C’è crisi ma l’agricoltura regge
Occupazione cresciuta del 2%

L’agricoltura bergamasca si conferma un settore che nonostante la crisi riesce a guardare avanti e a mandare piccoli segali positivi. Nonostante si sia confrontata con molte difficoltà, a partire dalla crisi economica fino alle anomalie climatiche, in controtendenza rispetto ad altre realtà, ha fatto segnare un + 2% per quanto riguarda l’occupazione.

L’agricoltura bergamasca si conferma un settore che nonostante la crisi riesce a guardare avanti e a mandare piccoli segali positivi. Nonostante si sia confrontata con molte difficoltà, a partire dalla crisi economica fino alle anomalie climatiche, in controtendenza rispetto ad altre realtà, ha fatto segnare un + 2% per quanto riguarda l’occupazione. E’ quanto emerge dalla prima stima dell’andamento dell’annata agraria 2012-2013 elaborato da Coldiretti Bergamo.

“E’ un segnale positivo veramente molto piccolo – commenta il presidente di Coldiretti Bergamo Alberto Brivio – ma è la dimostrazione che l’agricoltura è uno dei pochi settori che non solo sta tenendo, ma riesce ad attrarre nuove energie e soprattutto a esercitare un certo fascino sui giovani che nell’attività agricola riescono a trovare nuove opportunità per il loro futuro. Questo naturalmente non significa che le imprese agricole non abbiano problemi, tutt’altro; ogni giorno hanno sempre più difficoltà a far quadrare i bilanci, stanno soffocando sotto il peso della burocrazia e soffrono la concorrenza spesso sleale di altri paesi senza poter disporre di adeguati strumenti legislativi per potersi difendere”.

Nel corso dell’anno di nuvole nere ce ne sono state molte, comprese quelle che hanno portato la pioggia persistente e prolungata nel periodo primaverile e le conseguenti criticità nelle operazioni in campo che hanno fatto slittare di due mesi le semine del mais, la coltura più diffusa nelle bergamasca. Questa situazione ha determinato anche un ritardo nella raccolta e ha inciso negativamente sulle rese. La produzione di mais infatti quest’anno ha fatto registrare un sensibile calo. Sono diminuite anche le produzioni di frumento e orzo. L’orticoltura è sostanzialmente stabile, mentre il florovivaismo ha subito una leggera contrazione.

“Purtroppo - prosegue il direttore della Coldiretti bergamasca Gianfranco Drigo – non ci sono stati molti spiragli per la zootecnica da carne e da latte. In entrambi i casi i prezzi all’origine non sono stati sufficienti per far pareggiare i conti. Le stalle da latte sono state fortemente penalizzate da un accordo iniquo che non ha tenuto conto della reale situazione del mercato. Per l’ennesima volta i produttori hanno scontato la loro debolezza all’interno della filiera. Da questa consapevolezza siamo partiti per costruire un nuovo modo di porci sul mercato, puntando anche sull’aggregazione e sulla costruzione di canali commerciali con l’estero”.

La situazione è stata meno problematica per le attività multifunzionali, che sono riuscite a trovare nuove diversificazioni produttive e a conquistare nuovi spazi di mercato.

“Continua il trend positivo dell’agriturismo e delle attività di vendita diretta – sottolinea Brivio - ; il rapporto con il consumatore e la filiera corta sono due strade che stanno portando risultati. Come Coldiretti abbiamo dato vita a un progetto per valorizzare queste potenzialità e cogliere le opportunità legate alla grande qualità delle nostre produzioni e alla distintività che deriva dal loro legame con il territorio. Far crescere l’agricoltura significa far crescere tutta la comunità, perché noi non delocalizziamo ma il valore che produciamo rimane dove viviamo e lavoriamo. Se l’agricoltura presenta segnali positivi è perché ha saputo reinventarsi, reagendo alle difficoltà con imprenditorialità, innovazione e dinamismo, facendo patrimonio della storia e della tradizione agricola del nostro paese. E’ anche per questo che l’agricoltura e il cibo italiano sono l’immagine simbolo della nostra cultura oltre i nostri confini. Il mondo crede nell’agricoltura italiana, dobbiamo crederci anche noi”.

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