Giudice squalificato

di Giorgio Gandola

Qualche volta passeggiare sul pianeta dello sport giovanile ha lo stesso effetto che soffermarsi all’ombra di Montecitorio: stessi stupori, identiche indignazioni.

Qualche volta passeggiare sul pianeta dello sport giovanile ha lo stesso effetto che soffermarsi all’ombra di Montecitorio: stessi stupori, identiche indignazioni.

A Marina di Grosseto si giocava una partita di Giovanissimi provinciali e durante una fase di gioco l’allenatore del Casotto Pescatori ha visto due ragazzi (15 anni) scontrarsi violentemente. Uno dei due, il suo giocatore, è rimasto a terra privo di sensi. Allora il tecnico, Claudio Buso, è corso in campo, ha gridato all’arbitro di sospendere il gioco, ha effettuato un massaggio cardiaco al ragazzo svenuto e ha telefonato al 118 per far accorrere un’ambulanza.

Ora il giovane sta bene, ma è in ospedale per le canoniche 72 ore di osservazione. Finita qui la storia? Ovviamente no. Pensate che l’allenatore abbia avuto un premio o anche solo un «grazie»? Tutt’altro. Claudio Buso è stato espulso subito dopo il massaggio cardiaco per essere entrato in campo «non autorizzato dall’arbitro».

Di conseguenza è stato inserito nel referto dalla parte dei cattivi ed è stato squalificato per 45 giorni dal giudice sportivo. La paradossale decisione ha lasciato tutti a bocca aperta, soprattutto il protagonista. «Li ho visti scontrarsi a 10 metri da me e sono corso richiamando l’arbitro che non si era accorto di niente. Da padre dico che la salute dei ragazzi viene prima di ogni regolamento». La vicenda ricorda quella dell’allenatore punito con la sconfitta a tavolino per aver ritirato la squadra mentre sugli spalti andava in scena una rissa fra genitori. Abbiamo la giustizia che ci meritiamo.

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