«A Premolo ero la figlia del postino, ora studio Mail art in Germania»

LA STORIA. Asia Rota da tre anni è gallerista a Göttingen dopo la laurea magistrale in Beni culturali a Venezia. La passione per le lettere e l’arte grazie ai genitori.

Ci sono una figlia del postino appassionata d’arte, un ragazzo, un gatto, due Paesi, lettere scritte a mano e la voglia di inseguire le proprie passioni. Potrebbero essere gli ingredienti dell’ultima commedia romantica che ha sbancato al botteghino e invece sono quelli che hanno permesso ad Asia Rota, ventinovenne originaria di Bergamo, di scrivere la propria storia. Una storia che l’ha condotta in Germania, dove da tre anni vive e lavora in una galleria d’arte.

«Ho sempre vissuto nel quartiere di Borgo Santa Caterina – racconta la ragazza – e ho frequentato l’Istituto Guido Galli, che all’epoca era un istituto professionale, conseguendo la maturità nel 2013. Successivamente ho deciso di studiare Beni Culturali a Milano e ho ottenuto la laurea presso l’Università Statale nel dicembre 2016. Dopodiché, ho intrapreso la laurea magistrale a Venezia, una città che ho sempre amato. Mi sono trasferita lì e ho conseguito la laurea presso Ca’ Foscari nel marzo 2019. Oggi sono una storica dell’arte e lavoro in una galleria d’arte, la Nottbohm, in Germania, a Göttingen, non molto distante da Kassel e Hannover. Vendiamo quadri, incisioni, stampe e forniamo servizi di incorniciatura. Questo lavoro mi appassiona molto, soprattutto l’ambiente lavorativo. La galleria Nottbohm esiste da quattro generazioni ed è un luogo storico in zona».

«In parallelo, inoltre, gestisco anche un profilo Instagram chiamato @lafigliadelpostino in cui parlo di un argomento che ho a cuore, la Mail Art, che è stato anche il tema della mia tesi di laurea magistrale» racconta la 29enne. «Ho sempre avuto una grande passione per l’arte, che mi è stata trasmessa da mia mamma che ha studiato all’Accademia Carrara come pittrice (in realtà è poi diventata infermiera di professione) e che quindi mi ha sempre portata per mostre e musei. Inoltre occupandomi sui social anche di “arte postale” devo dire che la conoscenza dell’argomento mi viene anche da mio papà che era postino, prima in Val Seriana e poi anche a Bergamo. Quando ero molto piccola il suo lavoro mi ha “segnata” molto perché nel paese in cui trascorrevamo l’estate, che è il suo paese di origine, Premolo, tutti mi conoscevano appunto come “la figlia del postino”. Inoltre quando ero più piccola esistevano anche le colonie per i figli dei postali, che ci tengo a dire erano esperienze bellissime, e quindi era naturale per me scrivere in quelle occasioni lettere e cartoline, e una volta tornata, scambiarmi con chi avevo conosciuto lettere e cartoline a distanza».

In Germania dal 2020

Asia è arrivata in Germania nel settembre 2020. «In seguito alla prima ondata di Covid, all’epoca, perché stagista, il mio percorso formativo (non considerato lavoro) fu sospeso; ho quindi seguito il mio ragazzo, Marco, che stava lavorando per un’azienda italiana che voleva aprire una filiale in Germania. Lui è madrelingua tedesco, oltre che italiano, è nato in Germania dove i suoi hanno una gelateria, anche se ha poi sempre vissuto in provincia di Treviso, a San Pietro di Feletto. Inizialmente pensavamo di rimanere solo per un breve periodo, ma alla fine abbiamo deciso di restare, data la migliore situazione lavorativa e la qualità della vita qui. Prima della Germania, non avevo mai lavorato all’estero, avevo solo avuto delle esperienze con vacanze studio. Quando sono arrivata qui non parlavo una parola di tedesco e inizialmente è stato un po’ complicato perché tutto era bloccato a causa del Covid, quindi ho iniziato a studiare a casa e con il mio ragazzo, poi ho potuto frequentare due corsi».

