Dal salotto di casa ai fondi sul web
Così si rilancia l’imprevedibile jazz

Se i momenti di crisi sono davvero occasioni privilegiate per l’innovazione, dalle parti del jazz è tempo di cambiamenti. In tal senso si sono mossi alcuni bergamaschi sui fronti della produzione e dell’organizzazione concertistica.

Se i momenti di crisi sono davvero occasioni privilegiate per l’innovazione, dalle parti del jazz è tempo di cambiamenti. In tal senso si sono mossi alcuni bergamaschi sui fronti della produzione e dell’organizzazione concertistica, azzardando risposte inconsuete.

Marco Rottoli, contrabbassista, ha partecipato con il Collettivo T. Monk, ensemble di allievi ed ex allievi del Conservatorio Verdi di Milano, aduna raccolta fondi che consentirà alla band di realizzare il primo cd. Chiara Valsecchi e Giuliana Carretta si propongono invece come organizzatrici di concerti «casalinghi».

Esperienze che hanno in comune il tentativo di svincolarsi da meccanismi abituali di produzione e diffusione della cultura musicale. Chiara, responsabile anche della programmazione concertistica del Druso, circolo dedito alla musica live, e Giuliana condividono la passione per il jazz e stanno testando in queste settimane la sigla Jazz Me, proponendo una rosa di artisti per «house concert».

Sì, proprio concerti domestici, in esatta antitesi alla logica del pubblico spettacolo. «Vogliamo portare nelle abitazioni private un jazz di qualità valorizzando la dimensione conviviale. Cercando - precisa Chiara - di evitare il ruolo di sottofondo cui spesso è costretta la musica in locali e club». L’intenzione è quella di riscoprire la prossimità emotiva e comunicativa tra spettatore ed esecutore, talvolta fraintesa dall’indifferenza rumorosa dei club.

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