Longuelo, aprono la casa a otto famigliari scappati dai bombardamenti in Ucraina

L’accoglienza La grande generosità della famiglia Marchiori: accolte due famiglie. «I negozianti e il quartiere ci danno una mano per riuscire a sopperire ai bisogni di tutti».

«Certo, siamo un po’ stretti, ma sappiamo adeguarci». Risponde col sorriso, Emanuele Marchiori, 49 anni, rappresentante di commercio, che insieme alla moglie Carina sta ospitando nel loro appartamento di Longuelo tutti i familiari di lei. Otto persone, fuggite di notte su un’auto, e arrivate in Italia dopo un viaggio massacrante e tre giorni di sosta al confine con la Romania. «Sono scappate da Cernivci – dice Marchiori – una città di circa 300mila abitanti nell’ovest dell’Ucraina, a un centinaio di chilometri dalla frontiera rumena». Ci sono Kristina e Mariia, le due figlie di Carina, i loro compagni, Petro e Vitaliy, la nonna Anna, di 83 anni, e i tre figli di Kristina, Oleksandr di 12 anni e i gemellini Artem e Vlatyslav di 4. Si sono tutti sistemati nell’appartamento di Carina ed Emanuele; sono un po’ sacrificati, ma quel che conta è che sono tutti insieme, lontani dai bombardamenti, che negli ultimi giorni si sono avvicinati alle loro abitazioni: «Per fortuna abbiamo una casa grande, su tre piani – spiega Marchiori –. Vivono con noi e stanno cercando di integrarsi anche nel quartiere».

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Le lezioni in Dad e le sirene della guerra

I gemelli hanno già iniziato a frequentare l’asilo, Oleksandr finirà invece l’anno scolastico in dad, facendo lezione a 1.600 chilometri di distanza, insieme ai suoi compagni. «La connessione non è sempre facile – ammette Marchiori – e non di rado capita di sentire attraverso il computer le sirene che interrompono le lezioni, con i ragazzi costretti a nascondersi nei sotterranei». Un filo diretto con la guerra che non permette a nessuno, in casa Marchiori, di distogliere il pensiero a ciò che accade in Ucraina. «Ma almeno loro sono qui e siamo tutti insieme – dice –. Da giorni, prima dell’inizio della guerra, dicevo a mia moglie di fare arrivare qui la sua famiglia, anche solo per una vacanza. Un mattino alle 4 sua figlia ci ha chiamato in lacrime per dirci che era iniziata l’invasione».

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«Chi è rimasto va in giro armato»

In pochi giorni, tutti e otto si sono organizzati e hanno lasciato il Paese: «Eravamo pronti a comprare loro un biglietto aereo dall’Est Europa o ad andare a prenderli, se mai fossero stati impossibilitati a muoversi – dice ancora Marchiori –. E invece per fortuna ce l’hanno fatta. Averli qui ci rincuora; nella loro città hanno iniziato a sparare sull’aeroporto e un missile è caduto a 10 chilometri dal centro. Chi è ancora là ci racconta che tutti vanno in giro armati e che sono state posizionate sulle strade le barriere a croce di metallo, per scoraggiare una possibile invasione».

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La solidarietà dei commercianti

Le tante iniziative in campo nel quartiere di Longuelo aiutano la famiglia Marchiori a sostenere le spese, soprattutto quelle per il cibo, che l’ingresso di otto persone in famiglia ha fatto lievitare: «Ammortizziamo i costi grazie alle convenzioni con i commercianti per il pane, la frutta e la verdura – racconta Emanuele –; le figlie di Carina hanno iniziato a dare una mano alla mamma nel suo lavoro di collaboratrice domestica, mentre i loro compagni stanno iniziando a guardarsi intorno. Ho già organizzato un colloquio a uno di loro con un’azienda della provincia per un posto da magazziniere. Speriamo». L’idea (e il desiderio) di tutti, è di tornare al più presto in Ucraina, «ma non è possibile sapere adesso cosa succederà da qui a qualche settimana – dice Marchiori –; potrebbero restare anche dei mesi, al momento è un pensiero che non possiamo avere. Noi li ospiteremo finché sarà necessario; ci stanno aiutando amici, parenti e anche il resto del quartiere. In pochi giorni abbiamo ricevuto abbigliamento, giocattoli e tutto quel che occorre per farli vivere il più possibile serenamente».

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