«Edilizia lavoro anche per donne, nei miei cantieri il posto c’è»

Mercato del lavoro Taramelli: sarei contento di ricevere qualche curriculum. «Dai decori ai rivestimenti, tante le attività dove potrebbero trovare spazio».

«Se ci fosse qualche donna interessata a inviarmi il suo curriculum per lavorare nei miei cantieri sono ben contento di riceverlo». L’invito arriva da Giuseppe Taramelli, imprenditore edile bergamasco, titolare dell’omonima realtà con sede a Terno d’Isola e componente del gruppo Tecnologie e materiali per l’edilizia di Confindustria Bergamo. Sembra una provocazione, ma è lo stesso imprenditore a spiegare le motivazioni di questo annuncio così inusuale per il settore: «L’edilizia paga una mentalità vecchia che vede i cantieri come luogo di punizione, di fango e fatica, ma non c’è solo questo nel nostro lavoro e i giovani di entrambi i sessi lo devono capire perché la situazione è drammatica».

La carenza di personale è cronica ormai da anni ed accentuata dalla grande richiesta di manodopera degli ultimi due. Anche a Bergamo il mestiere del muratore rischia di «diluirsi», perdendo quelle capacità e professionalità che sono state a lungo un vanto per il nostro territorio. Per l’imprenditore orobico il problema non risiede solo nel «mismatch» tra domanda e offerta che dilaga in ogni ambito lavorativo. A spostare i giovani verso altre professioni ci sarebbe una questione culturale difficile da scalzare: «Serve un cambio di mentalità, il nostro ambiente è considerato pieno di persone rozze, ignoranti e poco qualificate, ma non è così. Sono state introdotte - spiega - figure professionali nuove, che richiedono competenze tecniche specifiche, ma ancora di più è un lavoro reale, di sostanza che lascia segni tangibili».

È un vero e proprio appello al grido di «più muratori e meno influencer» quello ribadito da Taramelli, che, vista la latitanza dei giovani ai colloqui di lavoro, prova a rivolgersi alle giovani: «Le donne nelle imprese edili ci sono, ma hanno ruoli più amministrativi, mentre esistono attività come i rivestimenti lapidei, le ricostruzioni a secco, i decori e le tinteggiature dove il loro contributo può essere anche migliore di quello degli uomini». Poi Taramelli guarda all’estero e spiega: «In Cina non è inusuale vedere donne all’opera nei cantieri, anche sui lavori stradali che sono particolarmente pesanti, perciò cominciamo a pensare che anche da noi questo cambio culturale sia possibile». Infine l’imprenditore affronta anche il nodo economico, che, soprattutto in questi settori, sconta contratti di apprendistato non particolarmente incentivanti, né generosi rispetto all’impegno richiesto: «Occorre rispettare degli equilibri all’interno dell’azienda, ma in questo periodo credo che ogni mio collega possa affermare che la questione economica non è il problema, quanto avere candidati a cui proporre qualcosa».

Per cercare di cambiare l’immagine percepita del cantiere, Taramelli ha investito anche in una esposizione fotografica, in programma a gennaio, che raccoglie gli scatti più belli e significativi dei cantieri realizzati dalla sua azienda in Italia e all’estero, con i 30 dipendenti coinvolti (sette le donne attualmente presenti) e conclude: «Il nostro è un mestiere bello e trainante, che può portare benessere, bonificando ambienti, recuperando aree dismesse e lavorando a progetti architettonici importanti».

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