Schelotto, parla il «levriero»:
«Dopo il ko ci rialzeremo»

Schelotto sa bene cosa vuol dire correre. Soprannominato «il levriero», viene da una famiglia «in cui si è sempre parlato solo di calcio». E per il prossimo match contro l'Udinese: «Vogliamo rialzarci dopo la sconfitta».

«L'importante non è quello che trovi alla fine di una corsa, l'importante è quello che provi mentre corri». Ezequiel Matias Schelotto sa bene cosa vuol dire correre. «Vengo da una famiglia in cui si è sempre parlato solo di calcio. Siamo sette fratelli, cinque maschi: era inevitabile crescere con un pallone tra i piedi. Poi abitavamo vicino allo stadio del Velez, infatti a 6 anni ho cominciato a giocare proprio nel Velez. Al Banfield ci sono andato solo a 14 anni. Correvo sempre, ma dietro a una palla. Per questo mi hanno chiamato "el galgo", il levriero».

Schelotto si racconta a L'Eco di Bergamo in due pagine in edicola il 10 ottobre. E racconta anche le speranze, come quella di essere chiamato da Prandelli: «Ci speravo, sono sincero - dice -. Ma so che ci sono tanti calciatori bravi. Sono contento che il ct nei giorni scorsi abbia fatto il mio nome e sono orgoglioso di sapere che mi segue. E poi ha detto bene: io devo solo continuare a giocare su questi livelli. Adesso più che mai devo dare il doppio, prima di tutto per l'Atalanta. Il primo obiettivo è la salvezza, questo non me lo scordo mai». Con un commento sull'Udinese: «Colantuono ce ne ha già parlato. Vogliamo rialzarci dopo la sconfitta. E pensiamo a una partita per volta».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 10 ottobre

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