La Cassa integrazione è in risalita dopo tre anni di calo, industria in difficoltà

IL TREND 2023. Superato il muro delle dieci milioni di ore. In edilizia boom di richieste, commercio in controtendenza. Amboni (Cgil): pesa la crisi nei trasporti internazionali.

Torna a crescere la Cassa integrazione in Bergamasca: lo fa non in maniera fragorosa, ma risalendo di un 10,7% complessivo. Dato che però fa effetto, perché si veniva da tre anni consecutivi di ammortizzatori in discesa.

La pubblicazione, da parte dell’Inps, del numero di ore di cassa integrazione autorizzate, fa quindi capire che le difficoltà non sono del tutto superate. Complessivamente per il 2023, si è tornati a superare il muro delle 10 milioni di ore, che sono poca cosa rispetto alla «valanga» dell’anno Covid (nel 2020 si toccarono 92 milioni di ore), però diventano abbastanza se confrontate ad esempio con il totale del 2022, che superavano di poco le 9,5 milioni di ore.

«Purtroppo le difficoltà non sono ancora superate - spiega Orazio Amboni del Centro studi Cgil di Bergamo -, e il numero di ore complessivamente autorizzate nel 2023 non è inferiore a quelle del 2018 e 2019, oltre ad essere in aumento del 10,7% rispetto alle ore autorizzate nel 2022. Preoccupa anche il fatto che le ore siano aumentate pur in presenza di una normativa più restrittiva di quelle degli anni precedenti, essendo ormai superate le norme facilitative del 2020 e 2021 legate alla pandemia».

L’andamento per settori

La Cassa è quindi tornata a crescere soprattutto nei settori portanti dell’economia manifatturiera bergamasca: l’industria, nel suo insieme, con gli oltre 10 milioni di ore autorizzate supera infatti del 14,5% le ore autorizzate nel 2022 (8,9 milioni); l’edilizia vede addirittura un aumento dell’83% rispetto al 2022 ma in un contesto di numeri complessivi non elevati (a dicembre si parla di 25mila ore, a novembre 66mila, nel resto dell’anno sotto i 30mila). In controtendenza invece il commercio, che vede addirittura un calo dell’80% degli ammortizzatori, grazie ad una ripresa dei consumi.

Vedendo più nel dettaglio i singoli settori si osserva che nel 2023 solo alimentari, trasporti, ed edilizia registrano un indice più basso rispetto a quello del 2018. E si tratta di settori che nel 2020 avevano toccato i picchi più alti. «Tutti gli altri settori - aggiunge Amboni -hanno registrato un ricorso alla cassa integrazione ancora alto e altissimo rispetto agli anni pre-Covid: chimica e metallurgia innanzitutto. Ma preoccupa anche la situazione della meccanica, con oltre 540mila ore nell’ultimo mese dell’anno».

I dati di dicembre

Per quanto riguarda il mese di dicembre 2023, non si presenta particolarmente pesante, arrivando a toccare quota 1,1 milione di ore, rispetto a novembre dove le ore erano il doppio. A fine anno è riemerso tra gli ammortizzatori anche la solidarietà (basti pensare alla recente richiesta per 900 lavoratori da parte di Evoca a Valbrembo, nel settore della distribuzione automatica». «Non è il mese di dicembre ad aver spinto in su il ricorso alla Cassa integrazione - conferma sempre Amboni -: anzi, come a livello nazionale (dove si è in presenza di -25,4% rispetto a novembre) anche a Bergamo le ore, rispetto a novembre, sono diminuite, quasi dimezzate». Nell’ultimo mese dell’anno, per quanto riguarda i parziali, la cassa ordinaria ha visto un calo del 34,9% (a dicembre 643.917 ore contro le 989.107 di novembre), idem la cassa straordinaria con un –55,2% (a novembre oltre un milione, a dicembre 476.448).

Il contesto

A tenere comunque ancora elevato il ricorso alla cassa a dicembre hanno contribuito in particolare il settore metallurgico (84.550 ore, tutte di cassa ordinaria; erano soltanto 12mila a novembre), quello meccanico con 540mila ore proprio come a novembre, il chimico che ha totalizzato quasi 300mila ore, poco meno di novembre e comunque con tre mesi negativi di fila. «È indubbio che su questi risultati - aggiunge ancora Amboni - abbia un peso il contesto internazionale con guerre, tensioni e difficoltà nei trasporti internazionali, come si vede in altri Paesi, a partire dalla Germania».

«I settori produttivi - prosegue - a basso e bassissimo ricorso alla Cassa integrazione (alimentari, trasporti, edilizia, commercio) risentono invece meno del contesto internazionale e hanno una domanda più «basica», di prima necessità (i trasporti o l’alimentazione). Altri hanno potuto contare sui vantaggi del bonus edilizio oppure ancora, per il Commercio, hanno una normativa che limita il ricorso alla Cassa a quella straordinaria».

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