Perché amiamo Bergamo? Viaggio alla scoperta del futuro che costruiremo

Chi siamo e dove vogliamo andare. Missione Bergamo è un percorso di condivisione collettiva dei valori che qualificano l’essere bergamaschi. Proposte e progetti per rendere sempre più umano e attrattivo il territorio che erediteranno i nostri figli.

Prima e dopo il Covid, una ferita nella storia

Bergamo è una città che dimentica in fretta. E forse è giusto rimuovere dalla memoria una ferita così profonda come quella che si è scavata nel nostro animo la primavera di tre anni fa. La vita è ripresa più frenetica che mai e le auto scorrono come acqua che cancella le tracce sul sentiero.

Ma passare a piedi di notte per via Borgo Palazzo, nel tratto che si approssima alla circonvallazione, fermarsi e chiudere gli occhi fa venire le lacrime. Quella mesta fila di camion militari che portano le bare al crematorio di Modena non si può strappare dalla mente. Tutto il mondo ha guardato con sgomento l’immagine scattata di corsa, ma per Bergamo è una spada che divide la storia: c’è un prima e un dopo il Covid.

«Sentinella, quando finirà la notte?», così il nostro carissimo Marco Dell’Oro titolava il Domenicale de L’Eco di Bergamo in quei giorni. La notte è finita, ma il giorno non è ancora chiaro. Troppi lutti, troppo dolore, e non basta ributtarsi nella vita solita per riprendere il senso del cammino. È il momento di fermarsi e di chiederci dove stiamo andando.

In tutto il mondo hanno guardato a Bergamo all’inizio con spavento e poi con attenzione, tramutatasi via via in stupore. Bergamo, la città europea che per prima ha sperimentato la violenza della pandemia di Covid-19, ha saputo reagire e risollevarsi in un modo inaudito. Si sono scritti libri, prodotti film, organizzati convegni ovunque per capire quello che noi abbiamo vissuto sulla nostra pelle.

Noi bergamaschi abbiamo mantenuto il nostro stile sommesso anche in questo caso. È il nostro carattere. Ma una comunità, se vuole rimanere tale, non può lasciare troppo a lungo nell’implicito i valori in cui crede. A maggior ragione dopo un evento così traumatico c’è bisogno di dare voce alle parole, di rialzare lo sguardo verso chi ci sta intorno, di discutere, confrontarsi, per decidere insieme la meta del cammino.

Le domande di fondo che dobbiamo porci

Come ha fatto Bergamo a sopportare la falcidia di oltre 6.000 morti in pochi mesi? Chiediamocelo noi, che siamo sopravvissuti e che abbiamo vissuto quei lutti nelle nostre case. Che cosa ci ha permesso di resistere? È stata solo rassegnazione o c’era qualcosa di più? In che cosa abbiamo creduto?

Per mesi su migliaia di finestre ha sventolato la bandiera offerta dal nostro giornale: «Noi amiamo Bergamo». Quei giorni infami ci hanno fatto riscoprire il valore dei legami spesso scontati: i famigliari, i vicini, gli amici veri, il prete, il sindaco. Sono le relazioni semplici che danno a un territorio geografico la dimensione di una patria. Perché amiamo Bergamo? C’è qualcosa di peculiare in questa appartenenza che la differenzia dalle altre? Che cosa significa «essere bergamaschi»?

E oggi, dopo tre anni, crediamo ancora in quello in cui abbiamo creduto allora? Com’è cambiata la nostra vita, quali sono i nostri orizzonti? Che cosa ci aspettiamo dal futuro? È ancora importante «essere bergamaschi» oppure non hanno più senso queste appartenenze?

Come vorremmo che fosse il nostro territorio nei prossimi anni? Quali sono i problemi che si dovrebbero risolvere? Ma soprattutto: abbiamo uno scopo comune che qualifica la nostra convivenza in questo territorio? Qual è?

L’Eco di Bergamo, assieme a tutti i media e le testate che vi fanno riferimento, ha deciso di avviare una riflessione ampia su queste domande, coinvolgendo istituzioni e personalità rilevanti, ma soprattutto interrogando i cittadini che abitano la nostra provincia.
Ne è nato il progetto «Missione Bergamo», un percorso che si distenderà in tutti i nostri media per un anno intero e che cercherà di sollecitare e condividere visioni e proposte per il futuro del nostro territorio.

