
Cronaca / Bergamo Città
Martedì 03 Giugno 2025
I droni, la nuova frontiera delle ricerche: visori termici, mappe 3D e segnale Gps - I video
VIGILI DEL FUOCO E TECNOLOGIA. Il nuovo Nucleo sistema aeromobile pilotaggio remoto (Sapr) conta 16 specialisti, due a Dalmine. In un anno oltre 180 interventi: «È come pilotare un aereo e può simulare una cella per agganciare cellulari».
Bergamo
In caso di necessità può simulare in tutto e per tutto una «cella» telefonica, consentendo così di «agganciare» il cellulare di una persona dispersa in mezzo alla vegetazione delle montagne. E questa è soltanto una delle numerose funzioni e potenzialità dei droni: una tecnologia entrata a pieno titolo nel mondo – inevitabilmente sempre più tecnologico – delle ricerche e dei servizi di soccorso dei vigili del fuoco. Che ora possono contare, a livello regionale lombardo, del nuovo «Nucleo sistema aeromobile pilotaggio remoto», in sigla «Sapr», formato da 16 pompieri specializzati in questo tipo di apparecchiature.

Due di loro operano al distaccamento di Dalmine: caserma che, con accanto il centro di addestramento nazionale dei futuri vigili del fuoco, è uil luogo ideale per questo genere di servizio, oltre che per la sua posizione, al centro della Lombardia e a pochi minuti dal casello dell’A4 e dalle principali arterie viabilistiche bergamasche e regionali. Gli altri specialisti del Sapr sono dislocati tra Milano (nove), Pavia (tre) e Brescia (due) ed effettuano interventi, sempre più numerosi, in tutta la regione, soprattutto in zone impervie e soprattutto per ricerche di persone. Ma non solo.
Oltre 180 interventi nell’ultimo anno
Nell’ultimo anno gli interventi sono stati oltre 180, di cui una ventina appunto per cercare dispersi (in 9 casi ritrovati). «Di fatto, a tutti gli effetti è come pilotare un aereo – spiega Pierangelo Di Ciocco, referente del Sapr in servizio a Dalmine – e le regole del volo che dobbiamo rispettare sono infatti le stesse. Le potenzialità di questi strumenti sono davvero enormi e in continua evoluzione. Un impiego fondamentale prevede l’utilizzo delle fotocamere termiche, che ci permettono di rilevare la presenza di corpi anche laddove ci sia una vegetazione piuttosto fitta. I droni sono inoltre dotati di ottiche grandangolari e di un sistema “lifeseeker”, che consente di individuare uno specifico segnale telefonico cellulare e di raggiungerne l’origine in volo, consentendo spesso di individuare anche il proprietario nelle vicinanze. Come opera? Simulando una cella telefonica a tutti gli effetti, cui il cellulare da ricercare si “aggancia” come fosse un normale ripetitore sul territorio. Dopodiché, tramite la triangolazione, è possibile arrivare in maniera piuttosto precisa al punto da cui parte il segnale del cellulare e inevitabilmente individuare il disperso. Una tecnologia che ci è capitato di usare varie volte e che ha dato i suoi frutti».
Ricerche tra montagne e fiumi
Il «Nucleo sistema aeromobile pilotaggio remoto» è stato avviato in via sperimentale a livello lombardo, come prima (e finora unica) regione italiana a disporne, dal gennaio 2020 e di recente si è organizzato in modo che il suo impiego sia costante, oltre che in forte crescita: l’obiettivo è infatti ora quello di estenderlo a tutte le regioni italiane, vista l’importanza della tecnologia nel settore delle ricerche. «Gli ambienti di ricerca nei quali operiamo sono principalmente quelli montani, ma anche i fiumi – aggiunge Di Ciocco –, ma anche zone alluvionate o dove si sono verificati crolli a causa di terremoti o altre calamità. Sempre grazie alla telecamera termica, che ci rimanda le immagini in tempo reale sul nostro telecomando, e alla successiva analisi dei filmati con programmi del computer appositamente realizzati, è possibile andare a individuare l’obiettivo delle nostre ricerche».
Un video realizzato dai vigili del fuoco del Nucleo sistema aeromobile pilotaggio remoto durante un'alluvione

Per rivedere i filmati e analizzarne i contenuti i vigili del fuoco del Sapr non devono tornare in caserma: il nucleo è infatti dotato di un apposito ufficio mobile, che è uno studio con regia allestito su un furgone. Comodo e funzionale, permette al nucleo specializzato di ridurre i tempi delle ricerche. Tempi che, com’è immaginabile, sono sempre piuttosto stretti.
L'immagine "doppia" mostra, in tempo reale, a destra la ripresa standard e a sinistra la ripresa con la telecamera termica.
Apparecchi «georeferenziati»
Diversi i droni a disposizione, tutti di marca «Dji», che è il top di gamma del settore. Uno di questi, il più grande, è dotato della telecamera termica, mentre gli altri sono più piccoli e vengono impiegati per le foto e le riprese anche durante i vari interventi quotidiani che i comandi provinciali dei vigili del fuoco richiedono sul territorio lombardo. Si tratta di apparecchi che, a differenza di quelli amatoriali ma anche di quelli professionali in uso ai privati, possono funzionare – per eventuali necessità – anche in zone come l’aeroporto o lungo le «corsie» di decollo e atterraggio degli aerei (dove gli altri apparecchi, invece, si bloccano in automatico per evitare pericoli). Questo perché chi li guida è appunto addestrato come un pilota e perché sono dotati di Gps e transponder, strumenti che ne consentono la localizzazione e l’individuazione sui radar. Sono, come si dice in gergo, «georeferenziati».

«Spesso veniamo chiamati per effettuare ricostruzioni 3D di edifici crollati, oppure mappe tridimensionali – prosegue Di Ciocco –: la regola è quella di non perdere mai di vista il drone quando vola. Drone che può allontanarsi fino a tre chilometri e che, in caso di problemi o di perdita del segnale, fa ritorno da solo al punto di partenza». E la batteria, che è un po’ l’incubo di tutte le apparecchiature elettroniche? «Dura circa mezz’ora. Ma ne abbiamo diverse, sempre in carica». In pratica possono volare in continuazione.
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