Lombardia in arancione rafforzato
E resta l’incubo della zona rossa

Fontana: «La progressione dei contagi è preoccupante». Scuole solo in Dad, aperti i nidi. Per venerdì i dati regionali all’esame di Roma.

La Lombardia è in arancione rafforzato. O scuro, super, chiamatelo come volete, ma così ad occhio sa tanto di tentativo last minute per evitare la zona rossa.Venerdì 5 marzo i dati passeranno al vaglio della Cabina di regia per la tradizionale analisi in vista di un eventuale cambio di colore che scatterebbe da lunedì. Nell’attesa la Regione ha comunque alzato sua sponte il livello di guardia passando da arancione ad arancione rinforzato, sperando sia sufficiente ad evitare il passaggio in rosso. La prima (e più evidente) conseguenza è la chiusura di tutte le scuole di ogni ordine e grado, costrette da oggi alla didattica a distanza. Restano invece aperti gli asili nido.

«I dati sono in costante aumento con una forte presenza della variante inglese che coinvolge in particolare le scuole. È quindi necessaria una scelta decisa e rapida a protezione di ragazzi e famiglie» commenta via social il presidente della Regione, Attilio Fontana. «Ricevuta l’analisi aggiornata dei dati regionali con le indicazioni tecnico-scientifico per il contrasto della crescita epidemiologica disponiamo su tutto il territorio della Lombardia il rafforzamento della zona arancione».

Provvedimento già in vigore dallo scorso 23 febbraio in 8 paesi della nostra provincia (Sarnico, Gandosso, Viadanica, Predore, Adrara San Martino, Villongo, Castelli Calepio e Credaro) e riconfermato martedì scorso. Ora tutto viene assorbito dal provvedimento regionale che rimane in vigore fino al 14 marzo: le altre ordinanze sono «assorbite e superate». Compresa quella del 27 febbraio che aveva istituito la zona rossa a Valgoglio.

«Dovremo conviverci per anni»

«La misura dopo il Bresciano si è resa necessaria per gli indicatori di quasi tutti i territori dove la progressione dei contagi è preoccupante», spiega ancora Fontana, che teme «che con la pandemia dovremo convivere ancora a lungo, forse anni». La Commissione indicatori «a seguito dell’analisi dei dati effettuata, ha condiviso la necessità di superare la differenziazione tra aree assumendo interventi di mitigazione rinforzati per tutto il territorio regionale con l’obiettivo, oltre che di contenere l’incremento di contagi, di preservare le aree non ancora interessate da una elevata incidenza».

Dati che devono essere davvero pessimi e tali da far decidere per un repentino cambio di fascia un giorno prima del tradizionale confronto con la Cabina di regia. Senza cioè quel necessario preavviso più volte reclamato in diverse sedi proprio da Fontana, soprattutto con il governo Conte ma anche con quello Draghi. Un blitz che ha lasciato sconcertate soprattutto le famiglie costrette di punto in bianco a trovare una soluzione per i figli (soprattutto se piccoli) nel giro di poche ore.

I provvedimenti per la scuola

Entrando nel dettaglio del provvedimento, «è sospesa la didattica in presenza nelle istituzioni scolastiche primarie e secondarie di primo grado e secondo grado, nelle istituzioni formative professionali secondarie di secondo grado, negli Istituti tecnici superiori e nei percorsi di istruzione e formazione tecnica superiore nonché nelle scuole dell’infanzia». Restano invece aperti i nido, micronido e sezioni Primavera.

Rimane però salva «la possibilità di svolgere attività in presenza qualora sia necessario l’uso di laboratori o in ragione di mantenere una relazione educativa che realizzi l’effettiva inclusione scolastica degli alunni con disabilità e bisogni educativi speciali», viene precisato. Ats aggiunge inoltre che l’attività in presenza è altresì possibile «per gli alunni figli di personale sanitario (medici, infermieri, Oss, Osa) direttamente impegnato nel contenimento della pandemia in termini di cura e assistenza ai malati e del personale impiegato presso altri servizi pubblici essenziali». Sospese anche le attività in presenza delle università.

Tutte le altre prescrizioni

Non è possibile fare visita ad amici e parenti anche nel proprio Comune di residenza, salvo gravi e comprovate situazioni di necessità. Analogamente non è possibile raggiungere le seconde case. All’interno del proprio Comune è possibile muoversi senza autocertificazione: vietato invece spostarsi in un altro se non per motivi di lavoro, salute e necessità comprovati da autocertificazione. Resta ovviamente in vigore il coprifuoco dalle 22 alle 5.

I negozi restano aperti ma è concesso l’ingresso ad un solo componente per nucleo familiare tranne in presenza di anziani, bambini e disabili. Restano chiusi i centri commerciali nel weekend salvo gli alimentari e i servizi essenziali. Chiusi ristoranti e bar, tranne per asporto e delivery (rispettivamente fino alle 22 e alle 18), musei teatri e cinema.

Per i parchi è vietato l’uso delle aree attrezzate per i bambini e lo sport «fatta salva la fruizione da parte di soggetti con disabilità». L’attività motoria individuale all’aperto è invece consentite. Infine, laddove possibile, in ambito lavorativo viene ulteriormente incentivato il ricorso allo smart working.

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