Cassa Covid, conto salato nella Bergamasca: quinta provincia d’Italia

Nella nostra provincia, in 18 mesi sono state autorizzate dall’Inps 130 milioni di ore. Boom di ammortizzatori legati all’emergenza sanitaria.

A precederla ci sono solo quattro grandi capoluoghi di regione: Milano, Roma, Torino e Napoli. E a seguire Bergamo, quinta provincia italiana per numero di ore di cassa integrazione autorizzate dall’Inps tra aprile 2020 e settembre di quest’anno. Il numero è mastodontico e non ha precedenti: oltre 130 milioni di ore in 18 mesi. Anche se è bene precisare che le ore autorizzate non corrispondono a quelle effettivamente utilizzate. Per dare un’idea, a livello nazionale, tra gennaio e luglio 2021 l’effettivo ricorso alla cassa è stato del 41%: su 2,1 miliardi di ore, ne sono state utilizzati 840 milioni. A tradurre l’impatto del Covid sul mondo del lavoro in termini di richieste di ore di ammortizzatori sociali è la Uil, tracciando un bilancio dopo 18 mesi di emergenza sanitaria. In tutto il Belpaese, nel periodo in questione, sono stati autorizzati oltre 6,7 miliardi di ore di ammortizzatori sociali, di cui quasi 6,4 miliardi con causale Covid-19 tra cassa integrazione ordinaria, in deroga, Fis (il Fondo d’integrazione salariale) e Fsba (Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato).

Per quanto riguarda la nostra provincia, le ore complessive di cassa autorizzate tra aprile e dicembre dell’anno scorso sono state 91,8 milioni, dato che si è ridotto notevolmente nei primi nove mesi di quest’anno, quando le ore si sono attestate a circa 38 milioni. La cassa Covid-19 ha fatto la parte del leone: in 18 mesi le ore autorizzate di ordinaria hanno toccato i 97,6 milioni, seguite da quelle di Cig in deroga attestatisi a 23,6 milioni. La quota di Cigs ammonta a «soli» 8,7 milioni di ore, ma è anche l’unica che cresce nel 2021: si passa infatti dai 3,6 milioni del periodo aprile-dicembre 2020 agli oltre 5 milioni di ore tra gennaio e settembre di quest’anno (più 39%).

Le «piccole» in testa

Numeri che fanno dire al segretario generale della Uil di Bergamo, Angelo Nozza, che «la cassa con causale Covid-19 ha funzionato» e che «dato che le imprese che l’hanno utilizzata maggiormente sono state le piccole e piccolissime, di questo bisogna tenere conto nella riforma degli ammortizzatori sociali universali, sostenendo anche chi è più debole». Nozza rimarca inoltre come questi dati confermino che «la pandemia ha picchiato duro sul nostro territorio: Bergamo, tra i capoluoghi, è una realtà che più è ricorsa alla cassa integrazione insieme a Brescia». Il segnale, secondo il numero uno del sindacato di via San Bernardino è che «bisogna procedere velocemente alla formazione e riqualificazione dei lavoratori in base ai fabbisogni del territorio».

Tra le regioni, considerata la sua forte vocazione manifatturiera e non solo, la Lombardia è quella in cui le ore autorizzate di ammortizzatori sociali sono esplose, raggiungendo 1,5 miliardi: 625 milioni le ore di ordinaria, 348 milioni le ore di Cig in deroga e 613 milioni quelle dei Fondi. Solo a Milano la richiesta ha superato i 472 milioni di ore. A livello di settori, invece, ad assorbire il maggior numero di ore di cassa è il commercio con 3,4 miliardi, seguito dall’industria (2,9 miliardi). Da una parte «è emersa l’importanza del nostro sistema ordinario di ammortizzatori sociali», precisa Ivana Veronese, segretario confederale della Uil, ma, dall’altra, sono venute a galla «le forti criticità dello stesso sistema che, se non vi fossero state misure straordinarie quali la cassa integrazione in deroga, non avrebbe tutelato tutti, in particolare coloro che operano nelle aziende al di sotto dei sei dipendenti».

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