Il presidente Carrara agli artigiani:
pessimo affare sfasciare l’Europa

«Abbiamo tenuto. In pochi ci avrebbero creduto, vista la buriana che ci è crollata addosso. Solo tra 2012 e 2013, la crisi si è divorata 1.500 delle nostre imprese artigiane. Eppure, con una leggera flessione, continuiamo a viaggiare appena sotto quota 14 mila associate».

«Abbiamo tenuto. In pochi ci avrebbero creduto, vista la buriana che ci è crollata addosso. Solo tra 2012 e 2013, la crisi si è divorata 1.500 delle nostre imprese artigiane. Eppure, con una leggera flessione, continuiamo a viaggiare appena sotto quota 14 mila associate. Questo perché abbiamo rilanciato su tutti i fronti, garantendo sempre più servizi sul fronte della internazionalizzazione, formazione e sviluppo d’impresa».

Non abbassa la guardia il presidente di Confartigianato Bergamo Angelo Carrara: alla vigilia dell’assemblea di sabato dell’associazione, continua a ripetere come un mantra «che ormai non basta più fare le cose per bene: occorre saperle fare innovando, e se occorre anche a ventimila chilometri di distanza da Bergamo: o sei global davvero o non lo sei proprio».

Lei parla di aprirsi al mondo, intanto però c’è chi, sul fronte politico, mette persino in discussione l’Europa...

«E qui anticipo il tema forte del mio discorso sabato in assemblea: dirò ai miei associati che non è più tempo per rilasciare deleghe in bianco in politica. Per noi la mancanza di Europa sarebbe una jattura terribile, per cui il mio appello sarà: alle elezioni di domenica votate chi vi pare, ma non per chi vuol sfasciare l’Europa

».

Chiusura immancabile sul futuro della Camera di commercio: concorda con il presidente Malvestiti, che si augura un candidato unitario per la poltrona di largo Belotti?

«Per me il candidato unico va benissimo, ma temo che non sia questo il punto: il 13 giugno il governo Renzi si appresta a varare una riforma della pubblica amministrazione che potrebbe cambiare completamente i destini camerali, addirittura rendendo facoltativi i contributi da versare da parte delle imprese. A quel punto dovremmo rivedere tutto».

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