Negli ultimi dieci anni, diverse istituzioni hanno studiato ed elaborato progetti sullo sviluppo della Bergamasca. Saranno attentamente considerati e riproposti ai nostri lettori in modo dettagliato.

Per dare un ordine al percorso abbiamo chiesto a una serie di personalità che ben conoscono la nostra provincia di avviare il dibattito offrendo il loro contributo su una prima serie di argomenti, che ci sono sembrati essenziali.

Un percorso multicanale

Ogni giovedì ospiteremo un intervento sui temi evidenziati. E contemporaneamente gli interventi degli esperti saranno trattati nella trasmissione radiofonica “Colazione con Radio Alta”, condotta da Teo Mangione, alle 8,20, e in “Incontri” condotta da Max Pavan ogni venerdì alle 17,15 su Bergamo tv (in replica alle 23,10).

Gli interventi degli esperti (vedi qui sotto il programma) termineranno a dicembre e costituiranno solo lo spunto per aprire un dibattito e raccogliere proposte da parte del più ampio numero possibile di rappresentanti di istituzioni, aggregazioni sociali, associazioni, comunità locali, gruppi, singoli cittadini.
A tal fine, oltre agli spazi sul nostro quotidiano, su Radio Alta e Bergamo tv, Missione Bergamo metterà a disposizione una piattaforma web sulla quale tutti potranno esprimere i loro pareri e contributi fino all’estate 2024.

Da gennaio ad aprile dell’anno prossimo ospiteremo interventi e interviste di personalità particolarmente significative per la realtà bergamasca o che hanno avuto modo di analizzarla nel dettaglio. A loro sottoporremo le domande centrali sull’identità bergamasca.

Tutte le proposte, comprese quelle dei singoli cittadini, saranno analizzate dal gruppo di esperti che abbiamo coinvolto e con essi cercheremo di delineare una cornice che permetta di definire una possibile missione per il territorio bergamasco.

Inoltre, in collaborazione con il gruppo di sociologi dell’università di Bergamo, diretti dal prof. Stefano Tomelleri, promuoveremo una grande indagine sulle caratteristiche e le trasformazioni dell’identità della società bergamasca, che si svilupperà nei mesi a cavallo tra la fine di quest’anno e la prima metà del prossimo.

I risultati di questo lavoro collettivo saranno presentati al pubblico bergamasco nell’autunno del prossimo anno.

I temi chiave

Ecco la programmazione fino a dicembre dei temi affrontati:

La città che educa

La radice della enorme capacità di cura dimostrata da Bergamo durante l’esplosione del Covid è data dal persistere di un’alleanza intergenerazionale che ha fatto da veicolo carsico di valori che negli anni recenti sembravano cancellati dall’individualismo tipico della società secolarizzata. Abbiamo allora assistito al riemergere di una «città che educa», radice di quella «città che cura» che tutti hanno ammirato. A distanza di tre anni, che cosa abbiamo imparato da quell’esperienza? La questione educativa si ripropone oggi in tutta la sua urgenza anche di fronte al malessere che dal Covid in poi i giovani sperimentano.

Intervento di Ivo Lizzola, professore di pedagogia generale e sociale all’Università di Bergamo. (28 settembre 2023)

Allentamento dei legami e calo delle nascite

La questione educativa è tanto più emergente se si considera che il flagello del Covid ha acuito l’inverno demografico che Bergamo stava vivendo da alcuni anni, né si danno segni di una ripresa della natalità negli anni successivi. I flussi di immigrati, per quanto cospicui, non sono sufficienti a colmare la perdita di popolazione. La società bergamasca sta attraversando, forse con un po’ di ritardo, ma inesorabilmente, la trasformazione profonda che ha investito le aree più produttive d’Europa. La globalizzazione ha potenziato l’apertura internazionale dell’economia locale e delle giovani generazioni, ma ha anche allentato il legame con il territorio sia dell’una che degli altri con un conseguente indebolimento del tessuto sociale locale. Che cosa si deve fare per invertire la tendenza, ammesso che si possibile?

