«Le faremo sapere? No, oggi lo dicono
i giovani a noi». Parola di Chicco Cerea

CAPITALE UMANO. Per lo chef di «Da Vittorio» (3 stelle Michelin), i colloqui con la Generazione Z non seguono più le vecchie regole. «Vogliono sapere chi siamo, cosa offriamo, se li ispiriamo»

10:39

Cambia la scena del colloquio di lavoro. In passato, era l’imprenditore a concludere con un «le faremo sapere». Oggi, è sempre più spesso il giovane candidato a ribaltare i ruoli, a volerci pensare, a valutare se accettare o meno. E per Chicco Cerea, chef tre stelle Michelin del ristorante Da Vittorio a Brusaporto, questo non è solo un cambio di linguaggio, ma un segno dei tempi: «Ora sono i ragazzi a dirti le farò sapere. E hanno ragione. Guardano cosa offre l’azienda, se c’è spazio per crescere, per imparare, per costruirsi un futuro».

Nella prima parte dell’intervista realizzata dall’Osservatorio Delta Index, Cerea – chef, imprenditore e mentore di giovani brigate – riflette sulla trasformazione culturale che sta cambiando profondamente il mercato del lavoro, anche in un settore complesso come la ristorazione. E lo fa senza nostalgie, ma con realismo e visione.

Giovani e lavoro: smontiamo i luoghi comuni

«Chi dice che i giovani non vogliono lavorare, non ha voglia di conoscerli davvero», afferma lo chef. «I giovani ci sono, sono curiosi, arrivano preparati, hanno fame di conoscenza e desiderio di crescita. Basta saperli ascoltare». La svolta, spiega, è stata nel post-Covid: il tempo è diventato un valore sacro. Lavorare tanto non è più sinonimo di essere bravi. È la qualità, non la quantità, a fare la differenza.

La forza dell’appartenenza

Nel racconto di Cerea emergono elementi che parlano chiaro anche al mondo HR: senso di appartenenza, benessere, formazione continua. «Far sentire i ragazzi parte di un gruppo è fondamentale. Noi li aiutiamo con l’Academy interna, corsi di lingua, di marketing, di psicanalisi, oltre a quelli più tecnici. E oggi riposano due giorni a settimana, quando io ho iniziato non c’era nemmeno un giorno libero».

Smart working? Non è questo il punto

«È ovvio che nella ristorazione lo smart working non esiste – ammette – ma quello che cercano i ragazzi non è solo lavorare da casa. Vogliono sapere dove verranno inseriti, se potranno crescere, cambiare reparto, andare all’estero. Vogliono un’azienda che investa su di loro». È qui che torna il tema della reciprocità, cardine dell’Osservatorio Delta Index: i giovani non cercano un contratto qualunque, ma una relazione. Se c’è fiducia, restano. Se manca, diranno “le farò sapere” e andranno altrove.

Un linguaggio da ascoltare

In un’Italia che fatica a trattenere talenti, il pensiero di Chicco Cerea si allinea con i dati: la Generazione Z sta ridefinendo il concetto stesso di lavoro. Chiede senso, equilibrio, possibilità di crescita. E forse è proprio dal linguaggio – da quel piccolo cambio di frase in un colloquio – che passa la rivoluzione.

Per approfondire il tema del rapporto tra AZIENDE e GENERAZIONE Z collegarsi al sito dell’Osservatorio Delta Index

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