«Per l’accoglienza diffusa dei profughi ucraini servono alloggi»

Solidarietà Don Roberto Trussardi ringrazia parrocchie e comunità per la disponibilità già dimostrata: «Apprezziamo molto chi è pronto ad aprire le porte di casa. Per il momento diamo la precedenza agli appartamenti».

A quasi due settimane dallo scoppio della guerra in Ucraina, sono molte le persone che sono giunte anche nel nostro territorio, accolte da Caritas, finora un centinaio nelle strutture del Seminario e del monastero Matris Domini. L’obiettivo è di trasferirli a poco a poco in comunità parrocchiali che stanno mettendo a disposizione, anche tramite privati, alloggi, ed organizzando volontari che accompagnino percorsi di integrazione. «Un grazie – commenta don Roberto Trussardi, direttore di Caritas diocesana - va rivolto innanzitutto a quanti stanno dimostrando grande generosità offrendo abitazioni. Già ci sono stati segnalati un centinaio di appartamenti. È doveroso sottolineare che i tempi di permanenza dei profughi non saranno brevi; l’ospitalità non durerà pochi mesi. Caritas sta chiedendo di ipotizzare almeno un anno». «Desidero rivolgere un grazie – continua don Trussardi - a don Gustavo Bergamelli, direttore del Seminario, e a suor Angelita Roncelli, priora delle monache dell’Ordine delle domenicane del Matris Domini che con un atto di grande carità hanno aperto le porte di due luoghi simbolo al centro di città bassa e Città Alta, due luoghi simbolo che hanno altre funzioni, ovvero la preparazione dei sacerdoti il seminario, e la preghiera il monastero».

Un ringraziamento va anche a coloro che, con straordinaria generosità, sono pronti ad aprire le porte della propria casa offrendo una stanza con bagno. «Apprezziamo moltissimo questo gesto. Per il momento diamo precedenza a collocare le persone negli appartamenti che ci sembrano la dimensione migliore per sentirsi a proprio agio, piuttosto che diventare ospiti in casa con altre persone». La scelta fondamentale di Caritas è quella di realizzare un’accoglienza diffusa che coinvolga le comunità, così i privati, che desiderano muoversi per aiutare i profughi, sono invitati a prendere contatto con i parroci.

Relazioni d’aiuto sul territorio

L’accoglienza viene preparata con cura, allestendo gli appartamenti in modo che siano in ordine per ospitare chi scappa dalla guerra, e soprattutto si crei una relazione d’aiuto sul territorio. «Per questo ci stiamo muovendo con calma, affinché le comunità siano davvero pronte».

Per altro molte persone arrivate stanno trovando aiuto attraverso connazionali, amici o parenti, pure in questo caso si chiede che eventuali richieste che arrivano direttamente al parroco o al gruppo Caritas parrocchiale, siano poi comunicate a Caritas Diocesana perché si abbia una percezione adeguata di come si sta attuando l’accoglienza nella Diocesi. «Non abbiamo nemmeno la certezza che potremo utilizzare tutti gli appartamenti messi a disposizione – continua don Trussardi -, perché potrebbe in futuro essere attivato un altro canale di reperimento e gestione degli alloggi attraverso i bandi prefettizi». L’apertura che si sta registrando da parte delle parrocchie e delle comunità dovrebbe inoltre far riflettere e diventare un patrimonio prezioso anche per altre accoglienze.

Assistenza per i permessi

Altro elemento non secondario riguarda la burocrazia: i profughi hanno bisogno di regolarizzare la loro posizione in Italia, necessitano di informazioni in merito al permesso di soggiorno e alle procedure per accedere alla questura. In questo caso ci si può rivolgere al Cir (Consiglio italiano per i rifugiati onlus), promosso da Cgil, Cisl, Caritas, Cooperativa Ruah e Comune di Bergamo, i cui uffici sono aperti dal lunedì al venerdì dalle 8,30 alle 12,30 presso la Sala Laura Bassi - S.Lucia (via Mazzini, 6b a Bergamo). Per accedere si deve prendere appuntamento su www.prenotabergamo.it oppure chiamare il call center al numero 800292110 (solo per prenotazione e non per informazioni).

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