Ingegnere a Zurigo. «In Kazakistan per un mese in aiuto dei bimbi disabili»

LA STORIA. Davide Bonzi è originario di San Paolo d’Argon. Gli studi all’Eth e poi il posto in Abb. Ha 25 anni, dal 2021 vive e lavora nella città svizzera. «Sull’Everest per volontariato a sostegno del Masp».

La passione per la montagna, tanta voglia di viaggiare e una forte determinazione nell’inseguire i propri obiettivi. Queste le linee guida di Davide Bonzi, originario di San Paolo d’Argon, classe 1999 che, dopo la laurea a pieni voti al Politecnico di Milano in Ingegneria gestionale, si è trasferito a Zurigo per frequentare il corso di Management, Technology and Economics all’Eth e, post-laurea, lavorare come Business Innovation specialist in Abb.

«Ho frequentato il liceo scientifico alla scuola “La Traccia” di Calcinate e, durante il mio percorso, ho avuto la possibilità di trasferirmi quattro mesi a Dublino – spiega Davide –: da quel momento è nato in me un forte desiderio di svolgere altre esperienze all’estero. Al secondo anno di triennale, ho fatto application per l’Erasmus ad Hong Kong, ma, poco prima della mia partenza, è scoppiata la pandemia e sono stato costretto a rimanere a casa. Dunque, ho deciso di iniziare a informarmi per svolgere la magistrale all’estero. Nell’ambito ingegneristico l’Eth rappresenta, nell’Europa continentale, una delle migliori università disponibili. Nel 2021, al termine della triennale, mi sono quindi trasferito a Zurigo».

Gli studi universitari

Durante i suoi anni universitari Davide ha vissuto in residenze per studenti sperimentando un po’ di difficoltà nell’integrarsi in una nuova cultura durante il primo periodo. «Spostarsi in una nuova città con l’idea di viverci per tanto tempo è inizialmente un po’ traumatico perché ci sono chiaramente differenze rispetto alle proprie abitudini. Qui in università c’è più libertà nel predisporre il proprio piano di studi, questo da un lato ha fatto emergere uno spirito di gruppo come corso nella sua interezza, dall’altro ha reso difficile creare una rete di amicizie strette – spiega il ragazzo –: ho impiegato tempo a creare legami, all’inizio è stato complesso sia per la barriera linguistica unita alla mentalità rigida tipica della cultura svizzera, sia per il fatto che rientrassi spesso in Italia per ritrovare le amicizie a casa, ma a un certo punto bisogna affrontare le difficoltà rimanendo nel luogo che si è scelto e impegnarsi nell’intessere anche nuovi rapporti».

La scelta universitaria ha permesso a Davide di interfacciarsi con una didattica di alta qualità in infrastrutture avanzate: «Qui è maggiore il budget investito per finanziare la ricerca e la formazione in generale, questo si nota proprio, all’estero ci si accorge di aver molto più a disposizione» conclude. Inoltre, le università svizzere spronano gli studenti a svolgere varie internship durante il loro percorso scolastico: «C’è una cultura che in Italia manca, ovvero iniziare a lavorare nel proprio campo già mentre si studia – commenta – non inteso come da noi, fare dei lavoretti per guadagnare un minimo di indipendenza economica, ma iniziare fin da subito a guadagnare esperienza in ambiti inerenti al proprio percorso accademico. Le condizioni lavorative e gli orari sono estremamente diversi dall’Italia. C’è molta più work-life balance, inoltre, non ci sono opzioni full time o part time, ma si può decidere la percentuale alla quale si lavora. Qui anche gli stage sono ben pagati e, con un mese o poco più di internship, ci si ripaga quanto investito nell’università».

Davide ha scelto di svolgere il proprio stage presso Abb, leader tecnologico nell’elettrificazione e nell’automazione: «Il mio ruolo era analizzare i processi produttivi e quelli per lo sviluppo di un nuovo prodotto per capire come ottimizzarli – spiega Davide –: originariamente lo stage doveva durare 8 mesi, poi l’ho prolungato di altri 3 mesi svolgendo anche la tesi in azienda”. A settembre 2023 Davide si laurea all’Eth e firma un contratto a tempo pieno come Business Innovation Specialist per Abb.

«Ho iniziato ufficialmente il lavoro a dicembre e, a ottobre, ho svolto un mese di volontariato in Kazakistan per aiutare l’organizzazione no profit Masp, un ente che si occupa di riabilitazione fisica e attività socio educative per bambini disabili, di fornire una formazione professionale e un aiuto all’inserimento lavorativo e organizza svariate iniziative di volontariato». Davide ha contribuito nel lavoro dell’organizzazione gestendo in modo efficiente la loro piccola produzione interna, comprendere a che prezzi vendere la merce, tener traccia della contabilità e a sviluppare un sito che possa farli conoscere all’estero. «Il Kazakistan è un luogo sconosciuto, bellissimo dal punto di vista naturalistico, ma molto particolare: è contemporaneamente sotto l’influenza di queste tre potenze: Russia, Turchia e Cina e questo porta a una crisi d’identità e a conflitti interni. Si nota un gap sociale tra ricchi e poveri molto ampio, il divario tra costo della vita e stipendi aveva causato proteste nel 2022 a cui il governo ha reagito in modo durissimo togliendo comunicazioni, internet, chiudendo l’aeroporto e instaurando un coprifuoco oltre al quale girare in strada poteva essere condizione sufficiente per essere colpiti con un’arma da fuoco dall’esercito. Ora c’è sicurezza, ma mentre ero lì, c’è stata la festa per il giorno della repubblica, è stato dato avviso che vi era possibilità di proteste e, pertanto, veniva consigliato di restare a casa. La città è stata praticamente blindata e il livello di tensione era percepibile, dal nostro punto di vista fa impressione» spiega Davide.

«Ho incontrato persone bellissime»

«In questo viaggio ho incontrato delle persone bellissime, la gente ha poco, ma è estremamente accogliente e generosa – osserva ancora Davide –. Il modo di stare insieme è totalmente diverso, c’è sempre aiuto reciproco e si apprezzano le piccole cose, mentre spesso noi, avendo un po’ tutto, ci complichiamo la vita da soli. Questa esperienza mi ha aiutato a rimettere le cose in prospettiva». Dopo una sosta in Thailandia, Davide è stato in Nepal per tre settimane e ha svolto il trekking per il campo base dell’Everest, a 5.300m. «Dal punto di vista tecnico, se sei abituato alle nostre Alpi, raggiungere il campo base è tranquillo, il problema è acclimatarsi alla mancanza dell’ossigeno».

Da lì Davide è tornato a Zurigo per iniziare ufficialmente a lavorare: «Mi trovo davvero molto bene, il mio programma per ora non è quello di tornare, a oggi non mi vedo in Italia – spiega – al momento, purtroppo, sono molto critico nei confronti dell’Italia e mi dispiace, perché ha tanto potenziale, ma non viene valorizzato e, soprattutto, non si guarda ai giovani. L’idea per il futuro è continuare a esplorare il mondo con una mente aperta, disposta ad accettare una cultura diversa: c’è tanto da vedere e da vivere se non si parte con l’idea di ritrovare lo stesso approccio italiano alla quotidianità, ma è proprio questo il bello, scoprire e capire nuovi modi di vivere».

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