Pensioni, per 70 mila c’è il mini aumento
I sindacati: irrisorio, una presa in giro

Fra i 3 e i 4 euro l’anno in più. Interessata la fascia che ne percepisce fra 1.500 e 2.000. Durissima la Fnp Cisl: «Elemosina: è una presa in giro».

Un aumento dell’assegno di pensione che si tradurrà per 70 mila bergamaschi in una manciata di euro, tra i 3 e 4 in più all’anno. Dal 1° aprile parte il nuovo meccanismo di rivalutazione automatica per il triennio 2019-2021, introdotto dalla legge di Bilancio e parzialmente diverso da quello applicato in occasione della prima rata di gennaio 2020.

Riguarda 72.448 pensioni

Il mini incremento della rivalutazione si applicherà ai redditi da pensione tra i 1.522 e 2.029 lordi al mese, tra le tre e quattro volte il trattamento minimo (pari a 515,07 euro nel 2020). Ai pensionati che rientrano in questa fascia l’Inps corrisponderà anche gli arretrati da gennaio a marzo e l’adeguamento della mensilità di aprile. A Bergamo sono interessate 72.448 pensioni (70.755 assegni maschili e 1.693 femminili) e la fascia più rappresentata è tra i 65 e i 74 anni, mentre la platea nazionale è di 2,8 milioni di pensionati che si vedranno riconoscere l’aumento sulla base dell’inflazione dopo otto anni di attesa. «Non si tratta di un aumento, ma di un obolo - sottolinea Caterina Delasa, segretaria generale di Fnp Cisl Bergamo (pensionati) -. I sindacati da tempo avevano bollato questo incremento come una solenne presa in giro e in effetti è stata stanziata una piccola elemosina. Troppo poco per chi ha pagato per decenni i contributi previdenziali. Il governo crede di far passare il mantenimento di un diritto e di un’opportunità per i lavoratori come una conquista». La novità introdotta nell’ultima manovra viene spiegata dall’Inps: «La fascia di rivalutazione delle pensioni comprese tra le tre e quattro volte il minimo viene eliminata e ora accorpata alla fascia di rivalutazione pari al 100% dell’indice di rivalutazione».

Come funziona

In sostanza quindi è stata effettuata una esigua operazione di rivalutazione per chi rientra nella fascia tra 1.522 e 2.029 euro lordi al mese, mentre la manovra conferma, per il periodo 2020-21, la rivalutazione più incisiva per chi rientra in altre fasce di reddito pensionistico: assegni rivalutati del 77% per chi percepisce pensioni tra 2.029 e 2.538 euro, del 52% per pensioni tra 2.537 e 3.046 euro, del 47% per pensioni tra 3.046 e 4.061 euro, del 45% per assegni tra 4.061 e 4.569 euro e del 40% per le pensioni oltre 4.569 euro al mese. Il pagamento della pensione sarà effettuato, come da calendario, il primo giorno bancabile del mese, quindi mercoledì 1° aprile. «La fascia di rivalutazione interessata prima era ancorata al 97% dell’indice di inflazione - evidenziano dalla Cisl di Bergamo -. Ora viene accorpata alla fascia fino a 1.500 euro, che era già indicizzata al 100%. Non si può parlare certo di una conquista». In ogni caso dal 2022 la rivalutazione delle pensioni sarà del 90% per gli assegni tra 2.029 e 2.538 euro e del 75% per tutti gli assegni oltre i 2.538 euro. Una marcia lenta nell’indicizzazione dell’inflazione che quindi non inciderà in maniera sostanziale sulle tasche di chi percepisce pensioni tra i 1.500 e i 2 mila euro al mese, in un periodo storico difficile legato anche all’emergenza coronavirus.

Una fake news da smentire

L’Inps ha smentito alcune voci circolate secondo cui sarebbe stato prospettato un taglio del 50% dell’assegno pensionistico a causa del coronavirus. L’Inps ha sottolineato che non ci sarà nessun taglio e sono stati potenziati i canali telefonici e telematici per fornire assistenza ai cittadini. E sono molti gli utenti che hanno intasato nelle ultime ore i centralini dell’Inps per ottenere chiarimenti e delucidazioni su importi e tempistica delle rivalutazioni. Il cosiddetto «meccanismo di perequazione» prevede che l’assegno pensionistico dell’Inps sia rivalutato ogni anno in base all’indice del prezzo al consumo per le famiglie stimato dall’Istat.

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