Londra, inventore e ceo di i-Laps:
«Così ho creato il coach virtuale»

L’intervista. Stefano Brozzoni, dall’Esperia al mondo: a 62 anni è imprenditore ed esperto di intelligenza artificiale. «Ai miei figli dico: serve coraggio e tanto impegno».

Con talento, impegno e creatività si possono ottenere grandi soddisfazioni. Stefano Brozzoni, 62enne imprenditore bergamasco emigrato all’estero da più di 25 anni, lancia un messaggio ai giovani dopo essersi laureato presso il più importante acceleratore di start up a Londra. «Dopo anni di studi dedicati a modelli di business e innovazione, rientro ufficialmente tra gli inventori – afferma Stefano Brozzoni –. Nella mia vita ho sempre adottato un approccio creativo per risolvere i problemi complessi. Il segreto del successo? Tanta tenacia e attenzione ai dettagli».

«Sto sviluppando un’applicazione – spiega Brozzoni – che è in grado di rispondere in tempo reale tramite le cuffiette o sullo smart watch. L’idea è già stata presentata a numerosi investitori e imprenditori nel mondo dello sport, ma andava validata con un brevetto. Così ho cercato la società più accreditata nel settore, che ha sede in Usa, nella Silicon Valley. Ho atteso che l’accelerator venisse organizzata a Londra e ho superato tutti i test. Su 250 siamo arrivati in finale in 14 e il mio progetto è arrivato tra i primi 5, è stato rilasciato il patent e rientro ufficialmente tra gli inventori».

Da più di un quarto di secolo vive tra Francia, Gran Bretagna e i numerosi viaggi in giro per il mondo.

«Sono cresciuto a Bergamo in una famiglia umile e, dopo aver frequentato elementari, medie e l’istituto Esperia in città, mi sono iscritto al Politecnico di Milano. Purtroppo non sono riuscito a concludere il percorso di laurea perché all’epoca i mezzi economici erano scarsi e dovevo per forza di cose lavorare.

Negli anni Ottanta mi sono subito occupato da autodidatta del mondo Internet, grazie ai libri della biblioteca universitaria dove ho appreso i linguaggi di programmazione per i primi siti web. Poi, per una serie di vicissitudini personali, sono finito all’estero. Ero in vacanza e ho incontrato una ragazza francese, che è poi diventata mia moglie, e nel 1998 mi sono trasferito per un lungo periodo a Rouen, nel nord della Francia».

Da via Codussi alla Normandia non deve essere stato facile, soprattutto dal punto di vista lavorativo.

«Diciamo che mi sono sempre dato da fare e nella mia vita ho portato avanti tanti progetti. In passato ho aperto il sito Incontrarsi.com, che fa lavoro paragonabile a Meetic per far incontrare persone online. La piattaforma ha avuto un grosso successo, tanto da interessare Yahoo che ha acquistato il database e lanciato il servizio su Yahoo Italia. Ho subito investito il guadagno per sviluppare applicazioni web e mobile, lanciando anche una società telefonica in Francia. Con mia moglie ci siamo poi trasferiti nel sud del Paese, a Cassis, dove ho aperto un’attività legata al turismo con noleggio di attrezzature sportive: una sorta di ritorno al passato, quando in via Bonomelli a Bergamo aprii il primo negozio di skateboard, windsurf e snowboard. Ma dentro di me avevo sogni più importanti e potevo realizzarli solo andando in una città più importante, che poteva dare un futuro ai nostri figli: Londra. E così mi sono trasferito in Gran Bretagna con tutta la famiglia e lì sono cresciuti anche i miei figli».

Nella City è stato eletto definitivamente tra gli inventori di fama internazionale.

«A Londra è molto importante costruirsi tante conoscenze di imprenditori tramite un network di contatti e devo ammettere che all’inizio non è stato facile. La svolta è arrivata prima di trasferirmi in Gran Bretagna, quando mi sono innamorato del motorsport e ho iniziato a correre in auto. Durante le gare ho approfondito le tecnologie legate alla telemetria e alle performance delle automobili. Subito ho pensato che dovevo inventarmi qualcosa per tutti coloro che non hanno mezzi economici importanti, ma intendono ottenere le stesse prestazioni.

Così è nata la società i-Laps, che ha portato ad un patent internazionale dopo sei anni di lavoro e investimenti, grazie ad un device hardware che, connesso ad una rete di sensori, acquisisce dati per migliorare le prestazioni. Pensiamo a una macchina di Formula 1, che ha centinaia di hardware piazzati dappertutto, in modo da fornire dati a potenti sofware, dietro ai quali ci sono decine di ingegneri che li elaborano e interpretano. Ebbene, lo stesso meccanismo funziona se indossato da un soggetto che, grazie all’intelligenza artificiale, può monitorare e migliorare le prestazioni, con feedback che possono riguardare la fatica o la frequenza del battito cardiaco: una sorta di allenatore virtuale».

Quali sono gli sviluppi di questa invenzione?

«Se pensiamo a una persona umana, sto sviluppando un’applicazione che è in grado di rispondere in tempo reale tramite le cuffiette o sullo smart watch. L’idea è già stata presentata a numerosi investitori e imprenditori nel mondo dello sport, ma andava validata con un brevetto. Così ho cercato la società più accreditata nel settore, che ha sede in Usa, nella Silicon Valley. Ho atteso che l’accelerator venisse organizzata a Londra e ho superato tutti i test. Su 250 siamo arrivati in finale in 14 e il mio progetto è arrivato tra i primi 5, è stato rilasciato il patent e rientro ufficialmente tra gli inventori».

Qual è il consiglio che si sente di dare ai giovani di oggi?

«Innanzitutto la mia porta è sempre aperta ai giovani bergamaschi di talento che spesso, per natura, vanno controcorrente e non seguono il branco, approcciandosi agli altri in maniera non convenzionale. Occorre sicuramente tanta pazzia mista a coraggio, ma le cose devono essere ben pensate e programmate. Un giovane che oggi è tentato di seguire una strada inedita e ha le basi per poterlo fare, deve seguire il suo istinto. Non bisogna mai adagiarsi sui percorsi comodi e, come ho insegnato ai miei figli, bisogna essere liberi di fare ciò che si vuole, a condizione che ci sia impegno nello studio e nel lavoro. Purtroppo oggi molti ragazzi credono nel successo che nasce da cose banali, come un video o un balletto che viene visualizzato in massa e finisce per creare l’illusione di una serenità economica. La vita dà sempre nuove possibilità, soprattutto quando si frequentano persone che hanno la stessa visione e puntano a conquistare obiettivi importanti».

Abbiamo parlato della sua vita di successo fuori dalla nostra città. Quanto le manca Bergamo?

«È sempre un gran piacere quando riesco a rientrare a Bergamo. Mi mancano le tradizioni e i nostri piatti tipici, ma soprattutto la montagna. Per il futuro punto a comprare una casa in Città Alta».

© RIPRODUZIONE RISERVATA