Draghi a Bergamo: «Grazie presidente»
Impegni solenni ma saprà rispettarli

di Alberto Ceresoli
«Grazie, presidente. Mario Draghi si merita davvero la gratitudine dei bergamaschi, non solo per aver voluto celebrare qui la prima giornata nazionale delle vittime del Covid, ma per gli impegni che s’è assunto con grande senso di responsabilità».

Primo tra tutti quello verso i più fragili, i nostri anziani, quelli a cui proprio lo Stato (di cui il premier ha rivendicato con forza la presenza) ha spesso negato la giusta attenzione, anche ben prima della pandemia. «Non accadrà più – ha garantito – che le persone fragili non vengano adeguatamente assistite e protette». Parole forti ma necessarie, e a Draghi va il merito di averle pronunciate con dignità davanti a una comunità che su questo fronte ha pagato un prezzo altissimo, perdendo la parte più saggia di sé, quella che le ha permesso di diventare sinonimo di capacità imprenditoriale e lungimiranza, cuore grande e accoglienza sincera.

Con la stessa determinazione, il presidente del Consiglio si è impegnato a far sì «che la memoria di ciò che è accaduto nella primavera dello scorso anno non si appanni». Il rischio c’è e sarà sempre più forte, ma ricordare è necessario, perché è proprio il ricordo a tessere la trama e l’ordito della nostra identità, quello che siamo stati, quello che siamo, quello che saremo. E, infine, la promessa di ricostruire quel mondo che chi ci ha lasciato sognava per i propri figli e nipoti. Che ha un preciso punto di partenza: «Fare il maggior numero di vaccinazioni nel più breve tempo possibile». Ci contiamo, signor presidente. E grazie per essere riuscito a «farsi sentire» come uno di noi.

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