Frenata legno-arredo: «Invasi da prodotti cinesi, indiani e turchi»

Previsioni. Dopo l’avvio d’anno brillante (+ 24,5%), Federlegno stima di chiudere il 2022 solo con un più 12%. Paganoni (Confindustria): il caro energia ci penalizza.

Dopo gli ottimi andamenti di inizio 2022 (+24,5% nel primo trimestre e +22,2% nel primo semestre), il valore delle vendite del comparto legno-arredo riferito al periodo gennaio-settembre è sceso al +17,7%. L’export della filiera, che rappresenta il 41% del totale, a settembre segnava +14% sul 2021 (era +16,3% nei primi sei mesi 2022) con un valore pari a circa 3,2 miliardi di euro, mentre il mercato interno si è fermato al +20,5% (era +26,7% nei primi sei mesi) per un valore di 4,7 miliardi di euro. Il rallentamento si sta confermando nel finale d’anno, pur in un quadro ancora positivo, con una stima di chiusura al +12% (+8,1% per l’arredo e +17,1% per il legno). Sono dati del Monitor del Centro studi di FederlegnoArredo, al quale hanno partecipato oltre 450 aziende che per vendite totali hanno superato i 7,9 miliardi di euro nel periodo considerato, di cui oltre 250 del mondo dell’arredamento e poco più di 200 del settore legno.

«L’incertezza dello scenario geopolitico ed economico - commenta Claudio Feltrin, presidente di FederlegnoArredo - ci costringe ad essere estremamente prudenti, pur salutando con un segno positivo la chiusura d’anno, che potrebbe essere a doppia cifra. Risultato tutt’altro che scontato, che va però letto alla luce dell’effetto, ancora rilevante, dei rincari delle materie prime. Se, infatti, stiamo assistendo a una diminuzione del costo dell’energia, che impatta positivamente sulle produzioni particolarmente energivore come i pannelli, al momento sono ancora deboli i segnali di un calo dei costi delle materie prime che vanno a comporre i nostri prodotti finali: la plastica registra a ottobre su settembre un -1,6%, l’alluminio un -1,3% e il rame -1,5%, ancora troppo poco per poter dire che la tanta auspicata inversione di rotta è alle porte».

Conferma un rallentamento anche il presidente del gruppo Legno di Confindustria Bergamo Piero Paganoni: «La prima parte del 2022 è stata positiva, mentre nella seconda metà c’è stata una progressiva frenata e siamo preoccupati per il 2023, sia perché i rincari energetici hanno comportato un calo di tagli e produzione, sia perché la concorrenza crescente fa diminuire gli ordini ed erode i margini: siamo invasi da prodotti turchi, indiani e cinesi che hanno costi decisamente inferiori, agevolati anche dal crollo del prezzo dei noli”. Un clima molto diverso rispetto al passato: «Eravamo abituati a offerta e quotazioni stabili, invece negli ultimi due anni ci sono stati fortissimi alti e bassi».

Se su tutto il settore pesano i problemi energetici, quello del legno è però un mondo molto variegato. «Mentre la nautica va molto bene - dettaglia Paganoni - e non hanno registrato problemi neppure gli imballaggi, che però sono legati all’export degli altri settori, il comparto mobili ha subito un rallentamento del 20-30% nel secondo semestre e si avvia verso l’anno nuovo con qualche preoccupazione dovuta all’aumento dei costi di produzione e alla conseguente frenata delle richieste. Invece la produzione per l’edilizia, quindi porte, pavimenti, serramenti, finora spinta dal Superbonus 110%, ora dovrà fare i conti con la rimodulazione della misura».

Le rilevazioni di FederlegnoArredo sul terzo trimestre sono state anche l’occasione per sondare le tendenze delle aziende rispetto ai piani di investimento. Di fatto il settore non ha mai smesso di investire, seppur costretto a fare delle scelte figlie del clima di incertezza, ma le priorità sono diverse fra i due macrosistemi legno e arredo: il primo ritiene fondamentale l’efficientamento energetico (60% del campione), il secondo punta soprattutto a incrementare la presenza all’estero (quasi il 70%).

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