«I giovani più motivati di come si descrivono: Bergamo un modello»

LE IDEE. Laura Ferrari: vincente la sinergia tra tutti i protagonisti del mercato del lavoro, lo farò conoscere. «Smart working efficace se si basa su obiettivi chiari».

«Chi oggi ha 20 anni vive un momento complicato, ma ricco di opportunità». Ad affermarlo è Laura Ferrari, bergamasca di Rovetta, eletta nel consiglio dell’Associazione nazionale Giovani consulenti del lavoro. Un impegno che si aggiunge al lavoro da professionista a Bergamo e all’esperienza in Tv: la consulente bergamasca è infatti una degli esperti che ogni domenica pomeriggio su Rai3 affianca Giampiero Marrazzo nella trasmissione «Il Posto Giusto», dedicata al mondo del lavoro.

Ferrari nel prossimo triennio siederà nella giunta esecutiva guidata dalla nuova presidente Elisa Paolieri e porterà un po’ del modello bergamasco a livello nazionale, come lei stessa conferma: «Sicuramente nell’esperienza locale c’è una sinergia tra i diversi attori del mondo del lavoro - aziende, professionisti, associazioni, scuole - che ha permesso di costruire quell’isola felice che è oggi la Bergamasca, ricca indubbiamente di possibilità».

Tra gli obiettivi del suo mandato, il dialogo e la collaborazione con le istituzioni scolastiche nel rispetto degli equilibri del territorio. «Anche noi consulenti del lavoro dobbiamo intercettare sempre più le scuole, non solo per spiegare ai giovani com’è la nostra professione e il ruolo che abbiamo all’interno di un mercato del lavoro sempre più complesso, ma anche per rispondere alle loro domande che non sono mai banali e che, per esempio, riguardano tanto i contratti di assunzione come gli strumenti per l’avvio di progetti personali».

Pensando alla sua esperienza a contatto con i diplomandi bergamaschi, infatti, racconta: «Li trovo più consapevoli e motivati di come vengono raccontati, e spesso non escludono di aprire partita Iva per avviare un loro progetto in autonomia. Rispetto a 10 o 15 anni fa il contesto è molto diverso, un giovane che nasce oggi ha tante possibilità in più di fare un lavoro nuovo o di crearsene uno, perché sta svanendo quella standardizzazione del mondo del lavoro che c’era quando io stessa ho iniziato la mia attività. Il consiglio per questi giovani - aggiunge - è quello di non essere estranei alla realtà e di guardare alle proprie predisposizioni naturali così come a ciò che il mercato del lavoro richiede e non avere pregiudizi nel provare e sperimentare professioni che non si conoscono, perché la passione per un mestiere potrebbe arrivare inaspettatamente».

Il vero salto culturale, per Ferrari, deve però necessariamente avvenire anche sul fronte imprenditoriale. «Cambiano i lavoratori e devono cambiare anche le aziende, gli studi professionali, le agenzie. Per capire come essere veramente attrattivo in un contesto come quello bergamasco dove l’offerta di lavoro supera la domanda, l’imprenditore deve capire come riorganizzare la propria azienda».

Ferrari fa alcuni esempi. «Lo smart working sperimentato durante la pandemia e oggi adottato più o meno in maniera importante in molte aziende non può ridursi semplicemente alla modalità “porto il computer a casa”. Per funzionare ed essere produttivo deve spostare l’attenzione sugli obiettivi raggiunti prima che sulle ore di presenza». Stesso cambio di prospettiva, aggiunge, per chi, fresco di diploma, entra nel mondo del lavoro. «Occorre cancellare la classica immagine dello studente che “brucia” i libri al termine della scuola, perché la formazione deve essere continua e costante per stare al passo di un mondo del lavoro modellato dalle tecnologie».

La trasformazione, quindi, è in atto, anche se è difficile dire quanto tempo richiederà per completarsi. Se fino all’anno scorso infatti si poteva ancora pensare al ritorno ad un meccanismo esistente prima della pandemia, per la consulente l’inizio del 2023 ha ormai chiarito che non c’è un passato a cui tornare, ma una nuova modalità da definire.

«Ora siamo nella fase della consapevolezza e la riorganizzazione si concluderà, a seconda dei settori, in tempi diversi. Ci sono settori che faticano a trovare lavoratori, altri a cambiare mentalità e altri che devono affrontare il tema del welfare unendo alla retribuzione diretta quella indiretta, fatta di servizi e tutele con particolare attenzione alle richieste del territorio in cui operano».

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