«Ho anche un gatto, che è il mio primo animale domestico, ed è adorabile, super morbido e tranquillo, un incrocio fra uno Scottish Fold e un British Shorthair, che mi è stato regalato da Marco nel periodo di Covid qui in Germania - dice Asia –. Pur essendo nato qui, l’abbiamo chiamato Luciano perché volevamo dargli un nome italiano che fosse conosciuto anche dai tedeschi, quindi l’abbiamo chiamato come Pavarotti perché da piccolo miagolava tantissimo e sembrava cantare». La vita in Germania per Asia è cambiata molto rispetto a quando era in Italia. «La principale differenza tra Germania e Italia sta nei ritmi di vita. Qui la giornata sembra più lenta, con meno attività, mentre in Italia la vita è più “piena”, frenetica, scandita da tanti momenti, la colazione, il pranzo (la pausa pranzo), le cene, molta vita sociale. Anche la cultura dei bar e dei ristoranti è diversa: infatti i bar non esistono come in Italia, ma ci sono principalmente panettieri che offrono anche caffè e altre bevande calde ed è molto diverso quello che accade al suo interno, e i ristoranti chiudono al massimo alle 22 in estate, in inverno anche prima».

«Le giornate qui in Germania sembrano molto più corte, la vita è più di routine e semplice. Da una parte lo apprezzo perché ritengo che sia una vita più “sana” con ritmi effettivamente sostenibili, dall’altra ero comunque abituata a fare molte più cose durante la giornata prima, in Italia, quindi a volte questo mi manca un po’. In particolare una cosa per me stranissima è che qui la domenica tutto si spegne, i supermercati e i negozi sono chiusi, ed essendo una piccola città non ci sono neanche molti musei da visitare, la maggior parte dei ristoranti sono chiusi, e non si può fare molto altro che restare a casa a rigenerarsi per l’inizio della settimana».

Bergamo nel cuore

L’Italia e Bergamo, però, «naturalmente, mi mancano. In particolare i luoghi che avevo l’abitudine di frequentare. La colazione italiana è una cosa che mi manca molto. Dal punto di vista del paesaggio mi mancano soprattutto le montagne, come la Val Seriana, da cui proveniva mio padre. Quando ero piccola, avevamo una casa in montagna, prima a Premolo, poi a Parre, quindi le montagne sono un simbolo importante per me, e in particolare la grande montagna di Ponte Nossa con la madonnina. La mia famiglia vive tutta in Italia. Mio padre è morto undici anni fa, e mia madre vive ancora a Bergamo, nella stessa casa in Santa Caterina in cui sono cresciuta. Ho inoltre due fratelli, uno vive ad Alzano Lombardo con la sua ragazza e l’altro vive a Bergamo, sempre nella zona dello stadio, ed è cuoco al circolino di Città Alta, dove ci piace andare a mangiare i casoncelli o ancora meglio gli scarpinocc (originari di Parre), quando passiamo da Bergamo. Mia mamma viene circa una volta l’anno in Germania e poi ci vediamo un altro paio di volte all’anno quando io e il mio ragazzo veniamo in Italia, ultimamente circa ogni sei mesi. E poi ci sono sempre le videochiamate, soprattutto per salutare i miei parenti sparsi per la Lombardia che altrimenti dimenticherebbero il mio volto, perché purtroppo la vita per gli italiani all’estero è difficile e non è sempre facile far combaciare le vacanze con la visita a tutti i parenti, c’è sempre qualcuno che non si riesce ad andare a trovare».

E il futuro? «Sicuramente mi piacerebbe tornare più spesso in Italia, anche solo per vacanza, ma se la situazione lavorativa soprattutto per i giovani (e i giovani adulti) fosse diversa, cioè se ci fossero prospettive diverse sicuramente ci piacerebbe tornare anche a viverci».

Bergamo senza confini

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