In un anno recuperati quasi 7 mila posti
Ma oltre la metà sono ancora precari

La lenta risalita dopo lo choc del Covid-19 prosegue anche per il mercato del lavoro. Salgono a quasi 7 mila i posti di lavoro «recuperati» a Bergamo da settembre 2020 allo scorso agosto anche se il ritmo di crescita dell’occupazione non ha ancora colmato il gap con il 2019.

Resta, è questo è un elemento che sta diventando purtroppo strutturale, il carattere precario del lavoro pur in un quadro che vede la provincia di bergamo con un tasso di disoccupazione fermo al 3%, il valore più basso degli ultimi cinque anni . Le assunzioni stabili sono infatti solo il 22,7%. Le stabilizzazioni, cioè le trasformazioni dal tempo determinato al tempo indeterminato, nei primi otto mesi dell’anno sono state, infatti, solo 5.654, molto al di sotto dei corrispondenti valori del 2019 (7.932) e del 2020 (6.661).

A segnalarlo il report mensile dell’Osservatorio della Provincia che evidenzia il proseguimento della striscia positiva , per il quarto mese consecutivo, dei flussi delle nuove assunzioni e delle cessazioni in provincia che hanno superato i livelli pre-Covid (anno 2019). Il saldo tra ingressi e uscite nel mese è, come sempre ad agosto, negativo per questioni tecniche 8cessazioni di rapporti di lavoro degli insegnati precari o degli stagionali di alcuni settori,) in misura minore rispetto agli stessi periodi del 2020 e del 2019. Da qu la stima di una crescita dell’occupazione dipendente complessiva in 12 mesi (settembre 2020- agosto 2021) di 6.691 posizioni, grazie al contributo di tutti i settori economici e , negli ultimi mesi, al ritrovato primato del terziario.

Nel dettaglio il commercio e servizi hanno attivato 2.851 in più, 2.597 l’industria, 928 le costruzioni, l’agricoltura 312. Negli ultimi mesi la crescita tendenziale risulta in decelerazione nelle costruzioni, in progressivo miglioramento nel commercio e servizi, stabile nell’industria. Variazioni positive si registrano nei servizi di supporto alle imprese (+912), nel commercio (+839), nel trasporto e magazzinaggio (+384), nelle attività di alloggio, bar e ristorazione (+325), nella sanità e assistenza sociale (+331), nei servizi di informazione e comunicazione (+216), nelle altre attività dei servizi alla persona (+145), nei servizi professionali, tecnici e scientifici (+84) e immobiliari. Ancora con saldo negativo le attività di intrattenimento (-71) e il settore finanziario-bancario (-454). Per quanto riguarda l’industria manifatturiera le variazioni più consistenti si registrano nella gomma-plastica (+913), nei prodotti in metallo (+662), nella fabbricazione di auto e rimorchi (+313), nella chimica (+279). Restano in campo negativo la stampa e riproduzione di supporti registrati (-229), l’abbigliamento (-135) e la metallurgia (-106).

Per quanto riguarda le tipologie contrattuali.negli degli ultimi dodici mesi contribuisce per oltre la metà delle posizioni il lavoro in somministrazione (+3.505), in decelerazione negli ultimi due mesi, l’apprendistato (+1.544) e i contratti a tempo determinato (+1.790), questi ultimi ritornati da quattro mesi al di sopra dei livelli di assunzione pre-Covid.

«Uno scenario occupazionale in netto miglioramento quello nella nostra provincia» sottolinea Orazio Amboni della Cgil Bergamo. « Il fatto che il 71% delle causali di cessazione dei rapporti di lavoro permanente siano le dimissioni, 1.955 su 2.744, è un ulteriore indicatore di vitalità del contesto occupazionale e di facilità nel cambiare posto di lavoro per migliorare». «Detto questo - conclude Amboni -, poiché la situazione sanitaria si avvia verso la normalità, grazie all’alta percentuale di copertura vaccinale, risulta meno comprensibile l’ormai eccessiva prudenza delle aziende che assegnano un ruolo marginale alle assunzioni stabili che rappresentano, invece, la condizione necessaria per un investimento in innovazione, produttività e competitività».

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