Il botta e risposta tra il pm e Bossetti
L’imputato: «Tirate fuori le vere prove»

«Signor Bossetti, ci dica: perché c’è il suo Dna su Yara Gambirasio?». È solo il calcio d’inizio, ma il pm Letizia Ruggeri cerca subito il gol con pallonetto a sorpresa da centrocampo.

Ecco una significatica sintesi del botta e risposta tra il pm e l’imputato che ha respinto con forza le accuse. «Dna? Figuriamoci: non siete nemmeno riusciti a capire di che fluido biologico è fatto». Poi passa al contropiede: «Quello è un Dna strampalato, per metà non è sicuramente il mio. Tirate fuori le prove vere!». È solo l’inizio ma la partita è già nel vivo. Dopo 6 ore di interrogatorio la sintesi della versione di Bossetti è che gli inquirenti hanno sbagliato o mentito.

Pm: «Ha mai visto la mamma di Yara?»

Bossetti: «No, mai».

Pm: «Guardi che al gip disse una cosa diversa».

B.: «Allora me lo dica lei», ribatte il muratore ruminando l’immancabile chewing gum.

Pm: «Al gip, dopo l’arresto, disse che la vide uscire dal cimitero una volta».

B.: «Non è vero».

Pm: «Se non è vero allora perché lo ha dichiarato al gip? Ma cambiamo argomento: frequentava l’Eurospin di Brembate Sopra?».

B.: «A volte con mia moglie».

Pm: «Però la teste Azzolin Alma l’ha vista, da solo, a comprare birre e lamette da barba».

B.: «Non è vero».

Pm.: «L’ha vista anche nel parcheggio del cimitero con una ragazzina».

B.: «Mente».

Letizia Ruggeri cerca di disorientare Bossetti pescando qua e là fra le carte dell’inchiesta.

Pm: «Che rapporto ha con sua madre Arzuffi Ester?».

B.: «Bellissimo», dice lui, ma il pm è interessato a sapere di quel giorno (27.07.2012) in cui la donna venne chiamata in questura per il test del Dna: «Mia madre mi disse: chiameranno anche te - ricorda Bossetti - e io pensai: ben venga. Piuttosto: mi stupisco che voi non mi abbiate mai chiamato». Ruggeri glielo spiega: «Avevamo preso i nomi di chi agganciava la cella di Brembate dalle 18 in poi ed erano già 120 mila. Comunque saremmo arrivati presto a chiamare suo fratello Fabio che era nell’elenco».

B.: «E quelli col furgone banco? »

Pm.: «Li abbiamo chiamati tutti, signor Bossetti, ma quello con il Dna sugli slip della vittima è lei».

B.: «Ancora con questo Dna...»

Il confronto si sposta sulle ricerche a sfondo sessuale sui pc.

Pm: «Le ha fatte lei?».

B.:«No, mia moglie o noi due insieme».

Pm: «Anche quelle sulle ragazzine?»

B.: «Assolutamente no, non sono quel tipo di persona».

La battaglia arriva infine alla sera della scomparsa di Yara.

Pm: «Nelle intercettazioni dei colloqui in carcere lei ricorda che il suo telefonino era spento, poi ricorda di aver suonato il clacson per salutare un certo Massi, si ricorda che il mattino dopo montò 5 gazebo in cantiere, e non ricorda cosa fece quel venerdì sera, 26 novembre 2010?».

B.: «Un colpevole non dimentica, ma un innocente come può ricordare e fornire un alibi?»

Pm: «Certo, perché lei l’alibi non ce l’ha».

Mercoledì 16 marzo la continuazione dell’interrogatorio di Bossetti.

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