Ogni vita un racconto / Bergamo Città
Venerdì 12 Dicembre 2025
La storia vera del «quaderno dei morti»
Alcune famiglie conservano i «santini» di parenti e amici defunti, altri riempiono le mensole di quadretti. La famiglia Ferrari di Città Alta, invece, possiede un quaderno che raccoglie i ritagli delle necrologie
Lo so che il titolo è strano, e parecchio, ma fa parte del «lessico famigliare» della nostra casa. Premesso che «L’Eco» è sempre entrato in casa e che le prime pagine che la mamma scorreva erano le necrologie. L’abbiamo presa in giro per anni, ma lei non demordeva, sostenendo che se non avesse avuto notizia di un funerale, leggendo per tempo avrebbe potuto parteciparvi. Spesso la lettura era seguita da un’esclamazione: «Ma guarda chi è morto!» pieno di rammarico. Il giorno successivo la mamma, prima di accantonare il giornale, ritagliava i necrologi delle persone che conosceva.
Per un po’ non ci facemmo caso: era una cosa che accadeva ogni giorno. Cresciute, ci incuriosimmo e chiedemmo alla mamma dove finissero, tutti quei ritagli. Fu così che scoprimmo «i quaderni dei morti». Quaderni ad anelli, sui quali lei attaccava gli annunci e le foto. Sembra una stranezza, lo so (lo sembrava anche a noi) anche perché era un lavoro di archivio non poco complicato. Perché i quaderni (plurale) dei morti erano divisi per famiglie o per luoghi: quindi c’era il quaderno della nostra famiglia paterna, di quella materna, degli amici di famiglia, di «quelli di S. Andrea» (la nostra parrocchia) o di Città Alta in senso generale, dei colleghi e conoscenti meno prossimi.
A un certo punto scoprimmo che dopo che ci eravamo sposate, erano nati i quaderni delle famiglie dei generi, i quali – dopo averli visiti – cominciarono a discutere con la nonna sul fatto che i loro parenti, o le persone del loro quartiere, avessero un valore superiore ai nostri: in sostanza, per un defunto di Colognola ce ne volevano due di Città Alta. Iniziarono a chiamare i necrologi «le figurine» e a proporre scambi… Non c’era il minimo rispetto, ma la nonna si sapeva difendere benissimo, e reagiva con decisione, sia pure con un sorriso malcelato. Una sera, a cena a casa dei nonni, i nipotini informarono di aver aiutato la nonna a mettere a posto i morti. In casa nostra non ci si sorprendeva di nulla, ma la frase era davvero sibillina. Guardammo la nonna che spiegò che, semplicemente, i quaderni dei morti non bastavano più e allora aveva sistemato le immagini in modo diverso, aggiungendo un quaderno nuovo. Per fortuna – disse guardandoci con aria di rimprovero – aveva usato i quaderni ad anelli, altrimenti sarebbe stato un bel problema. La nonna ha messo nel quaderno dei morti anche il necrologio del nostro papà, con un dolore immenso. E ha continuato ad aggiornarli fino a che la malattia glielo ha permesso.
Quando è morta, io e le mie sorelle ci siamo prese un bel po’ di tempo, ma alla fine abbiamo dovuto iniziare a fare quella cosa terribile che è disfare la casa dei nonni. Quando abbiamo trovato i «quaderni dei morti» ci siamo guardate, ci siamo sedute sul divano e li abbiamo sfogliati, uno ad uno, riconoscendo i volti e le storie della nostra infanzia e giovinezza, aggiornati a poche settimane prima. Abbiamo ritrovato parenti di cui ci eravamo dimenticate, abbiamo scoperto che la mamma aveva raggruppato le famiglie, aggiungendo fogli dove serviva. Abbiamo potuto ricomporre storie lontane e sorridere rivedendo persone care…tutto sfogliando i quaderni dei morti. Li ha tenuti mia sorella, possiamo vederli quando vogliamo, e ogni tanto lo facciamo, insieme. E la storia del valore torna in campo ogni volta, con le relative discussioni. Perché, sia ben chiaro a tutti, quelli di Città Alta valgono più di tutti gli altri, con buona pace dei generi «forestér».
Forse con l’età stiamo diventano parecchio strane anche noi, ma ogni tanto ci riguardiamo i quaderni dei morti, uno per volta, con calma, prendendoci il tempo che serve. E ritroviamo davvero dei pezzi della nostra vita. Ed è tutto un: «Guarda chi è!» che riporta alla mente ricordi che, in fondo, erano solo un po’ nascosti, ma erano lì. Ci pare, in quei momenti, di sentire la voce della mamma che dice: «Ah, adesso non mi prendete più in giro, eh?» e sorridiamo.
Con le mie sorelle abbiamo deciso di non aggiornare i quaderni: era una «cosa della mamma», sarebbe finita con lei. Solo, quando lei ha raggiunto il papà, abbiamo messo il suo necrologio accanto a quello di lui, che aveva uno spazio libero proprio vicino. Sappiamo che è stata contenta.
© RIPRODUZIONE RISERVATA