Butti: «Tredici anni all'Atalanta
Un peccato finire in questo modo»

Da giocatore, con tre stagioni in serie A col Como, negli anni Ottanta era considerato uno dei trequartisti tecnicamente più bravi. Dote personale che si è portato dietro nel ruolo da allenatore del settore giovanile: la «tecnica calcistica» come pallino da insegnare ai futuri calciatori.

Da giocatore, con tre stagioni in serie A col Como, negli anni Ottanta era considerato uno dei trequartisti tecnicamente più bravi. Dote personale che si è portato dietro nel ruolo da allenatore del settore giovanile: la «tecnica calcistica» come pallino da insegnare ai futuri calciatori.

Per tredici anni è stato il suo «credo» da mister del vivaio dell'Atalanta, un lungo legame quello tra mister Giuseppe Butti e la cantera nerazzurra che si è interrotto ufficialmente a fine maggio. «È venuto solo Favini a comunicarmelo il martedì dopo l'ultima partita con l'Empoli della fase scudetto: una doccia fredda, anche se da più giorni circolava già il nome del mio possibile sostituto. Si chiudono tredici anni bellissimi: l'Atalanta mi ha dato molto e credo di aver ritornato molto, soprattutto sul profilo della correttezza e dell'impegno a far crescere i tanti ragazzi allenati».

Dieci mesi dopo la separazione da Eugenio Perico, Zingonia saluta quindi un altro allenatore che ha fatto la storia recente del vivaio orobico. «In Italia si predica sempre troppo bene sulla valorizzazione dei giovani, ma si fatica a trovare una visione e sinergia comune tra società e componente tecnica del vivaio. Spesso siamo considerati solo delle pedine».

Si riferisce anche alle modalità del suo addio? Dei dirigenti, solo Favini è venuto a riferirle la scelta societaria? «Dopo quanto avvenuto con Perico lo scorso autunno, il pensiero di cadere nello stesso destino mi era passato. La conclusione del rapporto mi è stata comunicata solamente da Favini, nonostante la scelta non fosse neppure sua. Non ho visto nessun altro della dirigenza. Peccato, ma va bene così. Favini mi aveva voluto nel duemila, è stato l'unico riferimento durante i tredici anni, e ci sta che sia toccato a lui il compito dei saluti. In merito alla scelta, non mi permetto di discuterla, esattamente come ogni anno, a fine stagione, mi sono messo a disposizione della società senza la pretesa di allenare una determinata categoria nell'anno successivo».

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