Dagli scarti dei tessuti nasce carta: così Albini scommette sul riciclo

L’economia circolare. Nasce «Futura», una carta composta per il 25% da fibra ottenuta da scarti tessili, risparmiando la quantità di cellulosa vergine utilizzata normalmente nella produzione cartiera.

«Lui» è Albini_next, il progetto del Cotonificio di Albino dedicato alla sostenibilità ambientale; «lei» è Fedrigoni, realtà veronese che produce etichette, materiali autoadesivi e carte per il packaging di lusso - fa parte del gruppo anche lo storico marchio Fabriano - e insieme hanno dato vita ad un’idea all’insegna del riciclo. Il progetto ha richiesto il suo tempo: due anni di lavoro che hanno visto impegnati i team di ricerca e sviluppo delle due società - entrambe nate a fine Ottocento: tra l’una e l’altra ci sono solo 12 anni di differenza -: l’obiettivo è trasformare scarti e sotto-prodotti della produzione tessile di Albini Group - normalmente destinati allo smaltimento - per ricavarne una carta che strizza l’occhio all’ambiente.

Da qui è nata «Futura», una carta composta per il 25% da fibra ottenuta da scarti tessili, risparmiando la quantità di cellulosa vergine utilizzata normalmente nella produzione cartiera. Questa carta è utilizzata dall’azienda bergamasca per i book della collezione Denim e del marchio Albiate 1830, che si rivolge in particolare ai giovani. «Questo è un progetto di economia circolare - spiega Stefano Albini, presidente del Cotonificio - e questa carta sarà poi utilizzata a supporto di altre collezioni. La prima produzione è destinata al Denim, ma ne abbiamo commissionate altre». In tutto, ad oggi sono state prodotte circa tre tonnellate di carta, utilizzando 950 chilogrammi di scarti di tessuto. Del resto ogni sei mesi l’azienda con quartier generale ad Albino invia ai propri clienti migliaia di cartelle con i campioni dei propri tessuti, quindi l’utilizzo di carta è massiccio.

La partnership con Riso Gallo

Un altro progetto che guarda al riciclo è quello messo a punto qualche mese fa con Riso Gallo, che nei campi in Lombardia e Piemonte coltiva una varietà particolare di riso nero. Durante il trattamento idrotermico del riso, l’acqua assume un color vinaccia dovuto ai pigmenti vegetali che ricoprono i chicchi di riso e, non potendo più essere utilizzata nella filiera alimentare, nel caso specifico l’acqua è stata trasformata in tintura naturale. «Abbiamo tinto le nostre rocche di filato - precisa Albini - con coloriture che vanno dal marrone al beige, degradando fino a colori più chiari».

Entrambi i progetti sono nati nella sede di Albini_next - al Parco scientifico e tecnologico Kilometro Rosso - un innovation hub che Albini definisce «un pensatoio aperto», fonte di scambi di idee e informazioni, attraverso «partnership tra entità di tutto il mondo». Albini_next conta tre dipendenti - tutte giovani donne - che si caratterizzano per profili molto specifici: un’ingegnere gestionale laureata all’Università di Bergamo, una ragazza spagnola che ha studiato al Royal College of Art di Londra, a cui è affidata la parte più creativa, e una terza ragazza di origine guatemalteca che ha studiato in Italia ed è una chimica. Tornando a «Futura», il processo produttivo inizia dalla selezione di scarti provenienti dalle fasi di tessitura o nei reparti di campionario e di controllo qualità dell’azienda tessile bergamasca. I tessuti vengono sfilacciati per essere convertiti in fibra, che in seguito Fedrigoni aggiunge all’impasto di cellulosa per la realizzazione della carta.

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