Lab80 al teatro Tascabile
Il programma di una settimana

Continuano le proiezioni di Laboratorio Tascabile, la rassegna di film organizzata da Lab 80 e Teatro Tascabile, che propone al pubblico bergamasco produzioni cinematografiche provenienti dai più interessanti festival internazionali ma poco conosciute e distribuite in Italia.

Continuano le proiezioni di Laboratorio Tascabile, la rassegna di film organizzata da Lab 80 e Teatro Tascabile, che propone al pubblico bergamasco produzioni cinematografiche provenienti dai più interessanti festival internazionali ma poco conosciute e distribuite in Italia.

Fino a sabato 25 gennaio, tutte le sere alle 21 nella bella sala del Ttb in Città Alta (ex monastero del Carmine, ingresso via Boccola angolo piazza Mascheroni), spazio a impegno sociale, musica, donne, ritratti, tradizione, segreti: sono sette i film ancora in calendario, e in molti casi è prevista la presenza dei registi in sala (con buffet del ristorante Da Mimmo).

Qui sotto un approfondimento sul bel film del bergamasco Spinetti, in programma per sabato 18 e domenica 19, e a seguire il resto della programmazione.

Sabato 18 e Domenica 19

«Zurkhaneh, la casa della forza. Musica e arti marziali dell’Iran», di Federico Spinetti (Italia 2011, 100’) - Regista presente in sala, buffet a seguire

Il film racconta voci, aspirazioni e contraddizioni dell’Iran moderno attraverso la lente dell’universo quasi inesplorato delle Zurkhaneh, i ginnasi tradizionali dove le arti marziali iraniane sono accompagnate da musica e poesia cantata. Realizzato dopo tre anni di ricerca etnografica, il lavoro del bergamasco Spinetti, che insegna etnomusicologia all’Università canadese di Alberta, viaggia dalla diaspora iraniana in Canada verso l’Iran urbano, per approdare alla prima competizione olimpica internazionale della Zurkhaneh in Corea del Sud. Musica e arti marziali si intrecciano con conversazioni e interazioni informali con atleti, musicisti ed esperti di Zurkhaneh, rivelando una pluralità di esperienze umane e sociali nel contesto religioso e politico dell’Iran contemporaneo. Ad emergere è l’integrazione, ma anche la tensione, tra gli aspetti etici e quelli agonistici nelle arti marziali iraniane, tra il misticismo di ispirazione Sufi e il fondamentalismo modernista dell’Iran post-rivoluzionario, tra la quotidianità delle Zurkhaneh di quartiere e aspirazioni olimpiche.

«L’approfondimento sui ginnasi tradizionali che il film propone - spiega il regista Spinetti - è in buona parte un modo come un altro per incontrare delle esperienze umane. Quello che mi interessava comunicare erano dei ritratti vivi, delle persone che risultassero riconoscibili agli spettatori, per i loro modi di fare e di parlare, di muoversi e di interagire. Persone. Non è a caso che queste persone siano iraniane. Volevo produrre un contatto quieto e non connotato tra gli spettatori - per lo più occidentali - e i soggetti del film. Mostrare vita quotidiana e dialoghi “normali”, interessanti, appassionati o svogliati così come contraddittori, buffi o a volte poco chiari, come sono i dialoghi tra le persone. E dunque offrire un approccio distante dai toni concitati e allarmati su cui si appiattiscono quotidianamente le menzioni dell’Iran sui media internazionali».

