Tomaso «bacchettato» da Michelle
«A Project Runway sorrido poco»

Si è divertito e lo rifarebbe. Ora poi, con la televisione che è il suo pane quotidiano considerando la sua compagna Michelle Hunziker, sa anche su cosa deve «lavorare»: il sorriso.

Si è divertito e lo rifarebbe. Ora poi, con la televisione che è il suo pane quotidiano considerando la sua compagna Michelle Hunziker, sa anche su cosa deve «lavorare»: il sorriso. «Lo ha detto anche Michelle che sorrido poco, ma detto da lei non vale: sorride praticamente sempre» commenta Tomaso Trussarsi, giurato insieme ad Alberta Ferretti ed Eva Herzigova di Project Runway Italia, talent show di FoxLife (Sky, canale 114), con al centro il mondo della moda.

Come è andata questa esperienza?

«Mi è piaciuto partecipare, mi sono divertito e lo rifarei. E poi ho anche imparato una cosa nuova, scoprendo più a fondo un mondo, quello televisivo, che non conoscevo nei suoi aspetti più organizzativi».

Però è vero che in trasmissione sorride poco? È molto serio…

«Il mio ruolo da giurato è importante e professionale: questi ragazzi che si mettono in gioco con il loro talento si aspettano da me un’analisi commerciale e tecnica del prodotto moda. È giusto non deluderli: il fashion system è molto chiuso, è un ambiente duro. Con i miei giudizi voglio mostrare a questi aspiranti stilisti le vere sfaccettature di questo lavoro».

Oltre a essere giurato, la maison Trussardi si prenderà anche in carico il vincitore. Un bell’impegno.

«Anche per questo il mio ruolo è duplice. Credo nella trasmissione e in questi ragazzi, alcuni più capaci dal punto di vista tecnico, altri più creativi e geniali nell’ambito stilistico. E poi ognuno di loro ha una storia da raccontare».

Per esempio?

«Pensiamo a Marco Taranto, è molto bravo e sta mostrando le sue capacità. Arriva dal nulla e sta lavorando con impegno. Come tutti del resto, anche se alcuni sono più sbruffoni di altri, si sentono dei “personaggi”. È un po’ il rischio del mondo tv…».



Ma lei resta tutto d’un pezzo…


«Perché qui non si tratta di far spettacolo, questo non è un reality alla “Grande Fratello” dove chi partecipa diventa personaggio e non per un talento specifico. “Project Runway” è un talent. E come giudice se devo dire qualcosa lo dico. Sono molto diretto: sarà lo spirito bergamasco…».

Pronto allora per la seconda edizione? Magari con qualche modifica…


«Perché no, ho apprezzato il lavoro fatto in questo talent e ci ho investito come persona e come azienda: il vincitore lavorerà da noi».

E per le modifiche?

«Punterei su un maggiore coinvolgimento dei giudici, con più tempo sullo studio dell’abito e i suoi presupposti di sviluppo e commercializzazione. E poi ridurrei la distanza tra giudici e concorrenti. Il ruolo di Ildo Damiano è perfetto, ma vorrei mettere di più le mani sugli abiti e sul lavoro che ci sta dietro».



Ha visto qualche look interessante sulla passerella di «Project Runway Italia»?

«Qualche buona idea c’è e c’è stata, anche se resta comunque difficile cogliere attraverso le telecamere quel “quid”, quel dettaglio stilistico che fa la differenza e porta al guizzo, che è poi la meraviglia della moda. Tra chi era più portato sulla parte modellistica e di confezionamento e chi aveva una visione maggiormente stilistica, abbiamo privilegiato quest’ultimo aspetto. Puntando sulla creatività e l’idea originale».

Certo però che la conterranea eliminata così rigidamente…


«Per Donas (la bergamasca è stata squalificata lo scorso 19 marzo per aver iniziato un abito prima del “via” da parte della produzione, ndr) non potevamo fare nulla: la decisione è stata presa nel rispetto del regolamento».

Ha parlato con lei?

«No, non c’è stato modo: noi giurati non ci interfacciamo con gli stilisti, ma mi ha mandato il suo curriculum proprio pochi giorni fa».

Come le pare?

«Durante il programma ho notato il suo impegno e la sua volontà. Non era una che si lamentava, è stata una gran lavoratrice, non c’è che dire. Sicuramente ha bisogno di una maggiore formazione dal punto di vista della produzione: come autodidatta, le serve ora più competenza tecnica del prodotto moda. Come azienda valuteremo se contattarla per capire se ci sono margini di attività e di formazione».



Il 30 aprile il programma si conclude e lei torna dietro le quinte, nella sua casa di moda. Ce lo concede un sorriso in finale?

«Dai che qualche battuta lo ho anche fatta (e ride). E poi, diciamocelo: con una come Michelle in casa, devo compensare».

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