«Non proteggeteli dall’errore: date ai giovani lo spazio per innovare»

CAPITALE UMANO. Andrea Pontremoli, ceo di Dallara e presidente della Motor Valley, racconta perché l’errore è la vera palestra del futuro. Nei ragazzi vede energia senza limiti e la forza di abbattere barriere mentali

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Immaginate 14 neolaureati messi davanti a un’impresa che tutti giudicavano impossibile: realizzare un simulatore di guida che non esisteva. Non sapevano che non si poteva fare. E proprio per questo l’hanno fatto. È così che Andrea Pontremoli, ceo di Dallara e presidente della Motor Valley, racconta la forza dei giovani in azienda nella sesta puntata della nostra video-intervista: «Loro non hanno barriere mentali. Dove i senior vedono un ostacolo, loro aprono la scatola».

Per Pontremoli il valore della nuova generazione sta in due caratteristiche decisive: un’energia inesauribile e la libertà da quei limiti che, con l’esperienza, inevitabilmente ci costruiamo da soli. «Dopo anni ti dici: ci ho già provato e non ha funzionato, quindi non funziona. I giovani invece non hanno questa memoria del fallimento: provano, rischiano, immaginano. E spesso trovano la strada giusta».

La competizione come palestra

Ma l’entusiasmo non basta. Perché l’innovazione, spiega Pontremoli, nasce solo da un contesto che consente ai ragazzi di misurarsi e di sbagliare. «Per fare innovazione servono due condizioni.

«Confrontarsi con chi è più bravo è lo strumento migliore per imparare. Nel motorsport ho solo due scelte: o vinco o imparo. Anche la vittoria dura pochi secondi, perché gli altri studieranno come ho fatto e mi raggiungeranno. Quindi devo sempre cercare qualcosa di nuovo»

La prima è la competizione: confrontarsi con chi è più bravo è lo strumento migliore per imparare. Nel motorsport ho solo due scelte: o vinco o imparo. Anche la vittoria dura pochi secondi, perché gli altri studieranno come ho fatto e mi raggiungeranno. Quindi devo sempre cercare qualcosa di nuovo».

Il diritto all’errore

La seconda condizione, forse la più difficile da concedere, è la libertà di sbagliare. «Se non posso fare errori, ripeto solo quello che so già. E divento conservativo. Ma se sono giovane e so poco, sarò iper-conservativo: chiederò sempre cosa devo fare, senza proporre nulla. Invece io voglio che mi dicano: perché non facciamo così?».

Un episodio lo racconta bene. «L’ingegner Dallara vide un ragazzo appena assunto che stava progettando una piastrina. Gli disse: secondo me non funziona. Il ragazzo chiese: allora cosa devo modificare? Risposta: niente, fallo come l’hai pensato tu. Se non funziona, non ti dimenticherai mai l’errore. Se funziona, io avrò imparato qualcosa. In entrambi i casi uno dei due impara».

Un cambio di modello

Per Pontremoli è una questione di modello culturale: «Ai giovani fino al giorno prima è stato detto che valgono solo se non sbagliano mai, che devono essere i numeri uno, che gli altri sono nemici. Io al contrario dico loro: qui gli errori servono a crescere, e gli altri non sono nemici, ma strumenti. Se questo lo imparano dal primo giorno e lo vivono ogni giorno, diventa la loro forza».

È il messaggio che lancia anche alle imprese: non proteggere i ragazzi dagli errori, ma creare lo spazio perché possano commetterli, imparare e innovare. Solo così l’energia dei giovani si trasforma davvero in futuro.

Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index

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