della Cisl di Bergamo stigmatizza la nuova norma «Fornero» sui licenziamenti di colf e badanti.

La riforma del lavoro ha infatti introdotto a partire dal 1° gennaio 2013 l'obbligo per i datori di lavoro di colf e badanti di versare un contributo in caso di licenziamento o di fine rapporto per finanziare la nuova indennità di disoccupazione, che anche questi lavoratori in futuro potranno prendere.

«Il governo ha perso la bussola: invece di aiutare le famiglie e sgravarle di costi per un'opera che dovrebbe rientrare nella sfera pubblica (l'assistenza e la cura), impone una nuova tassa che finirà per far tornare molto dell'economia domestica nel “nero". In provincia di Bergamo si stima che siano oltre 12.000 le badanti, quasi tutte straniere e extracomunitarie: una platea assolutamente vasta e “un tesoretto” di tasse da riscuotere».

«Ma le famiglie sono già molto appesantite, e se da un lato la Cisl pensa che sia giusto che tutti i lavoratori, e quindi anche la colf o la badante, possano, in caso di licenziamento, avere una indennità di disoccupazione, è profondamente sbagliato considerare le famiglie come se fossero delle imprese, va cercata una soluzione che tenga conto della realtà alla quale ci si rivolge, non si può costruire un fondo solidale attraverso l'ingiustizia».

«Il contributo richiesto può arrivare ad un massimo di 1.418 euro per un rapporto di lavoro durato 3 o più anni (473 euro se il contratto è durato 1 anno). La stessa cifra cioè che pagherebbe ogni azienda per i propri dipendenti . Inoltre il contributo è lo stesso indipendentemente dall'orario di lavoro effettuato dalla colf o dalla badante. In modo ingiustificato chi ha un dipendente con un rapporto di lavoro a 8 ore settimanali dovrà pagare la stessa cifra di chi ha un dipendente a 40 ore settimanali».

Infine, la Cisl sottolinea che «per ottenere l'Aspi il lavoratore o la lavoratrice devono avere 2 anni di contribuzione con le nuove regole. Pertanto mentre le famiglie sarebbero costrette a pagare da subito, le colf o le badanti potranno prendere tale indennità solo a partire dal 2015». Per questo, conclude Pelleriti, «la CISL chiede di uscire dalla confusione sospendendo gli obblighi di pagamento previsti dal provvedimento e il suo stesso annullamento».

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