«Per non mettere a rischio il Natale bisogna accelerare con i richiami del vaccino anti Covid»

L’intervista al virologo Pregliasco: in Lombardia si potrebbe arrivare a 5mila contagi al giorno. «Ma è giusto che i vaccinati abbiano più spazi e libertà di movimento di chi non è immunizzato».

Incentivare le vaccinazioni con terze dosi a tappeto in molteplici strutture e rafforzare le misure di prevenzione per non vedersi costretti a vivere un Natale all’insegna delle restrizioni. Un esempio concreto? Rivedere le modalità dell Green pass, adottando il modello «2 g» tedesco che consente l’accesso nei luoghi di svago solo ai vaccinati o guariti, ma mantenendo il tampone solo per recarsi al lavoro.

E rispolverare quel galateo civico che sembra essersi annacquato negli ultimi tempi tra proteste, cortei e assembramenti che minimizzano un virus tuttora insidioso, veicolo di contagi, ricoveri e decessi.

«Potremmo arrivare a 30mila casi al giorno in Italia entro Natale se non si agisce tempestivamente con strumenti adeguati – sottolinea il virologo Fabrizio Pregliasco, direttore sanitario dell’Istituto Galeazzi di Milano e docente di Igiene all’Università Statale –. In Lombardia si contano ora quasi 2 mila positivi al giorno e si potrebbe arrivare a 5mila. Occorre una rinnovata consapevolezza dei pericoli riducendo le occasioni di contatto. Non vuol dire tornare indietro, ma usare il buonsenso».

Come procede la campagna per le terze dosi?

«Ancora troppo a rilento. Rischiamo di mettere a rischio le festività natalizie. Serve in realtà una rete capillare che sgravi le strutture ospedaliere e favorisca le vaccinazioni».

Solo in Bergamasca dovrebbero essere 600mila i potenziali fruitori della dose booster in tre mesi.

«Con i contagi e i ricoveri in crescita non c’è tempo da perdere. La velocità di somministrazione e il senso civico faranno la differenza per arginare questa nuova ondata del Covid».

È favorevole ad anticipare la terza dose a cinque mesi dalla seconda?

«Sì, è una proposta pragmatica e intelligente per massimizzare la riposta immunitaria. Non sussistono controindicazioni per anticipare la terza dose. Potrebbe essere anche la dose risolutiva nella lotta al Covid. Non abbiamo certezze al riguardo, ma potremmo essere sulla buona strada».

In che senso?

«L’Istituto superiore di Sanità ha certificato che la protezione del vaccino cala all’82% dopo sei mesi. Con questa dose aggiuntiva si ripristina un meccanismo di protezione ad ampio raggio. E ulteriori dosi potrebbero essere necessarie in futuro solo per i soggetti fragili. Ora è importante proteggere al meglio chi è già vaccinato».

Quindi cosa dobbiamo attenderci nei prossimi giorni?

«Facciamo attenzione alle misure di precauzione, soprattutto nel caso di visite ai parenti più fragili e a rischio infezione. Il vaccino riduce ma non elimina il rischio di reinfettarsi. E se già si pensa ai cenoni natalizi, entriamo nell’ottica di ridimensionarli. Poi dipenderà anche dall’evoluzione del virus nelle prossime settimane».

In Italia dovrebbero arrivare a dicembre le pillole anti Covid. Uno strumento risolutivo nella lotta al Covid o una semplice arma in più nella strategia terapeutica antivirale?

«Si tratta di medicinali sperimentali che saranno utili a contrastare il colpo di coda del virus. Un’arma nuova che finora non avevamo, i dati su efficacia e sicurezza sembrano incoraggianti con una somministrazione precoce. Ma un aspetto deve essere chiaro».

Quale?

«I medicinali in arrivo devono essere intesi come uno strumento complementare, non sostitutivo della vaccinazione, nei casi in cui ci si infetta. Finora c’era solo una terapia sintomatica con l’eparina e il cortisone. Non esistono strumenti risolutivi al momento contro questo virus che tende a modificarsi per sopravvivere, ma qualsiasi mezzo per ridurre l’impatto sulla salute va considerato».

Ma con l’aumento dei contagi e dei ricoveri si rischia in Italia un lockdown come quello dell’Austria?

«Mi auguro di no. Ma una minoranza di irriducibili renitenti alla vaccinazione non può condizionare la vita della maggioranza di soggetti immunizzati. Si devono fare scelte rapide».

Arrivando anche all’obbligo di vaccinazione?

«Dubito che si possa arrivare a questo, ci sono troppe resistenze e libertà costituzionali da ponderare. Non si può vaccinare la gente forzosamente. Per ora si vada avanti con le vaccinazioni, ribadendone l’importanza e rispettando le regole in vigore».

Arriveremo nelle prossime settimana a un’Italia divisa di nuovo in molteplici colori?

«Se anche sarà così, è giusto che gli immunizzati abbiano più spazi e libertà di movimento rispetto agli altri».

Sempre secondo le stime dell’Istituto superiore di Sanità, tra i contagiati non mancano i vaccinati, C’è chi utilizza questo dato per sminuire l’importanza del vaccino.

«Bisogna valutare che siamo in tanti vaccinati e inoltre nel tempo, si verifica una parziale perdita dell’efficacia della vaccinazione rispetto all’infezione. Ma il quadro sanitario regge e ci si protegge dalla malattia grave. Qualcuno finisce anche in ospedale, ma il ricovero non è una conseguenza ineluttabile proprio grazie al vaccino. Quindi basta alibi».

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