Adolescenti in crisi nella pandemia: spunti e proposte dal cinema

La formatrice Arianna Prevedello lunedì interverrà in un dibattito online che inaugura la rassegna di cineforum «Al pozzo di Sicar – Sorsi di infinito nelle Sale della Comunità » a Nembro.

La rassegna «Al pozzo di Sicar – Sorsi di infinito nelle Sale della Comunità » - il cineforum itinerante che ogni settimana propone proiezioni e incontri di approfondimento , organizzato da Sas-Servizio Assistenza Sale, Acec - Associazione Cattolica Esercenti Cinema di Bergamo con il contributo della Fondazione della Comunità bergamasca e in collaborazione con bergamoalcinema.it -, riprenderà giovedì 13 al Cineteatro San Filippo Neri di Nembro con il film «Il matrimonio di Rosa» della regista spagnola Icíar Bollaín con Candela Peña e Sergi Lòpez (inizio alle 20.45, ingresso 5 euro; prevendite: www.bergamoalcinema.it ).

A inaugurare la rassegna sarà però lunedì sera l’incontro on line intitolato: «Sostenere gli adolescenti in famiglia oltre la pandemia», con la presenza di Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta, presidente della Fondazione Minotauro, e Arianna Prevedello, animatrice culturale nelle Sale della Comunità, responsabile formazione Acec nazionale , che analizzeranno la situazione delle famiglie oggi, le possibilità di rinascita e il modo in cui le opere cinematografiche riflettono tali tematiche ( inizio alle 20,45 con iscrizione obbligatoria scrivendo a [email protected] ).

Arianna Prevedello fornisce alcune anticipazioni .
«Interverrò sulla parte più legata all’animazione culturale, ho lavorato per un anno con gli animatori che guideranno le varie serate. Il cinema non ha ricette magiche ma può essere una stampella e un supporto significativo per le famiglie. In particolare anche per gli adulti che possono, dalla visione guidata da introduzioni, commenti, confronti, e anche con le proprie capacità, trovare strategie con cui affrontare momenti di crisi e di fatica che caratterizzano questa nostra situazione pandemica, che mette a disagio alcune età più di altre. Un adulto ha la capacità di relativizzazione di alcuni sacrifici che in altre età sono più complesse. Penso alla preadolescenza, all’adolescenza, per questo abbiamo film che raccontano delle situazioni, anche limite, a volte anche in negativo, per farci riflettere sul fatto che non sempre si arriva a trovare il bandolo della matassa. Ad esempio “Tre piani” di Nanni Moretti mostra personaggi di diverse età, che riescono a trovare la quadra, pur in una situazione di complessità molto forte, e altre che invece affondano sempre di più. Ne “Il matrimonio di Rosa”, il film che apre la rassegna, c’è invece una persona adulta che in qualche modo decide di riprendersi quello spazio che non si era mai presa nella vita e ci sono dei giovani che devono prendere atto di questa scelta e saper reagire.

La figlia, per esempio, deve saper reagire di fronte a questa scelta della madre; ma così capita in “Cosa sarà”, come capita anche in un film molto bello, “Penguin Bloom”, dove alla fine c’è una situazione che può essere paragonata a quella della pandemia. Perché abbiamo una protagonista brillantissima, sportiva, madre di famiglia e professionista nel mondo della sanità, che si ritrova in sedia a rotelle: questa vita così brillante vissuta prima all’inizio è un limite e questo ci racconta di quello che stanno vivendo gli adolescenti, abituati ad un modello di vita sempre “acceso” che si trovano a dover fare i conti con una vita che è molto tiepida. Un adulto deve mettersi accanto ai giovani con delle strategie per riuscire a saper motivare l’attraversamento di un periodo che non è quello tipico della giovinezza, a cospetto di questi personaggi, non solo per emozionarci o per passare una serata diversa, ma per portarsi a casa qualche segreto su come si fa. Per esempio in “Penguin Bloom” c’è un cambio di passo per la protagonista che diventa un cambio di passo per tutta la famiglia, così come oggi non c’è un isolamento che riguarda una persona sola, è tutto concatenato, non solo in termini di contagio e di quarantena, ma perché anche la fatica, lo stress si abbattono su tutti i membri di una famiglia».

Le due domande fondamentali che informano la rassegna sono: cosa sta succedendo oggi, nelle famiglie, e quali possibilità di rinascita si possono vedere.

