Troppe tasse, mi separo!

di Giorgio Gandola

Questo non è un «Urlo» normale, è un grido di dolore dopo una martellata su un dito. Solo così si può sintetizzare l’agguato perpetrato da governo e opposizione .

Questo non è un «Urlo» normale, è un grido di dolore dopo una martellata su un dito. Solo così si può sintetizzare l’agguato stile Ghino di Tacco perpetrato da governo e opposizione (Berlusconi era un alleato di larghe intese) mentre con la mano destra toglievano l’Imu prima casa e con la sinistra aumentavano in modo esponenziale tutte le tasse connesse.

Non solo, con il gioco delle aliquote comunali anche numerosi proprietari dell’abitazione in cui vivono dovranno saldare il conto entro il 24 gennaio. Poiché in Italia la legge provoca quasi per sfida la ricerca della contromisura più originale, in queste settimane sono aumentate le separazioni.

Nel senso che, non capendoci nulla, marito e moglie litigano sino a sfinirsi? No, in senso fiscale. Se uno dei coniugi non lavora o ha un reddito minimo, l’altro in caso di separazione deve pagare gli alimenti sui quali la tassazione è molto meno penalizzante rispetto ai redditi normali: il 9% invece del 40%.

Il coniuge separato a questo punto cambierà la residenza e andrà a prendersela serenamente nella seconda casa massacrata dall’Imu e lasciata dall’ex compagno in un molto opportuno accordo extragiudiziale. Due prime case, problema risolto, con un non indifferente risparmio di tasse. Per ottenere tutto questo basta un accordo sottoscritto nello studio di un avvocato e un colloquio con un giudice in udienza. Una statistica rivela che il 5% delle separazioni è fasullo perché non avviene dalla moglie ma da una pressione fiscale ormai irreale.

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