Fabrizio Bugada: «Da pugile ad allenatore delle nuove generazioni»

L’intervista. «Il pugilato per me è tutto, è la mia vita». Fabrizio Bugada è l’allenatore della Bergamo Boxe, associazione che il prossimo 2023 compirà 50 anni. «Ho messo i guantoni a 8 anni» racconta, è stato campione sul ring e ora ama fare il maestro, con la voglia e la grinta di insegnare alla giovani leve. Fuori dalla palestra? «La passione, inutile dirlo, è il cibo» sorride.

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Verso gli otto anni i guantoni, poco dopo subito sopra il ring. Il maestro della Bergamo Boxe Fabrizio Bugada si racconta, partendo dalla storia della sua palestra e di un mondo, quello del pugilato a Bergamo, che sta crescendo anno dopo anno. «La Bergamo Bove è un’associazione dilettantistica di pugilato, tesserata alla Federazione pugilistica italiana - racconta -. Siamo nati nel 1973 e ci apprestiamo a compiere 50 anni: sul territorio stiamo crescendo con un aumento dei tesserati e nel 2021 siamo stati secondi a livello nazionale come numero di tesserati amatoriali. Per questo 2022 puntiamo al primo posto».

Impossibile non citare il padre di Fabrizio, Egidio Bugada: «Allenatore e maestro benemerito della Bergamo Boxe: è maestro da 1969/’70 e ancora oggi ci dà il suo prezioso aiuto. ha allenato fino a pochi anni fa tutti i pugili più importanti di Bergamo, che hanno avuto successo a livello nazionale e internazionale». Dal compianto e amatissimo Angelo Rottoli, «che ha portato il Campionato del mondo a Bergamo», ad Adobati, Cassi, fino a Luca Messi, «mentre continuiamo a coltivare numerosi dilettanti che stanno crescendo».

Per chi bazzica la palestra sono celebri gli aneddoti di Egidio e Fabrizio: «Mio padre racconta spesso di quando allenava Angelo (Rottoli, ndr), nella pineta di Petosino, la mattina dalle 5 sul fiume Brembo. Anche io e mio fratello ci allenavamo in collina e in montagna, con tanto di scalate e nuotate nei laghi gelidi - ricorda Fabrizio -. Avevamo 13, 14 anni e facevamo attività nella natura: era dura ma ci permetteva di sviluppare istinto e velocità».

Perché prima di essere un «maestro di boxe», come si definisce lui e lo chiamano i suoi allievi, è stato un campione di pugilato all’interno della Polizia di Stato e poliziotto, a Milano e anche a Bergamo: «Un’esperienza importante, essere nelle forze dell’ordine, ma l’attrazione verso al boxe è stata superiore e da qui ho scelto di fare “solo” il maestro e di seguire la palestra». Con qualche viaggio verso il Brasile: «Mia moglie è brasiliana - spiega - e questo mi porta ad allontanarmi in alcuni casi dalla mia amata palestra, ma in Brasile mi guardo sempre intorno: hanno un approccio allo sport molto stimolante, valorizzano tutte le attività sportive».

E se qualcuno gli chiede se fosse più severo da poliziotto che ora da allenatore, Fabrizio è molto determinato: «Mi piace essere chiaro e spiegare agli atleti cosa devono fare - dice -. Sono molto diretto, più che severo». Poi c’è un passione, che l’allenatore non nasconde: «Il cibo - sorride -. Mi piace andare al ristorante e mangiare in compagnia» dice e pensa alla Bergamo del futuro, secondo lui: «Con sempre più attività sportive, anche le più piccole e le meno conosciute». Con un desiderio per festeggiare al meglio il 50esimo compleanno della Bergamo Boxe: «La nostra palestra è all’interno dell’ex Campo Utili, a Bergamo - commenta -. Ci piace stare qui, ma sarebbe utile ampliarci, anche di poco, per dare la possibilità a più persone di frequentare gli spazi: più persone e soprattutto giovani, seguiranno questa disciplina e più ci sarà la possibilità di avere atleti sul ring, con la possibilità di farli crescere in ambito sportivo e agonistico». Con la consapevolezza che questa disciplina è un utile aiuto per le giovani generazioni. «Ricordo come mi allenava mio padre - sorride -. Ieri come oggi il pugilato per me è tutto: in palestra c’è il mio lavoro, ma c’è anche la mia passione. Ci sono la mia fatica, ma anche le mie amicizie. La boxe e questa palestra sono la mia vita»

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