Qui Kyoto, a 26 anni con il sogno della carriera diplomatica. «Tanti sacrifici, anche famigliari»

Bergamo senza confini. Da Verdellino alla famosa cià (città ndr) giapponese di Kyoto per nutrire il sogno di diventare in futuro un diplomatico internazionale in Asia. Una carriera molto difficile da intraprendere ma non impossibile. E ciò dimostra ancora di più quanto sia stata coraggiosa la decisione di Giuseppe Mazzara, giovane di 26 anni di Verdellino, di frequentare dallo scorso maggio nel Paese del Sol Levante il master in Relazioni internazionali tenuto dalla prestigiosa e storica università giapponese Ritsumeikan.

Un master che terrà il ventiseienne di Verdellino per due anni lontano da casa: una vera e propria scelta di vita, resa ancor più difficile dalle profonde differenze culturali esistenti fra la società giapponese e italiana. Ma per questo motivo ancora più interessante soprattutto per uno come Giuseppe che il Giappone l’ha sempre amato e studiato.

L’interesse per il Giappone

«Sono un appassionato di storia – rivela – e quella di questo Paese mi ha sempre particolarmente affascinato. La tesi della mia laurea magistrale l’ho, non a caso, incentrata sulla cosiddetta “Restaurazione Meiji” del 1867, periodo a cui si fa risalire la fine dello shogunato e l’inizio della trasformazione del Giappone in un Paese moderno». Dopo la laurea magistrale conseguita all’Università Cattolica di Milano il ventiseienne di Verdellino ha maturato subito la volontà di recarsi all’estero per un master internazionale. Ma quale scegliere? «Casualmente – racconta Giuseppe – mi sono imbattuto nel sito dell’università Ritsumeikan dove ho scoperto che era iscritta anche una ragazza italiana con cui mi sono messo in contatto».

Il master alla Ritsumeikan

Presa la decisione di intraprendere questa strada, da lì ha preso il via il lungo e complesso iter per essere ammessi al master, obiettivo non facile da centrare perché anche molti giapponesi vogliono frequentarlo, essendo la Ritsumeikan una delle più importanti università del Giappone. Giuseppe c’è comunque riuscito inviando un testo (ovviamente in inglese) in cui illustrava quali temi di ricerca avrebbe voluto approfondire durante i due anni di frequentazione del percorso di specializzazione.

Il Covid e i documenti infiniti

E poi per entrare fisicamente in Giappone le cui frontiere da due anni sono sostanzialmente chiuse (solo recentemente c’è stata una piccola apertura) a causa della pandemia di Covid: «La mole di documenti che ho dovuto produrre – evidenzia – è stata ingente. La burocrazia giapponese è impressionante, altro che in Italia. Dopo essere stato ammesso al master non sapevo se ce l’avrei fatta o meno ad arrivare in Giappone in tempo per il suo inizio previsto a maggio. Fortunatamente alla fine ce l’ho fatta».

La guerra in Ucraina

Da maggio, quindi, sono partiti i corsi tenuti, ovviamente sempre in inglese, da importanti accademici provenienti da tutto il mondo grazie ai quali il ventiseienne di Verdellino sta approfondendo tematiche come la cultura giapponese e relazioni internazionali con Giappone, Cina e Corea. «L’attualità – aggiunge – ha poi avuto il sopravvento e grande spazio è stato riservato alla guerra in Ucraina». E da tutto il mondo provengono anche i «compagni di scuola» di Giuseppe: in particolare dall’Africa, dagli Stati Uniti e dall’Europa. Ci sono anche due italiani: uno piemontese e uno romagnolo che vivono ormai da sette e otto anni in Giappone.

Ricercatori da tutto il mondo

«Nessuno di loro vuole tornare in Italia e nemmeno io lo vorrei – continua il ventiseienne di Verdellino –. Il nostro paese viene sempre più visto come un luogo dove c’è poca possibilità per noi giovani di affermarsi. Forse sarò un po’ pessimista ma anche io sono della stessa opinione. È molto forte la paura di non riuscire, dopo questa esperienza, a trovare la mia strada e di essere costretto a portare avanti in Italia lunghe ed estenuanti ricerche di lavoro. E questa paura è condivisa anche dai miei genitori i quali hanno affrontato diversi sacrifici per permettermi un prestigioso percorso di studi, compreso quest’ultimo master internazionale».

La carriera diplomatica

Il sogno di Giuseppe è sempre stato quello di intraprendere la carriera diplomatica ma, nel caso trovasse difficoltà a realizzarlo, da giovane con i piedi per terra è aperto ad altre esperienze lavorative: «La “job hunting” (caccia al lavoro) – rivela – qua è già cominciata. La ricerca di contatti mia e dei miei colleghi di studio è continua: è importante sin da subito tessere relazioni con ambienti istituzionali e lavorativi. Purtroppo da una parte io pago una scarsa conoscenza del giapponese: mi sto impegnando con tutte le mie forze a imparare, anche se non è decisamente una lingua facile. Dall’altra, al contrario di quanto si potrebbe pensare, qua l’inglese non è molto diffuso». Giuseppe si trova per la prima volta in Giappone e sta sempre più imparando a conoscere anche la società a la popolazione giapponese con i loro difetti e virtù, come è normale per tutti i Paesi.

«Grande senso civico»

Fra quest’ultime c’è una spiccata coscienza civica che ha portato i giapponesi ad affrontare la pandemia di Covid senza la necessità di lockdown con multe o denunce per i trasgressori: «Qui – spiega ancora il ventiseienne di Verdellino – è bastata una raccomandazione del Governo di stare a casa e tutti l’hanno rispettata. Ora comunque la situazione non è molto diversa da quella italiana, sebbene tutti continuino a portare la mascherina anche all’aperto, nessuno escluso».

La bellezza di Kyoto

Giuseppe non è ancora stato a Tokyo, capitale del Giappone. Per ora gli è bastato ammirare la bellezza di Kyoto, città celebre (e anche molto nota al turismo internazionale) per i suoi numerosi templi buddisti, i palazzi imperiali, i santuari shintoisti, le case di legno tradizionali. «Kyoto – conclude – è bellissima, è detta la Roma del Giappone e non posso che confermarlo».

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