«Penso che il professor Lancini avrà dei dati che ci racconteranno cosa sta succedendo, dalla mia prospettiva penso che ci sia poca gratificazione perché pensiamo a quante famiglie hanno vissuto in quarantena, anche se non erano contagiate, durante queste feste. In realtà attraversare un Natale di limitazione significa anche spogliare il frutto vero del Natale e allora come arriviamo adesso a gennaio, con delle famiglie esaurite? Sicuramente, però anche con delle famiglie che hanno rivalutato l’importanza del loro essere famiglia, non c’è una situazione univoca.Ci sono sicuramente famiglie molto provate, ci sono momenti in cui i nostri piccoli, dalla prima infanzia all’adolescente, a volte reagiscono in modi che non sono prevedibili e tutto questo ci pone di fronte ad uno scenario che a tratti è molto filmico, anzi più complicato dei film.

Vedere la calma e la mitezza con cui il protagonista di “Falling”, ad esempio, reagisce all’aggressività del padre, è un esercizio di grande apprendimento, perché è una vera e propria contemplazione di una virtù, sia a livello laico che a livello cristiano, ed è quello che molti genitori si sono trovati a dover imparare a fare dentro alle nostre famiglie; oppure a dover reagire ad un progressivo isolamento dell’adolescente perché sappiamo che rispetto al bambino, l’adolescente si chiude in camera e lì si apre il buio per i genitori, la mitezza può essere un altro modo con cui affrontare quel silenzio. Ogni volta c’è un grande lavoro da fare sulle funzioni dei personaggi. Penso a un altro bellissimo film, «A Chiara», che ci racconta di questa ragazza che di colpo si sveglia e invece che nel castello del sogno della sua vita, si rende conto di essere dentro all’incubo di una famiglia inserita nel mondo della ‘ndrangheta. Come un adolescente che si sveglia nell’incubo della pandemia.

Chiara deve imparare a confrontarsi con questo incubo che non aveva messo in conto, le richiede uno sforzo mille volte superiore a quello che stanno vivendo i nostri adolescenti rispetto alla pandemia, perché sarà portata a vivere in un’altra famiglia per avere la possibilità di avere un futuro senza ‘ndrangheta. A volte abbiamo bisogno di ridimensionare, a volte i film ci aiutano a fare anche questo, perché il rischio della pandemia è che a volte ci sia un isolamento ombelicale sulla limitazione dei propri bisogni, anche gli adulti cadono in questo. A volte il fatto di sentire storie non più drammatiche, ma dove c’è una posta in gioco diversa, ci fa capire che sì, hai diritto di lamentarti, hai una limitazione, è vero, stai perdendo qualcosa che nessuno ti ridarà più però è anche vero che si tratta di una cosa che ha un peso specifico diverso da altre, abbiamo bisogno di ragionare, di non stare fermi, le emozioni ci consentono di fare dei ragionamenti a mio parere vivi, non tropo meccanicistici».

Allargando lo sguardo, lei è la responsabile della formazione dell’Acec nazionale, le sale della comunità sono diventate in questi anni dei punti di riferimento molto forti. Sale che lei ha definito come «reali presidi di analisi cinematografica e veri hub di animatori culturali tra i più preparati e di grande capacità inclusiva»: sono delle bellissime realtà.

«Sì, ne sono pienamente convinta perché ho la fortuna di conoscere tante realtà, di confrontarmi con regioni diverse, accompagno localmente la formazione degli animatori e noto una ricchezza molto fresca. Che esce fuori adesso perché la crisi è molto legata alle proiezioni del cinema di puro intrattenimento domenicale, dove invece in questi anni ci sono stati animatori che hanno aperto strade di approfondimento con serate accompagnate con grande cura, di tipo sia riflessivo ma anche sociale, il gradimento è stato riconfermato nell’affluenza, rinsaldandosi, paradossalmente in un momento in cui c’era il mercato in crisi. Dobbiamo chiederci perché e dobbiamo ringraziare chi in questi decenni, anche un po’ in controtendenza, ha salvaguardato i cineforum, i dibattiti. È sempre un grande dialogo fra tradizione e innovazione con l’intento di far crescere le comunità. Gli animatori provengono da ambienti diversi, da professioni diverse, da prospettive anche sul senso della vita diverse, però abbiamo fatto dei momenti di grandissimo confronto preparandoci insieme. Ho trovato persone bellissime che si sono messe in gioco tantissimo: uomini e donne completamente diversi tra loro come tipo di competenza culturale ma di un’umiltà assoluta e infatti si sono veramente prestati alla formazione in maniera bella, seria , responsabile. Penso che sia un dono per le nostre comunità: averne di persone così ».

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