IL REGISTA

Federico Spinetti, nato a Bergamo, è docente di etnomusicologia all’Università dell’Alberta in Canada. Ha condotto ampia ricerca sul campo in Asia Centrale e in Iran e le sue pubblicazioni accademiche si concentrano soprattutto sull’antropologia della musica, sull’economia politica della musica e sulle musiche del Medio Oriente e dell’Asia Centrale. È un attivo cineasta etnografico: ha prodotto vari cortometraggi ed è ora al suo primo lungometraggio documentario. Un’altra sua recente produzione è “Le montagne si sollevano come piuma”, girato in Bosnia e presentato recentemente a Il Grande Sentiero 2013.

http://www.ualberta.ca/~spinetti/

Lunedì 20

«La maison de la radio», di Nicolas Philibert (Francia 2012, 90’)

Regista di Essere e avere, la storia di un maestro elementare in una scuola di montagna e dei suoi alunni, Nicholas Philibert ha deciso di fare un film sulla radio. La maison de la radio (sessanta giorni di riprese distribuite nell’arco di sei mesi) è un film che racconta ventiquattro ore nella vita delle persone che lavorano dentro l’edificio che ospita i canali radiofonici del servizio pubblico francese, ma è un film che non parla solo all’orgoglio dei francesi né soltanto agli appassionati di radio.

Martedì 21

«Altra Europa», di Rossella Schillaci (Italia 2011, 75’)

Nel novembre del 2008 circa trecento rifugiati somali e sudanesi occupano una vecchia clinica abbandonata in uno storico quartiere operaio di Torino. Il film segue le loro vicende nell’arco di un anno, scandite dalla trasmissione radiofonica Titanic in lingua somala, e mostra la vita all’interno della clinica e in città, tra gli inevitabili problemi interni, le proteste della cittadinanza e le provvisorie iniziative del Comune e della Prefettura. Dal freddo inverno all’afa insopportabile d’agosto, fino allo sgombero autunnale e la sistemazione dei rifugiati in una vecchia caserma. Ma il loro viaggio non è ancora finito.

Mercoledì 22

«The unknown known», di Errol Morris (Usa 2012, 105’)

Un avvincente ritratto di Donald Rumsfeld, uno dei grandi architetti della guerra in Iraq. Rumsfeld entra in scena come scrittore/attore della propria vita leggendo una scelta dei suoi “fiocchi di neve”, le decine di migliaia di appunti annotati nel periodo in cui fu membro del Congresso, consigliere di quattro diversi presidenti e per due volte segretario della Difesa. La sua visione del mondo è imperativa e sicura di sè: “La vera pace può venire soltanto dalla forza militare”. The Unknown Known non vuole essere un’altra autopsia della guerra in Iraq, bensì il chiarimento di un mistero, un noto ignoto.

Giovedì 23

«Sherman’s march», di Ross McElwee (Usa 1986, 155’)

Reduce dall’abbandono della sua ex, McElwee dirotta il grandioso progetto di un documentario che ripercorra la sanguinosa marcia del generale William Tecumseh Sherman in un piano di emergenza per trovare al più presto una nuova fidanzata, servendosi della macchina da presa come di una lenza. Nel corso del suo lungo viaggio nel Sud si fa coinvolgere dalle bizzarre ambizioni di Pat; incontra la disegnatrice d’interni Claudia; raggiunge la linguista Winnie; quindi segue la frenetica routine di Joy, un’aspirante rockstar. Infine ritrova una vecchia amica, Karen, diventata avvocato e fervida femminista. Malgrado la tenacia, tuttavia, riuscirà a rimediare soltanto due di picche. Il risultato è un fiammeggiante tour dentro l’anima del Sud e lo spirito dei tempi, con acute osservazioni sulla paranoia nucleare, sul consumismo e i rapporti fra i sessi.

Venerdì 24 e sabato 25

«Stop the pounding heart», di Roberto Minervini (Usa/Belgio/Italia 2013, 101’)

Sara è un’adolescente cresciuta in una famiglia di allevatori texani di capre. I suoi genitori hanno educato personalmente i loro 12 figli, seguendo in maniera rigorosa i precetti della Bibbia. Come le sue sorelle, anche Sara è stata allevata per essere una donna devota, con l’obbligo morale di conservare intatta fino al matrimonio la propria purezza fisica e spirituale. L’incontro con il coetaneo Colby la precipita in una crisi profonda: tener fede ai dettami familiari e religiosi o cercare l’indipendenza assecondando propri sentimenti? (dal catalogo Filmmaker 2013).

Ingresso 5 euro, ridotto 4, gratis per chi cena da Mimmo.

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