Oltre il greco antico

di Giorgio Gandola

Se questo è campanile, vien da dire che è molto alto. Così alto da poter essere avvistato nel resto del mondo e le sue campane ascoltate dalle genti che studiano a Londra, a Pechino, a Shanghai.

Se questo è campanile, vien da dire che è molto alto. Così alto da poter essere avvistato nel resto del mondo e le sue campane ascoltate dalle genti che studiano a Londra, a Pechino, a Shanghai.

L’accordo fra Italia e Cina che prevede la creazione di tre centri universitari d’eccellenza per lo scambio culturale è già di per sè una bella notizia, ma sapere che uno di questi centri sarà l’università di Bergamo ci riempie di orgoglio. Milano è stata scelta per il design industriale, Torino per l’E-government (l’amministrazione digitale) e Bergamo per il trasferimento tecnologico.

Ci preme sottolineare l’importanza della scelta per rassicurare tutti coloro che operano sul territorio nel campo dell’istruzione universitaria, sorpresi e in qualche modo preoccupati da una recente intervista di Mauro Ceruti in uscita da Bergamo al Corriere della Sera, nella quale l’autorevole filosofo ed ex senatore della repubblica sottolineava la necessità che il nostro ateneo superi una certa «logica campanilistica», si impegni per trovare una «sua identità» e rivaluti anche il greco antico.

Noi siamo contenti che i nostri studenti possano andare in Cina a sperimentare e che studenti cinesi possano venire a Bergamo sapendo che si tratta di un’eccellenza. Come siamo contenti che i ragazzi bergamaschi siano in grado di apprendere filosofia e psicologia in inglese, così da formare una classe dirigente capace di insegnare all’estero. Sul greco antico non ci pronunciamo. Lo abbiamo studiato per cinque anni, lo portiamo nel cuore e riteniamo che continui ad essere decisivo. Alle Termopili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA