Covid, un solo caso positivo in provincia di Bergamo. «La terza ondata è finita»

Dal 4 giugno dello scorso anno non si registrava un dato analogo Zucchi: incidenza ai valori minimi. Pregliasco: probabile lo scenario inglese.

Non è la «resa» del Covid, perché sottotraccia continuerà a scorrere – ma non a correre, forse – ancora a lungo. Ieri però la Bergamasca è tornata a sfiorare la liberazione dal virus, almeno per un giorno: nelle ultime ventiquattr’ore s’è infatti registrato un solo nuovo positivo in tutta la provincia. Solo un’altra volta è capitato un dato identico, il 4 giugno dello scorso anno, e solo un’unica volta si è rimasti a 0, cioè senza casi per un’intera giornata, il 22 agosto 2020. È la fiducia all’imbocco dell’estate: la si viveva anche un anno fa, ma ora poggia su basi più solide. Su numeri migliori, e sull’arma del vaccino.

Basta mettere a sistema la curva dell’ultimo mese, sia in chiave lombarda sia in chiave bergamasca, con gli stessi giorni del 2020: grosso modo, i principali indicatori epidemiologici si sono ora ridotti a un terzo. Con una premessa di fondo: i nuovi positivi giornalieri sono spesso su valori molto simili, anzi con qualche punta superiore quest’anno, ma occorre guardarli da una precisa prospettiva, cioè quella che tiene conto anche dei test eseguiti. Tra 22 maggio e 22 giugno 2020 furono effettuati in Lombardia «solo» 358.895 test; negli stessi giorni di quest’anno, invece, i «bastoncini» sono saliti 1.067.032, il triplo. E il tasso di positività, cioè il rapporto tra nuovi casi e tamponi effettuati, è da quindici giorni al di sotto dell’1%, mentre un anno fa oscillava tra l’1% abbondante e sino a oltre il 3%. La pressione ospedaliera è costantemente inferiore a quella che si osservava dodici mesi fa, complice la plastica differenza d’intensità tra prima e terza ondata: il 22 giugno del 2020 i pazienti Covid nelle strutture lombarde erano 1.125 e ieri invece se ne contavano 462, -58%. Tendenza simile anche per i decessi: tra 22 maggio e 22 giugno 2020 in Lombardia il virus s’era portato via 846 vite; negli stessi giorni di quest’anno le vittime sono state 309, con una riduzione del 63%.

Bergamo, Rt a 0,5

Bergamo respira decisamente più di un anno fa: ieri l’incidenza del contagio è planata a 8 nuovi casi settimanali ogni 100 mila abitanti, in discesa del 68% rispetto al valore di 25 che si osservava un anno fa. Nell’ultimo mese le vittime del Covid in territorio orobico sono state 13, il 69% in meno delle 42 che si contavano nello stesso periodo del 2020. «Siamo messi decisamente bene – ha commentato ieri Alberto Zucchi, direttore del Servizio epidemiologico aziendale dell’Ats di Bergamo, ospite del telegiornale di Bergamo Tv -. Da fine luglio 2020 non avevamo un’incidenza così bassa. Possiamo declinare così quest’indicatore: la terza ondata è finita. Il senso di controllo dell’epidemia è ormai totale in provincia di Bergamo, anche se è fondamentale mantenere le precauzioni». E l’Rt, l’indica di riproduzione del virus, è a 0,5: «Un dato assolutamente tranquillo – ha aggiunto Zucchi -, buon presagio di contenimento. L’estate si preannuncia più normale rispetto all’anno scorso».

Sequenziamento

La guardia deve però rimanere alta, appunto. Nei comportamenti, dunque nel senso di responsabilità. E nella corsa all’immunizzazione. Per Fabrizio Pregliasco, virologo dell’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’Irccs «Galeazzi» di Milano, «questo virus farà quello che ha fatto anche in Inghilterra: a seguito delle riaperture, è chiaro che gli daremo spazio per infettare qualcuno». Pregliasco la definisce una possibile «ondina», più contenuta di quella a cui abbiamo assistito nella coda della scorsa estate: «Non c’è al momento un gran numero di positivi: quelli ufficiali Italia sono poco meno di 100 mila, ma realisticamente potrebbero essere il doppio». L’incognita è rappresentata dalle varianti, la «delta» su tutte. Che in Italia «già c’è», rileva Pregliasco, ma è «sparpagliata»: «È qualcosa che ci toccherà, temo». Il contropiede da giocare a ogni possibile rimbalzo del virus è un attacco a due punte: «I vaccini stanno dimostrando un’ottima efficacia, in particolare nella possibilità di evitare la malattia se non l’infezione. Evitando la forma grave del Covid, dovremmo poter gestire una progressiva convivenza col virus. Stringente sarà la vaccinazione con la seconda dose, così come il tracciamento.

L’autunno? Sarà il banco di prova». Sulla fine dell’obbligo della mascherina all’aperto, Pregliasco legge il ragionamento alla base della decisione: «È chiaro che con il caldo e con la situazione di miglioramento c’è sempre meno voglia di metterla. C’è oggettivamente una condizione di tranquillità, ma la mascherina è un dispositivo fondamentale. Progrediamo nelle aperture con attenzione, continuando a utilizzarla negli ambienti chiusi».

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