Parodi: «Mia figlia positiva al mare, il vaccino ci ha protetti tutti»

Volto noto del giornalismo televisivo e moglie del sindaco Gori racconta la sua esperienza personale e di famiglia.

«Mi sono vaccinata, non ho mai avuto dubbi a riguardo. Del resto ho sempre vaccinato i miei figli, nella consapevolezza dell’importanza della scienza e della medicina. Del valore dei vaccini nella storia. Dopo quello che abbiamo passato a Bergamo, dopo tutta la tragedia, non avrei mai potuto aspettare un giorno a vaccinarmi».

Cristina Parodi, giornalista e volto noto della tv, è categorica e molto chiara sulla sua posizione: ha vissuto a fianco del sindaco Gori i mesi più bui della nostra città in ginocchio per il Covid, si è sempre adoperata per aiutare e sostenere la cittadinanza, in particolare collaborando con il Cesvi e portando aiuto attraverso progetti sul territorio a favore della terza età. «Il vaccino anti-Covid è stato un traguardo importante, fondamentale. Non ho avuto dubbi, quanto abbiamo vissuto ci ha profondamente segnato».

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Quando si è vaccinata?

«Lo scorso giugno, tra l’altro con Johnson&Johnson, dose unica. La somministrazione all’hub di Dalmine: non ho avuto alcun effetto collaterale, solo un leggero dolore al braccio».

Nessuna remora?

«Mi sono documentata e ho la fortuna di avere in famiglia un infettivologo: mio cognato è stato il nostro punto di riferimento, ha risposto alle mie domande e a quelle dei nostri figli. Lo abbiamo ascoltato e siamo andati a vaccinarci».

Con J&J quando la prossima dose?

«L’11 dicembre, e senza alcun ripensamento».

Neanche per i figli?

«C’è stato un confronto molto aperto e chiaro in famiglia, e devo dire che la linea di vaccinarci è stata condivisa anche dai figli. Ormai sono adulti, viaggiano, si informano: sono consapevoli dei pericoli e soprattutto hanno vissuto la tragedia del Covid a Bergamo e a distanza».

Le sue due figlie erano in Gran Bretagna quando è scoppiata la pandemia sul nostro territorio.

«Sì, eravamo preoccupati per quello che stava succedendo in Italia e nel resto del mondo. In quelle settimane la situazione in Inghilterra era opposta alla nostra. Mentre noi vivevamo nella paura, barricati in casa e protetti con mascherine e guanti, mia figlia Benedetta a Londra girava per la città senza restrizioni. Poi la situazione si è capovolta e ancora oggi le ondate del virus sono continuamente come un sali e scendi. Quando le mie figlie sono tornate a casa, e hanno visto cosa stava capitando a Bergamo, erano sotto choc, profondamente provate dal tanto dolore e dalla paura. Loro stesse a Londra, in attesa di rimpatriare, erano preoccupate perché seguendo le nostre vicende locali avevano capito cosa sarebbe successo anche in Inghilterra».

Bergamo sa meglio di altre città perché serve vaccinarsi.

«Devo dire che l’estate appena trascorsa ci ha messo di fronte anche a una maggiore consapevolezza. Proprio Benedetta, con due dosi di vaccino e mentre si trovava in Corsica tra l’altro a fare arrampicata e quindi non propriamente in zone della movida, è risultata positiva al Covid. È successo mentre eravamo al mare tutti insieme e subito abbiamo messo in atto le strategie necessarie. Essere vaccinati ha tutelato tutti: Benedetta ha contratto il virus in maniera leggerissima e senza ripercussioni mentre noi non siamo stati contagiati. Il vaccino ha tutelato lei e noi e se è vero che il virus ritorna, è ancora più vero e importante difendersi. Anche con una terza dose se la Comunità scientifica lo richiede».

Cosa pensa di chi contesta il vaccino e l’obbligo di Green pass?

«Credo che si possa solo parlare di irresponsabilità: abbiamo il dovere di vaccinarci e abbiamo anche il diritto di fare delle scelte, ma queste scelte non possono mettere a repentaglio la vita del nostro prossimo».

Come valuta le scelte del nostro Sistema sanitario?

«L’Italia si è mossa molto bene. In un momento così delicato il nostro Sistema sanitario sta tenendo e questo grazie alla bravura nel gestire da mesi l’emergenza. Il Covid ci ha insegnato che il confine tra normalità ed emergenza è infatti ormai molto labile».

Le è capitato di dover far valere le sue ragioni, la sua scelta di vaccinarsi?

«Mi è capitato di discuterne con qualcuno, ma in quei casi preferisco allontanarmi da chi è contro il vaccino. Scelgo questa strada per difendere me stessa e per rispetto nei confronti di quanto è successo a Bergamo e di quanto abbiamo sofferto. Ho deciso di non stare con persone che non rispettano il prossimo».

Crede nella strada dell’obbligatorietà del vaccino anti-Covid?

«Credo che rendere il vaccino obbligatorio sia una mossa complicata. Esiste un diritto di non vaccinarsi ma non esiste il diritto di mettere in pericolo gli altri con questa scelta. Sono favorevole a rendere il vaccino obbligatorio per determinate categorie e per vivere specifici spazi sociali, pubblici e privati. Chi non è vaccinato dovrebbe rispettare determinate restrizioni, per esempio non andare al ristorante, al cinema, a teatro. Il pass sanitario è fondamentale: non è nemico della libertà, ma è una condizione di libertà, indispensabile in questo momento di emergenza e preoccupazione. Poi c’è un altro risvolto».

Quale?

«Vaccinarsi è segno di responsabilità e serve per sostenere il nostro territorio, il nostro sistema: non possiamo permetterci nuove chiusure, ora è il momento di rialzarci e di rimetterci in marcia. Non possiamo permetterci un altro lockdown».

Leggi qui l’intervista a Glenn Stromberg

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