I sindacati dopo il 1° maggio:
«Aiutare i 37mila disoccupati»

All’indomani della Festa dei Lavoratori, durante la quale le parole d’ordine sono state «Lavoro, Europa, Solidarietà», ecco qui di seguito la nota firmata unitariamente dai tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Bergamo, Luigi Bresciani, Ferdinando Piccinini e Marco Cicerone.

All’indomani della Festa dei Lavoratori, durante la quale le parole d’ordine sono state «Lavoro, Europa, Solidarietà», ecco qui di seguito la nota firmata unitariamente dai tre segretari generali di Cgil, Cisl e Uil di Bergamo, Luigi Bresciani, Ferdinando Piccinini e Marco Cicerone.

«Abbiamo finito di festeggiare un Primo maggio denso di difficoltà e orizzonti ancora critici. La ripresa che a turno analisti e politici ci vogliono dipingere è ben lungi dal verificarsi e, soprattutto, dal concretizzarsi nelle buste paga dei lavoratori dipendenti, delle tante partite Iva, dei pensionati. È anche ben lontana dall’attuarsi nella creazione di nuovi posti di lavoro che possano stabilizzare la vita degli innumerevoli precari che costituiscono il nostro panorama sociale».

«L’obiettivo che da oggi Cgil, Cisl e Uil di Bergamo vogliono porsi è quello di dare definitivamente un segnale di cambiamento: in provincia di Bergamo ora sono 37 mila le persone in cerca di lavoro, mentre nel 2008 erano 14 mila. Gli occupati nella Bergamasca sono 463 mila: ma il tasso di disoccupazione è al 7,4%, mentre nel 2008 era al 2,5%. In terra orobica il 15,4% dei disoccupati ha tra i 18 e i 29 anni, e nel 2008 erano il 5%. Nel 2103 è stato di 13.300 il saldo negativo tra assunzioni e licenziamenti».

«Con Confindustria abbiamo firmato negli ultimi mesi tanti protocolli per azioni e iniziative per il lavoro e lo sviluppo: ora è giunto il momento di dare gambe a tutti i nostri progetti, per dare prospettive serie e positive al gran numero di giovani e meno giovani che non hanno lavoro, che lo hanno perso o che si ritroveranno a perdere gli ammortizzatori sociali che fino a oggi hanno tamponato la situazione. Lo dobbiamo ai tanti lavoratori licenziati o in cassa integrazione, con cinquantenni che devono reinventarsi una professione e giovani sempre più ai margini, sfiduciati, perché un lavoro non si sa quando lo vedranno mai. Senza contare la galassia dei precari che si adattano a mantenere un’occupazione da pochi euro all’ora, senza diritti di base. Ce lo chiedono i 37mila disoccupati bergamaschi, i 4mila cittadini che ieri hanno dato vita a una manifestazione colorata e partecipata».

«Per questo nei prossimi giorni Cgil, Cisl e Uil di Bergamo definiranno un programma di assemblee e incontri in tutti i posti di lavoro al fine di dare applicazione alle intese sottoscritte con Confindustria Bergamo, con particolare attenzione alle intese sul versante dell’inserimento al lavoro dei giovani e quella relativa al welfare integrativo mutualistico per dare maggiori sostegni a chi è più in difficoltà.

Se non vogliamo che il Primo maggio si sedimenti tout court nel ricettacolo delle liturgie civili, è necessario sintonizzare la Festa del Lavoro sulle frequenze di un rinascimento occupazionale, un vero e proprio choc virtuoso, capace di invertire la tendenza. Un patto per la crescita dove tutte le risorse pubbliche e private disponibili e tutte le migliori energie della società vengano riorientate verso questa improcrastinabile priorità».

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