Tutto il valore sociale delle medaglie conquistate dai soldati

Gli Anni Cinquanta delle necrologie raccolgono un dato storico interessante: le medaglie al valor militare conquistate da soldati e ufficiali nel corso delle due guerre. Per farne emergere il valore sociale, ovvero per capire quanto fosse importante esibire le gesta eroiche militari, abbiamo raccolto alcune storie e alcuni aneddoti

Le medaglie d’oro, d’argento e di bronzo al valor militare furono istituite nel 1793 da Vittorio Amedeo III di Savoia e dai sovrani successivi come riconoscimento per il merito e il servizio reso al regno e alla corona. Dal 2 giugno 1946, lo scudo sabaudo è stato sostituito nella medaglia dall’emblema della Repubblica. Ad oggi, risultano in Italia 2606 conferimenti di medaglie d’oro al valor militare, la maggioranza dei quali corrispondenti a fatti d’arme avvenuti durante la Seconda guerra mondiale.

Per rappresentare cosa volesse dire ricevere una tale medaglia, riportiamo la cronaca di quanto avvenne a Clusone in un giorno di febbraio 1951. Il Ministero dell’esercito e della difesa aveva comunicato la concessione della medaglia d’argento alla memoria dell’Alpino clusonese Benzoni Pietro, fu Giovanni della classe 1922 con questa motivazione: «Per combattere con più efficacia centri di fuoco nemici usciva dalla sua postazione coperta e si portava sul tetto della stessa da dove dirigeva efficacemente il suo tiro sull’avversario. Colpito gravemente, non desisteva e continuava a sparare, finché un’altra raffica non lo colpiva mortalmente – Bassomka (medio Don) Russia 16 gennaio 1943».

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A consegnare la medaglia alla madre commossa (e malata) era salito in Valle il Generale Luigi Reverberi (citato anche ne “Il Sergente nella neve” di Mario Rigoni Stern) in occasione della partecipata Commemorazione dei Caduti e Dispersi sul fronte Russo organizzata dalle Penne Nere di Clusone. Erano in tantissimi, dice la cronaca e la madre del Benzoni la ricevette con evidente commozione.

Sua Eccellenza Il Generale Medaglia D'Oro Luigi Reverberi
Bergamo, 22 giugno 1954

Ma chi era il Generale Reverberi? Recuperiamo dalla sua necrologia una storia militare altrettanto eroica. Luigi Reverberi aveva militato per più di 30 anni nelle file del Regio Esercito, combattendo in entrambe le guerre mondiali. Durante la disastrosa ritirata dalla Russia si distinse nella battaglia di Nikolaevka. Compì quasi tutta la sua carriera militare nel corpo degli Alpini sino a giungere al grado di generale di corpo d’armata.

Quando era maggiore, i suoi soldati del battaglione Vestone lo soprannominarono affettuosamente «Gasosa». Era noto anche come «Generale dieci lire» perché, dopo aver passato in rassegna le sue truppe alpine, che peraltro giudicava sempre encomiabili, al momento di andare via faceva dare dal suo aiutante di campo al capoposto della guardia schierata per salutarlo un biglietto da dieci lire, affinché tutti bevessero alla sua salute. Questi atteggiamenti affabili addolcivano la disciplina militare e suscitavano nei suoi sottoposti una grande fedeltà e dedizione al servizio.

Dopo aver affrontato tante battaglie, il 22 giugno 1954 fu stroncato da un infarto che ne provocò la caduta dalle scale della sua abitazione di via De Amicis a Milano. Per la sua morte sono state le penne nere bergamasche a ricordarlo sul giornale con queste parole: «Ieri si è spento improvvisamente Sua Eccellenza il Generale Medaglia d’Oro Luigi Reverberi eroico comandante della campagna di Russia della Divisione Alpina “Tridentina”. Lo annuncia con animo affranto la Sezione di Bergamo della Associazione Nazionale Alpini. Le sottoscrizioni e i Gruppi sono invitati a partecipare con i propri soci con cappello alpino e gagliardetti abbrunati (parati a lutto)».

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L’assegnazione della medaglia d’argento, rispetto a quella d’oro e di bronzo richiede, nelle definizioni burocratiche, un grado diverso di coraggio che viene definito «atto di coraggio estremo» per l’oro, «coraggio e dedizione» per l’argento e «coraggio personale» per il bronzo. La leadership esemplare vale per l’oro e l’argento e diventa eroismo individuale per il bronzo. Con gradi diversi, restano centrali per le tre medaglie le azioni di salvataggio e di protezione delle vite umane.

Ecco una duplice medaglia d’argento che ha vissuto in città:

https://ognivitaunracconto.ecodibergamo.it/ognivita/197364

«Dott. Ing. Vincenzo di Filippo, Ten. Col. In congedo, invalido di guerra, Duplice medaglia d’argento che nella necrologia veniva salutato dalla moglie Ervina Taramelli e dalla figlia Tina con il marito Oreste Barcella (della ditta Oreste Barcella). I funerali sono stati celebrati nella parrocchiale di Santa Maria delle Grazie partendo dall’abitazione di Via San Francesco d’assisi, 7 il giorno 19 febbraio 1959».

Rag. Fulvio Cortinovis
Cologno al Serio, 27 luglio 1954

Da Cologno al Serio riportiamo alla memoria il Capitano Fulvio Cortinovis , medaglia di bronzo al valor militare: «Durante un violento contrattacco nemico, con l’esempio e con la parola riuscì con altri ufficiali a mantenere salda la resistenza e a riunire soldati sbandati da furiose raffiche di proettili. Rimaneva in seguito contuso e quindi gravemente ferito da proiettili nemici. Pecinka, 16 agosto 1916 (Albo d’oro Federazione Nastro Azzurro di Bergamo)».

Giorgio Paglia Medaglia D'Oro Al Valor Militare
Costa Volpino, 19 novembre 1954

Chiudiamo con Giorgio Paglia a cui venne assegnata la medaglia d’oro al valore militare alla memoria, con la qualifica di partigiano combattente, con la seguente motivazione: «Valoroso ufficiale partigiano durante un violento scontro contro preponderanti forze fasciste, dopo strenua resistenza veniva sopraffatto e catturato con pochi superstiti dei suoi eroici partigiani, ormai stremati di forze e privi di munizioni. Condannato a morte, sdegnosamente rifiutava la grazia della vita concessa a lui solo, perché figlio di eroico decorato di medaglia d’oro al valor militare e, in un sublime impeto di fraterno amore, dichiarava di voler seguire la sorte dei suoi compagni e chiedeva di essere fucilato per primo. Costa Volpino (Bergamo), 21 novembre 1944».

Quando il paese venne liberato e la guerra si concluse, il rettore del Politecnico di Milano Gino Cassinis decise di conferire la laurea ad honorem in Ingegneria a Paglia che, prima della sua partecipazione alla Resistenza nel bergamasco, era regolarmente iscritto presso l’Ateneo del capoluogo lombardo.

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