Imprese, più chiusure che aperture
Saldo negativo anche per il 2013

Il 2013 si chiude a Bergamo con un bilancio marginalmente negativo, risultato di un numero di cessazioni (5.884) di poco superiore alle nuove iscrizioni (5.866) . Solo escludendo dal conteggio le “cancellazioni d’ufficio” il saldo diventa di un soffio positivo.

Secondo i dati del Movimprese diffusi mercoledì 12 gennaio dal sistema camerale, il 2013 si chiude a Bergamo con un bilancio marginalmente negativo, risultato di un numero di cessazioni (5.884) di poco superiore alle nuove iscrizioni (5.866) registrate nell’anno. Solo escludendo dal conteggio le “cancellazioni d’ufficio” – come fa Unioncamere nazionale nel suo comunicato -, le cessazioni scendono a 5.863 e il saldo diventa di un soffio positivo.

Per il secondo anno consecutivo lo stock delle imprese registrate (96.019 al 31 dicembre del 2013) si riduce di poche unità nel complesso ma con una marcata, e non nuova, differenza tra le tipologie giuridiche delle imprese : i nuovi ingressi superano le uscite sia tra le società di capitale (soprattutto SRL e SRL semplificata) che nelle altre forme giuridiche, in larghissima misura cooperative, mentre le cessazioni eccedono le iscrizioni tra le società di persone (soprattutto SNC), le imprese individuali e il sottoinsieme delle imprese artigiane.

I flussi delle iscrizioni e cessazioni si mantengono sui livelli dell’anno passato, ma guardando alla serie storica degli anni precedenti si nota che i nuovi ingressi si sono ridotti (erano nettamente sopra quota 6mila nel triennio precedente il 2012) mentre le cessazioni si mantengono su valori elevati, anche se inferiori al picco del 2009, e determinano pertanto un’erosione della base imprenditoriale da due anni a questa parte.

Come sempre, l’analisi della nati-mortalità d’impresa complessiva non può essere svolta a livello di settore di attività a causa della concentrazione delle nuove iscrizioni nel “limbo” delle imprese non classificate (dal quale le imprese neo-nate escono, con l’attribuzione di un settore di attività prevalente, in una fase temporale successiva al momento dell’iscrizione nel registro). Oltre che per questa ragione, il confronto temporale è limitato allo stock delle imprese attive perché questo sottoinsieme, da cui sono escluse le posizioni inattive e in fase di liquidazione, approssima più correttamente la base delle imprese effettivamente ed economicamente operative.

Lo stock delle imprese attive in provincia di Bergamo (85.930 a fine 2013) si è ridotto di 617 posizioni nel corso del 2013 (-0,7%), dopo che già nel 2012 erano state perse 527 imprese (-0,6%).

A far peggio, come già nel 2012, è il settore delle costruzioni che perde 585 imprese nell’anno con una variazione del -2,9%. Le attività manifatturiere si riducono di 232 unità (-2,1%) replicando il risultato negativo del 2012. Calano anche le imprese agricole (-154 pari al -2,9%), le attività di trasporto e magazzinaggio (-35 pari al -1,5%) e dei servizi d’informazione e comunicazione (-33 pari al -1,8%) e, con variazioni marginali, le imprese operanti nelle altre attività di servizi alle persone e nelle attività estrattive.

In aumento, con saldi positivi di dimensioni significative, le attività finanziarie e assicurative (+73 pari al +3,6%), i servizi di supporto alle imprese (+70 pari al +3,3%), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+91 pari al +1,6%) e le imprese del commercio (all’ingrosso, al dettaglio, intermediari e riparazioni) che crescono di 156 unità (+0,8%). Aumentano anche le imprese di fornitura di energia elettrica e gas, le attività legate ai servizi idrici e di gestione rifiuti, le attività professionali, scientifiche e tecniche e i servizi privati dell’istruzione, della sanità e assistenza sociale e delle attività d’intrattenimento.

L’artigianato perde in un anno 768 imprese attive (pari al 2,3%) dopo che già nel 2012 lo stock si era contratto di 705 posizioni. Le perdite più consistenti riguardano gli artigiani dell’edilizia (-551 pari al -3,5%) e della manifattura (-164 pari al -2,2%) ma si riducono anche alcune attività dei servizi: i trasporti, le autoriparazioni, le altre attività di servizi. In aumento i servizi alle imprese e, a differenza di quanto visto per il totale delle imprese, anche i servizi di informazione e comunicazione.

Il confronto degli stock per aree sub provinciali evidenzia una riduzione generalizzata all’insieme del territorio con la rilevante eccezione dell’area della “Grande Bergamo” (e, ancor più, al suo interno della città che conta 92 imprese in più nell’anno) e dell’ambito di Dalmine (per l’area di Serina la variazione è positiva ma statisticamente trascurabile).

I segni più evidenti dei morsi della crisi emergono dalle aperture di procedure concorsuali, di fallimento o di scioglimento che sono aumentate dalle 1.772 del 2012 alle 1.950 del 2013 (+10%), soprattutto per quanto riguarda i concordati (da 36 a 64) e i fallimenti (da 260 a 307).

Infine, per quanto riguarda le tipologie delle imprese in base alle loro caratteristiche “personali”, si riducono le imprese giovanili (9.307 le attive), probabilmente non solo per ragioni demografiche (le classi giovanili al di sotto dei 35 anni sono in calo strutturale) ma anche e soprattutto per le difficoltà di settori, come le costruzioni, a forte assorbimento di giovani lavoratori autonomi. A fine 2013 le imprese giovanili sono il 10,8% del totale delle attive (ma giovanili sono quasi un quarto delle imprese straniere) anche se, come ovvio, sono quasi un terzo del totale delle nuove iscrizioni.

La quota delle imprese femminili (18.419 le attive, poco meno dell’anno scorso, in aumento le straniere) resta grossomodo invariata (21,4% delle imprese attive).

Infine, continua la crescita delle imprese straniere: da 7.337 attive nel 2012 a 7.538 nel 2013, l’ 8,8% del totale.

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