Dipendenti pubblici e tagli, la Cisl
«Così si danneggiano i cittadini»

«I lavoratori del pubblico impiego sono stanchi di essere indicati come un problema, di lavorare in un perenne clima imperniato su demagogiche vessazioni. I tagli indiscriminati danneggiano per primi i cittadini». Lo scrive la Cisl di Bergamo.

«I lavoratori del pubblico impiego, operatori dei servizi pubblici, sono stanchi di essere indicati come un problema, di lavorare in un perenne clima imperniato su demagogiche vessazioni mediatiche adottate anche da parte della politica per un facile consenso, impegnati comunque a garantire, pur con risorse ed organici ridotti e insufficienti, un servizio pubblico che possa essere efficiente e degno alla collettività. Non è più possibile restare inerti davanti a questo tipo di politica che tutto fa fuorché risolvere i problemi del Paese. Non possiamo più restare immobili e sacrificare i diritti dei lavoratori ma soprattutto non possiamo continuare a tacere il fatto che queste politiche dei tagli indiscriminati danneggia per primi i cittadini».

Non vanno giù a Mario Gatti le ultime novità contenute nella legge di stabilità e riguardanti il Pubblico Impiego; arriva infatti un nuovo blocco della contrattazione che durerà in pratica fino a tutto il 2014 con estensione dello stesso a tutte le amministrazioni, società in house e enti.

Fra le principali novità ci sono la perdita dell’indennità di vacanza contrattuale per il biennio ’13-’14; la proroga dello stop al turn over fino al 2018 ( assunzioni al 40% dei ritiri per l’anno 2015, al 60% per l’anno 2016, al 80% per l’anno 2017); la rateizzazione del trattamento di fine servizio o di fine rapporto di lavoro la cui applicazione scende da 90.000,00 euro a 50.000,00 euro.

Fra gli altri punti della legge va citato inoltre sia il vincolo del pagamento degli straordinari al solo personale presente in amministrazione che il tetto massimo dei trattamenti economici parametrati a quello del primo presidente della Cassazione – valido sia per tutte le amministrazioni che per le società controllate e i membri dei cda – a partire da gennaio.

«La storia si ripete – dice Gatti -, si affrontano la difficoltà e le problematiche di un sistema complesso quale quello della spesa pubblica con la metodologia non risolutiva del taglio lineare senza però approcciare il problema fin dalle sue radici con coraggio e visione d’insieme. La CISL ritiene oramai indispensabile agire in tal senso con un taglio significativo della spesa pubblica improduttiva e dei costi della politica al fine di recuperare risorse utili: dall’efficienza e dalla revisione dei livelli istituzionali, dalla riqualificazione della spesa pubblica e dal rafforzamento della lotta alla corruzione, dipende la qualità dei servizi per i cittadini”.

Secondo il segretario generale della CISL FP di Bergamo, si potranno reperire le risorse necessarie

se si andrà verso una classe dirigente responsabile in grado di intercettare, di interpretare i bisogni del proprio territorio e che risponda del proprio operato alla comunità, libera dalle interferenze della politica che si deve limitare al proprio ruolo di indicare gli obiettivi; l’obbligatorietà dei costi standard per le amministrazioni centrali e locali ed il superamento della frammentazione delle attuali 30.000 centrali appaltanti, estendendo l’esperienza già realizzata con l’istituzione della Consip; la riduzione drastica del numero delle società pubbliche e degli enti inutili e la riduzione dei componenti dei consigli di amministrazione; la valorizzazione delle professionalità interne alle organizzazioni pubbliche; la riduzione del numero di componenti degli organi elettivi ed esecutivi a tutti i livelli di governo riducendo gli incarichi di nomina politica, fino al blocco delle consulenze a tutti i livelli dell’amministrazione pubblica.

Si dovrà pensare, secondo Gatti, anche alla definizione di più vaste dimensioni ottimali per la gestione dei servizi a livello locale, “per realizzare maggiori economie di scala, con l’assunzione di modelli organizzativi improntati a logiche industriali, piani di razionalizzazione dai quali derivino risparmi di gestione che permettano di destinare risorse a nuovi investimenti sui servizi ai cittadini e alla contrattazione di ente o azienda per ridare valore positivo alla qualità del lavoro: ripensare l’ente locale, la Provincia quale Ente di area vasta che si occupa della gestione dei servizi amministrativi specialistici e operativi sovracomunali anche delegati dai comuni oltre che dalla regione, i Comuni fornitori dei servizi di front office ai cittadini, una rete moderna ed efficiente che può recuperare anche funzioni capillari di sportello oggi abbandonate dallo Stato (Agenzia Entrate, Tribunali, ….)».

L’insieme degli interventi sopracitati è necessario «sia per garantire servizi pubblici di qualità a supporto di cittadini e imprese, sia per far crescere la domanda interna, conditio sine qua non, per favorire lo sviluppo del sistema economico, produttivo e occupazionale del Paese. Assistiamo purtroppo ogni giorno al succedersi di notizie che descrivono una realtà priva di logica e di controllo: aumenta lo stipendio per una cinquantina di dirigenti di Regione Lombardia, nonostante si protragga ormai verso i 5 anni il blocco degli stipendi sul pubblico impiego; è ormai cronica la situazione dei servizi privati della sanità e del socio assistenziale di blocco contrattuale, cambio dei contratti al ribasso da parte delle aziende, aumento delle ore lavorative settimanali e riduzione giorni di ferie a parità di retribuzione; dipendenti di enti che accettano di ricoprire incombenze aggiuntive al proprio lavoro pur di garantire servizi e sopperendo alle carenze di personale. E’ necessario, ora, una ripresa di senso di responsabilità di chi ha ruoli di governo e di gestione, ben distinti tra loro, e che entrambi agiscano verso percorsi ancora percorribili che ridiano positività alle persone verso un futuro possibile per la comunità».

La Razionalizzazione Locale, il “servizio” e il “territorio” devono diventare i punti di riferimento per la razionalizzazione della spesa contribuendo a far ripartire la crescita economica e l’occupazione. “È il territorio il luogo in cui, parti sociali e sistema politico territoriale, devono ricostruire “Alleanze Sociali”, l’agorà dove raccogliere la “domanda sociale ed economica”; è il contesto dove rappresentare il valore dello spirito professionale al servizio della collettività improntato all’equità e alla trasparenza, caratteristica del lavoro pubblico. Scelte che debbono essere fatte in un’ottica responsabilmente coerente con i bisogni delle persone e tramite la riorganizzazione di enti, processi e informazione”.

E’ proprio evidente come sia distante il territorio coi suoi bisogni, le sue realtà, con la gente e le persone che vivono e sognano il proprio futuro e quello dei propri figli dal pensiero dei centri di potere. Ormai non solo Roma è distante, anche Milano rischia di essere troppo lontana dalla politica del territorio.

“Sono certo – conclude Gatti - che anche politici e amministratori, che ogni giorno operano e faticano sul territorio orobico, appaia chiaro questo distacco subendo gli effetti di tali decisioni in modo passivo e non concertato: non c’è mai stata attenzione alla virtuosità degli enti della provincia di Bergamo, i più penalizzati a discapito delle forti difficoltà esistenti sui servizi.

E’ necessario, insieme, dal basso, ricreare un circolo virtuoso che consenta sia di rendere espliciti i veri obbiettivi impiegando al meglio le risorse sia valorizzando e migliorando le competenze professionali necessarie alle risposte provenienti dalla collettività ovvero garantire il perseguimento dell’unico vero e alto obiettivo della pubblica amministrazione e dei pubblici servizi che è il bene comune”.

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