Galbani conferma la chiusura
Ma garantisce il lavoro in Lombardia

La situazione occupazionale degli stabilimenti del gruppo Galbani-Lactalis di Caravaggio e Introbio (Lecco) è stata al centro stamattina di un’audizione alla Commissione Attività Produttive e Occupazione.

La situazione occupazionale degli stabilimenti del gruppo Galbani-Lactalis di Caravaggio e Introbio (Lecco) è stata al centro stamattina di un’audizione alla Commissione Attività Produttive e Occupazione presieduta da Angelo Ciocca (Lega Nord).

Nel corso dell’incontro, cui hanno preso parte le organizzazioni sindacali, il sindaco di Caravaggio Giuseppe Prevedini, l’assessore al Lavoro della provincia di Bergamo Giuliano Capetti e l’amministratore delegato di Galbani-Lactalis Jean Marc Bernier, si è fatto il punto sulla situazione del Gruppo (produzione, commercializzazione e vendita di prodotti derivati dalla lavorazione del latte) che ha annunciato la chiusura della fabbrica di Caravaggio.

Una scelta quella della chiusura della storica fabbrica bergamasca che secondo Bernier è causata dal calo dei consumi: «Solo così resteremo competitivi - ha detto -. Chiudere Caravaggio è stata la scelta che provocherà meno danno sociali». L’amministratore delegato ha poi sottolineato che la ristrutturazione aziendale decisa manterrà i posti di lavoro in Lombardia e che dagli allevatori lombardi Galbani-Lactlais continuerà a prendere il latte per le produzioni di formaggi come avviene oggi. «Noi vogliamo rimanere qui ma per farlo dobbiamo abbattere i costi», ha aggiunto.

I sindacati hanno sollecitato garanzie non solo per i lavoratori con i contratti a tempo indeterminato ma anche per quelli a tempo determinato: «In ogni caso - hanno evidenziato - la scelta di chiudere Caravaggio avrà ripercussioni sul fronte occupazionale». «Anche perché - ha commentato Mario Barboni del Pd - l’abbandono di Caravaggio da parte di Galbani-Lactalis si ripercuoterà anche su quell’indotto che ha sempre ruotato e lavorato con la fabbrica bergamasca».

Dario Violi del Movimento 5 Stelle e Onorio Rosati del Pd hanno invece sollevato la questione dei lavoratori oggi occupati a Caravaggio che secondo i piani dell’azienda potrebbero essere trasferiti in altri due stabilimenti lombardi del Gruppo (Casale Cremasco o Cortelona nel Pavese) «con disagi per quanto riguarda la carenza di collegamenti pubblici sopperibile solo con l’utilizzo dei mezzi privati e dunque con aggravi economici non indifferenti», mentre Mario Piazza di Forza Italia ha chiesto maggiori delucidazioni sull’impatto che avrà il piano nello stabilimento di Introbio, dove sono a rischio 7 dipendenti.

Nel corso dell’audizione sono intervenuti anche Daniela Martinazzoli (Lega Nord) e Marco Tizzoni (Maroni Presidente) che hanno sollecitato la necessità di salvare i siti produttivi oggi esistenti in Lombardia e di mantenere ad uso industriale l’area sulla quale sorge oggi lo stabilimento di Caravaggio, aspetto quest’ultimo confermato dall’amministratore delegato di Galbani-Lactalis («siamo disposti a vendere a soggetti interessati allo sviluppo del territorio»).

Alla fine dell’audizione il presidente Angelo Ciocca si è detto disposto a un incontro con tutti i vertici della multinazionale per illustrare «la legge regionale approvata che mette a disposizione delle aziende strumenti nuovi come gli accordi di competitività o la possibilità di agire sulla leva fiscale per rispondere alle esigenze di mercato che l’attuale congiuntura sta facendo emergere».

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