Il Birrificio indipendente Elav rinasce ed apre al pubblico

IL 26 SETTEMBRE. A Comun Nuovo si riparte con un impianto rinnovato. Investimento da un milione di euro per il futuro del marchio artigianale.

Gli appassionati della «Elav» sanno che quella birra, fra le più iconiche della Bergamasca, è nata per amore. A volte, a fine serata, quando le porte del locale si chiudevano e gli sgabelli erano ormai ripiegati sui tavoli Antonio Terzi, che quel marchio l’aveva creato e fatto crescere, lo raccontava. Correva l’anno 2003 e quel nome - Elav - era una delle scelte disponibili nelle spine dei suoi pub, una birra chiara la cui etichetta campeggiava accanto a quelle belghe e tedesche, ben più note. Erano gli anni in cui gli appassionati di birra artigianale si contavano sulle dita di una mano e proporre quella tipologia rispetto alle più conosciute ed economiche birre industriali poteva significare passare minuti interminabili con ogni cliente per spiegare di malti e luppoli, di cotture e profumi, di termini come «pastorizzazione» o «cruda». A questa narrazione Antonio Terzi non si è mai sottratto e lo studio e la passione che metteva nella birra l’ha portato, nel 2010, ad aprire il Birrificio indipendente Elav di Comun Nuovo. La fama di questa birra artigianale made in Bergamo è poi cresciuta di anno in anno, parallelamente all’attività di quattro locali, uno a Treviglio, gli altri in città.

La crescita e poi la chiusura

«Non vogliamo semplicemente rifare quella birra - spiega Donadoni - dobbiamo riportarla al mercato di oggi, con clienti più consapevoli e senza poter sottovalutare il mercato estero, sia in Europa che negli Stati Uniti»

In 10 anni Elav cresce anche negli ettolitri di produzione, parallelamente alla preparazione della sua clientela, sempre più conscia che la birra, non è la sorella povera del vino. Poi, all’improvviso, nel marzo 2023 un laconico post sui social spegne tutto. Quel marchio chiude; nell’ombra evidenti problemi economici mai resi noti. «Non avevo più nulla, nè una casa, nè una macchina, non sapevo dove andare perciò sono tornato in Toscana, dove sono nato, e ho ricominciato dalla terra - racconta Terzi. - Per assurdo è stato bellissimo. Nonostante la sofferenza, il senso di umiliazione, ho potuto ripartire da zero, ho guidato trattori, potato vigneti, fatto il cuoco e ho rivisto tutti i miei errori. Poi un giorno Giorgio mi ha chiamato, il birrificio era all’asta, lui aveva un progetto ed ho accettato. Ora - conclude Terzi - spero solo di poter ritrovare le persone di Elav, quella comunità che c’era e che dava senso a tutto». A richiamare Antonio Terzi come mastro birraio nel «suo» birrificio è stato Giorgio Donadoni, imprenditore bergamasco noto per aver guidato con successo la Comac che, insieme ai suoi vecchi soci, ha deciso di investire nel ritorno del marchio Elav ai fasti di un tempo e non solo: «L’investimento è significativo, un milione di euro , ma questa è un’eccellenza del nostro territorio che non poteva essere lasciata andare. Non vogliamo semplicemente rifare quella birra - spiega Donadoni - dobbiamo riportarla al mercato di oggi, con clienti più consapevoli e senza poter sottovalutare il mercato estero, sia in Europa che negli Stati Uniti».

«Nel suo periodo migliore a Comun Nuovo si facevano 7 mila ettolitri l’anno, l’idea è di arrivare quanto prima a replicare quella quantità, ma l’impianto è in grado di produrre anche molto di più»

Ora il Birrificio indipendente Elav ha una data di riapertura: dal 26 al 29 settembre l’inaugurazione vedrà musica, degustazioni e visite al nuovo impianto, riprendendo la storia del marchio lì dove era stata lasciata. In birrificio, oltre a Terzi, ci saranno gli altri soci di questa avventura: Marco Pasquali, Claudio Piva e Roberta Locatelli. Proprio lei racconta come sarà la nuova Elav: «Ripartiamo da un impianto in cui è stata mantenuta la sala cotta, migliorando osmosi, infustamento, imbottigliamento e parte del processo. Inoltre abbiamo creato un vero e proprio shop e un’area degustazioni ed eventi perché, almeno per ora, non c’è l’idea di aprire un locale». Locatelli, responsabile della comunicazione aggiunge: «Nel suo periodo migliore a Comun Nuovo si facevano 7 mila ettolitri l’anno, l’idea è di arrivare quanto prima a replicare quella quantità, ma l’impianto è in grado di produrre anche molto di più. - E conclude - per l’inaugurazione di fine settembre saranno pronte tutte le birre storiche: Grunge, Punks, No war, Free jazz, Pils e Techno, poi torneranno la Indie e la Dark metal. Le vestiremo con nuove etichette ma la loro anima, ispirata alla musica, resterà la stessa»

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