Intervento di Giancarlo Blangiardo, ex- Presidente dell’Istat, professore di Demografia all’Università di Milano-Bicocca. (5 ottobre 2023)

La transizione economica

Le imprese manifatturiere bergamasche hanno trainato la ripresa dopo il lockdown in maniera stupefacente. Ma oggi si affaccia all’orizzonte una trasformazione radicale del sistema produttivo, imposta dalla transizione ecologica, che rischia di trovare impreparate le pmi. La minaccia è aggravata dalla difficoltà a reperire le competenze necessarie ad affrontarla. Si riaffaccia subito il bisogno di ridefinire il nesso tra imprese e territorio, poiché oggi l’economia non si sviluppa più solo nelle fabbriche, ma anche nella competizione dei territori.

Intervento di Alberto Brugnoli, professore e titolare della Cattedra Unesco su Diritti umani, cooperazione internazionale e sviluppo sostenibile dell’Università di Bergamo. (12 ottobre 2023)

Una nuova cultura del lavoro

Il lavoro è l’ambito su cui più vistosamente ha impattato il Covid. Le trasformazioni tecnologiche e le sfide globali hanno indebolito la tradizionale cultura del lavoro di cui Bergamo si è fatta vanto. La difficoltà a trovare giovani da inserire in azienda, che oggi sta assillando il sistema produttivo, è una delle spie di una crisi più profonda che richiede lo sviluppo di una nuova cultura del lavoro, la ricomprensione del valore essenziale che esso rappresenta per l’espressione della persona, la sua centralità nella costituzione della vita sociale.

Intervento di Michele Tiraboschi, professore di diritto del lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia – coordinatore scientifico di Adapt. (19 ottobre 2023)

Il lavoro cambia il territorio

Le trasformazioni del sistema produttivo manifestatesi durante il lockdown, in particolare con l’esplosione del lavoro a distanza, sono destinate a ridisegnare la configurazione urbana della provincia di Bergamo. Se da un lato si allenta il nesso delle persone con il territorio, dall’altro si amplia il raggio degli insediamenti che gravano sul capoluogo, ricomprendendo in esso parti maggiori delle valli e della pianura. Come si devono rimodellare le politiche territoriali?

Intervento di Fulvio Adobati, professore e direttore del Centro studi sul territorio dell’Università di Bergamo. (26 ottobre 2023)

Bergamo come nodo urbano

La difficoltà a reperire giovani per il sistema produttivo bergamasco è solo uno degli elementi che dimostrano come una provincia come la nostra non possa leggersi isolatamente dal contesto geografico ed economico in cui vive. Oggi la competizione non è più solo tra le aziende e i concorrenti internazionali, ma è tra territori. Per reggerla ci vuole una massa critica minima di circa 500.000 abitanti. Perché non pensare a una «grande Bergamo» che esiste già nei fatti e che comprende l’area metropolitana del capoluogo e i comuni più attivi e innovativi della provincia, così da proporsi con quella massa critica indispensabile per essere attrattivi per le giovani generazioni e sulla scena globale?

Intervento di Michele Tiraboschi, professore di diritto del lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia – coordinatore scientifico di Adapt. (2 novembre 2023)

La bellezza della rigenerazione ecologica

Il ridisegno che si impone alle vocazioni territoriali delle tre macroaree della provincia di Bergamo (montagna, area urbana, pianura) e la potenzialità di sviluppare un nodo urbano rilevante sono una occasione storica per affrontare la rigenerazione in chiave ecologica delle caratteristiche anche fisiche di un territorio fortemente urbanizzato come il nostro. La riqualificazione degli insediamenti abitativi e produttivi, la valorizzazione delle aree verdi coltivate e non, la revisione del sistema idrogeologico sono tutte opportunità per consegnare alle generazioni future un territorio attrattivo non solo per le sue dotazioni economiche e sociali, ma anche per la sua indiscutibile bellezza.

Intervento di Fulvio Adobati, professore e direttore del Centro studi sul territorio dell’Università di Bergamo. (9 novembre 2023)

Cura dei bisogni delle persone

Il tema della «città che cura» è diventato un luogo comune a causa della pandemia. La messa in crisi del sistema socio-sanitario bergamasco, ma nello stesso tempo la sua eroica capacità di resistenza, hanno riportato in primo piano il valore delle persone come centro dell’attività di cura: le persone nel bisogno e le persone che le assistono. La cura non è perciò una funzione aziendale di asettica «erogazione di prestazioni o servizi», ma la qualificazione delle relazioni che una società vive se mette al centro il bisogno delle persone.

Intervento di Alessandro Colombo, Direttore dell’Accademia di formazione per il servizio sociosanitario lombardo (Afssl). (16 novembre 2023)

Una Chiesa aperta

Bergamo si è identificata per secoli con la Chiesa cattolica e il lascito di questa simbiosi è ancora molto radicato nella provincia. Bergamo non può non dirsi cattolica a tutti i livelli delle sue dimensioni sociali e lo si è visto in modo eclatante nella risposta collettiva all’epidemia di Covid. Ma non si può negare che la secolarizzazione stia erodendo le radici della Chiesa bergamasca e le misure anti-Covid hanno contribuito in tal senso. Il blocco del culto pubblico ha impedito per molto tempo il contatto tra le persone che è uno dei pilastri su cui si fonda la natura della Chiesa. Ora le comunità cattoliche stanno riprendendo pian piano la loro fisionomia, e nel farlo hanno pure l’occasione per recuperare le caratteristiche essenziali della dimensione religiosa e di sfrondare attività e preoccupazioni che forse la gravavano eccessivamente. Gli aspetti di relazione interpersonale e di dialogo a tutto campo, anche con le persone sempre più numerose di confessioni diverse, potranno forse restituire alla società bergamasca una presenza più vivificatrice dei cattolici.

Intervento di don Davide Rota, rettore del Patronato S.Vincenzo di Bergamo. (23 novembre 2023)

La ricerca di una vita buona

Quali sono le qualità del popolo bergamasco? I bergamaschi che cosa pensano che sia il bene? E quindi la “qualità della vita” a cui ogni collettività aspira è determinata da un’idea di bene comune oppure da esigenze particolari, funzionali? La “vita buona” è l’obiettivo del popolo bergamasco? Per affrontare una riconsiderazione dei valori di fondo della società locale, è bene porsi tutti insieme delle domandi radicali. Ed è necessario che tali domande scaturiscano dall’esperienza concreta delle persone che vivono nel nostro territorio.

Intervento di Silvano Petrosino, professore di Teorie della Comunicazione e Antropologia religiosa e media all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. (30 novembre 2023)

L’identità bergamasca oggi

Mai come oggi il nostro territorio è al centro di sollecitazioni e trasformazioni che incrociano le dimensioni globali con le vicende locali. È perciò opportuno indagare il senso profondo dell’identità bergamasca, nella sua costante mutevolezza. Questa appartenenza non si limita a circoscrivere territorialmente un gruppo di cittadini ma racconta di un patrimonio culturale immateriale specifico e condiviso dai singoli, dalle comunità, dagli organismi che animano la città di Bergamo e la sua provincia. Il gruppo dei sociologi dell’università di Bergamo realizzerà in collaborazione con il nostro giornale una grande indagine sulle caratteristiche e le trasformazioni dell’identità della società bergamasca.

Intervento di Stefano Tomelleri, professore di Innovazione e ricerca sociale all’Università di Bergamo. (7 dicembre 2023)

L’urgenza di un’agenda strategica

L’ambizione di Missione Bergamo è di ricomprendere il grande sforzo progettuale compiuto da diversi soggetti negli anni scorsi all’interno di un quadro che, forte di un confronto con le aspettative dei cittadini e del paragone con esperienze e riflessioni anche internazionali, lo finalizzi ad una missione comune e gli fornisca un’agenda strategica che gli permetta di concretizzarsi. Troppo spesso si sottovaluta il fatto che ogni obiettivo richiede una progettazione che stabilisca esattamente come realizzarlo, esige cioè una strategia precisa. Esamineremo degli esempi che Bergamo potrebbe seguire per apprendere delle modalità di messa a terra, che sono particolarmente utili quando si ha a che fare con iniziative multidimensionali come quelle che impattano le politiche territoriali.

Intervento di Alberto Brugnoli, professore e titolare della Cattedra Unesco su Diritti umani, cooperazione internazionale e sviluppo sostenibile dell’Università di Bergamo. (14 dicembre 2023).

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